Sta al tavolino un vecchio signore
Insieme ad altri tre poveri disgraziati
Che guarda aggraziato due splendide more
Parlando del potere, del pallone e dei soldati.Riempie il bicchiere di buono e allegro vino
E si accende spensierato un'altra sigaretta,
Vizio che si porta dietro da bambino
Imparatogli dal signor che portava la bombetta.Eran altri tempi, di miseria e di ricchezze,
Dove ogni fanciullo era un principino
Libero di fare migliaia di sciocchezze:
Rubar dal pescivendolo e dormire sotto un pino.Magari era ignorante e lo chiamavan indigente,
Parlando dietro come fanno i superiori,
Ma considerò com'era quell'agiata gente
E pensò che fosse meglio rimanerne fuori.Un giorno camminando per la stretta via
Cercando qualche mistero da poter svelare
Vide un uomo uscire da casa di sua zia
E che con aria soddisfatta cominciò a fumare.Era un uomo alto, con giacca e cravatta
E una bombetta nera che si girava tra le dita,
Vestito tutto nero come un sciagurata gatta
Si ricompose in fretta e ricominciò la vita.Ma prima di riandar nel mondo dei signori
Diede un rapido sguardo alla casaccia antica
E pensò alla donna per cui era andato fuori
Che lavorava lì inseme alla sua amica.Il giorno successivo il giovane curioso
Tornò alla stessa ora in quello squallido quartiere
E rivide il signore agiato con sguardo bramoso
Mentre attendeva alla porta il suo piacere.Poche migliaia di lire per aver l'amore
Di una giovane ragazza, sognatrice d'un futuro,
Che viveva immersa in un mare di rancore
Costretta a scordare il desiderio puro.Ma mentre il giovanotto stava lì a osservare
Il signor con la bombetta lo vide che spiava
E con far scherzoso si iniziò ad avvicinare
Al piccolo uomo, che ormai quasi tremava.Timoroso della mano e della fibbia dura
Le mani si portò violente sopra il muso
Ma fu sorpreso quando la giacca scura
Si limitò a guardargli il viso da caruso.Lo guardò fisso negli occhi color foglia
E gli disse delle semplici parole.
"Anche tu un giorno rimarrai alla soglia
Della donna con cui sognerai la prole"Con mano gentile gli diede un buffetto
Regalandogli un sorriso che sapeva di bontà.
Ciò che allor ignorava essendo ragazzetto
È che quel signore gli regalò la verità.Poi prese dalla tasca dei cari pantaloni
Un piccolo pacchetto senza marchi veri,
Tirò fuori quelli che sembravan piccoli bastoni
E gliene offrì uno, che lui prese volentieri.Per quasi un mese si incotrarono, ormai amici ,
E per il fanciullo fu quasi una grazia;
Aveva imparato che si poteva essere felici
Anche vivendo nella più terribile disgrazia.Sua zia continuò ad accoglierlo al portone
Facendogli per mezz'ora provar la primavera.
Continuò così per quasi una stagione
Fin quando non fu preso e buttato giù in galera.Fu arrestato un giorno perché s'era azzardato
A contestar un grande uomo dai poteri forti:
Aveva contestato un uomo del Senato,
Appellandolo 'Bastardo dai braccini corti'.Da nessuno più fu mai veduto in vita
Perché da solo nella cella si appese al soffitto.
Sua zia pianse per l'esistenza svanita
Dell'avvocato che l'amava, pagandole l'affitto.Non avrebbe potuto sopportare il tormento
Di dover viver in cella solo per aver parlato.
Sua zia fu costretta, anche col lamento,
A far quel lavoro per cui lui aveva pagato.E quel pacchetto giallo pieno di bastoni
Che era rimasto a terra da dopo l'arresto
Lo prese il giovanotto e lo nascose nei calzoni,
Simbolo ed emblema d'un mondo funesto.Passò la vita in fretta, dimenticando l'uomo
E volò via il tempo, bruciandone il ricordo.
Chi dice sicuro che il tempo è galantuomo
Non conosce il suo aspetto più balordo.