L'estate bruciava l'intero mondo
Quando la Terra ti donò la vita
In questa sfera, nel suo girotondo,
Con la forza d'una magia antica
E fin dal tuo primo passo giocondo
Lottasti per una meta proibita.Scappato dal nido come un bandito
Seguisti ideali troppo ambiziosi
E subito ti trovasti ferito
In un gran mazzo di arbusti spinosi,
Destinato quindi a esser servito
Alla fame di animali rabbiosi.Forse fu il destino, o forse fu un buon Dio,
Ma ti trovai prima di un grosso cane,
Ti raccolsi piano e ti nominai mio,
Ti diedi la casa, il latte e il pane,
Ma vidi anche nei tuoi occhi il mio desio
Di fuggir libero in viste lontane.Ti rimisi in forze, mi feci amare
Fin quando giunse funesto il momento
In cui potevi di nuovo giocare
Nei campi, da solo, senza tormento,
Ma allora ti rifiutasti d'andare,
Di rivolare nel soffio del vento.Piangevi e soffrivi e ti disperavi
Perché la tua scelta era ora annebbiata
Dal prendere in mano ciò che speravi
O dal restare con la mano amata.
Rischiavi di sceglier come i tuoi avi
Nel breve giro di qualche giornata.Ti sussurrai una dolce sentenza,
Capii il dolore, ti strinsi forte.
Ti riconvinsi ad andare in partenza
Con più d'altre mille parole corte.
Lottasti del mondo la prepotenza
Fin quando vedesti il letto di Morte.Passò il mio tempo, beffardo e crudele,
Vivendo una vita da mezzo drogato
Fin quando bianche e dure ragnatele
Ricoprirono il mio corpo bagnato.
Ero felice perché fu fedele
Alla sentenza che avevo insegnato;Ascolta adesso la mia calda voce:
Tu che ne hai l'opportunità
Non farti padroni, sfuggi alla croce;
Vivrai la tua vita in pura libertà
Dandole storie preziose e maestose,
Segnandole un posto nell'eternità.