Caro Enea, ti scrivo perché mi manchi

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Caro Enea, ti scrivo perché mi manchi;
Sai, ero qua in questo salotto tremendamente vuoto a far i conti con la mia solitudine e a fingere che mi sia in un certo senso lieve, quando la tua mancanza mi ha accarezzato le membra e si è seduta accanto a me. Era il residuo delle carezze che hai lasciato sulla mia pelle nuda, scuotendola ancora, come fossi ancora qua; era la tua voce che riecheggiava in qualche modo ancora nelle mie orecchie come una radiolina rotta improntata sempre sulla stessa canzone; Erano quelle occhiate che ancora mi spiavano furtive dagli angoli della casa, nascoste tra le tende delle finestre sulle quali eri solito affacciarti, dandomi le spalle e mostrandomi i tuoi mori capelli ricci, tenendomi però celati gli occhi azzurri, che si confondevano con il cielo; Erano gli strascichi delle notti insonne passate a vivere la nostra vita proiettata in un film. Enea, mi considereresti pazza se ti dicessi che voltandomi, non ti ho trovato ? Mi rideresti in faccia probabilmente, mettendo in mostra quelle tue due fossette che ti ornano il viso e con una battutina retorica, che sei solito fare, mi chiederesti qualcosa come “Ti aspettavi fossi davvero là ?” E non avrei risposta da darti caro, perché la mia indulgente e pretenziosa parte razionale mi impone di non aver mai creduto di poterti trovare al mio fianco, ma nonostante questo, nonostante tutto, io in quel momento girai la testa. Ti sto scrivendo ora non per comunicarti chissà che cosa, ma per offrirti in dono la consapevolezza che qua, la tua assenza, risucchia dentro sé gli aspetti belli della giornata. Ti sto semplicemente dicendo che mi manchi. ma in fondo di semplice cosa c’è, nelle complesse emozioni umane? Ogni aspetto del nostro mondo viaggia incastonato tra le emozioni. Che lo voglia o no, ora io vivo tra le catene strette delle emozioni che provo per te. Non so se tu senta le mie catene,  le mie emozioni addosso al tuo corpo e non so cosa ci accadrà, per quanto possa ancora parlare di me e te come noi, quanto ancora il tuo ricordo  rimarrà piacevole, se finiremo a odiarci e a sparlarci alle spalle con gli amici o se i giovani invidieranno il nostro amore quando saremo vecchi; quello che so ora con certezza è che la mancanza delle tue caldi mani sulla superficie della mia pelle, paradossalmente, crea una voragine nel mio stomaco. Tu sai di quante corazze sia composto il mio atteggiamento, una per ogni delusione o ferita inflitta e sai il dolore che provo nello spogliarmi di loro, quasi fossero ormai parte della mia stessa pelle. Ora non ne ho. Non ho protezioni o limiti che contengano le mie emozioni, che impediscano loro di straripare in questo foglio e di annegarlo tra lacrime e parole che mai prima ti avevo rivelato. Sono senza armi, solo una goccia in un mare enorme, che però tu hai scisso da tutte le altre, rendendomi possibile apprezzare la mia singolarità. Mi chiedo cosa tu abbia visto in me diverso dalle altre e cosa ti abbia spinto, tra queste diversità, a volermi accanto a te. Mi pare tutto così dannatamente inutile visto da qua dentro. La pioggia sta cadendo fredda e crea una connessione tra cielo e terra, lasciando dietro di sé fili invisibili in cui intrecciarsi. Come posso non pensarti ? Come posso non vedere in ogni goccia che cade il riflesso delle nostre sagome che corrono sotto la pioggia ? Me lo ricordo come se la scena fosse impressa in una pellicola. Con un sorriso rassicurante mi dicesti “Vieni con me !” e io, al riparo com’ero sottouna tettoia, ti guardai incredula mentre lasciavi che i tuoi vestiti si inzuppassero. Allungasti la mano e io sporsi timidamente la mia. Un brivido mi percorre la schiena come fosse una macchina in corsa al ricordo della sensazione provata in quell’istante. Mi portasti nella bufera, bizzarro e incosciente com’eri e come sei tutt’ora e corremmo per ore, senza preoccuparci del gelo o della fatica, poiché troppo intenti a nutrirci di una follia sana. Gli sguardi perplessi dei passanti concessero al momento ancor più spessore, poiché mi sentii completamente estraniata dal loro mondo, al contrario avevo la sensazione di trovarmi in una realtà parallela, con noi al centro come protagonisti e tutti gli altri come comparse. Ricordi ? Il freddo ci scuoteva, ma l’amore di più. Sento quasi la tua voce riecheggiare nella mia testa e farmi formicolare i piedi per spingermi nuovamente sotto la pioggia.  L’amore ci rende schiavi Enea, non delle persone, ma del sentimento in sé, l’autonomia si sgretola in prospettiva di una vita accanto a te, la solitudine si genuflette al pensiero di averti accanto. Sarebbe un cliché dirti che sei diverso dagli altri, ma a me pare che il mio cuore, in tua presenza, invece di battere, suoni una sinfonia. Supplico di non rivederti per sbaglio nel fare spesa o imprevedibilmente camminando, perché il non potermi avvinghiare al tuo collo, non farebbe altro che aumentare inverosimilmente il senso di lontananza. La sala è spaventosamente silenziosa e tra le ombre mi sembra di vedere i nostri fugaci corpi ballare, come facevamo spesso, tenendoci stretti l’un l’altra. I miei pensieri fluttuano sino al soffitto e cadono pesanti come grandine , scaraventandosi al suolo e lanciando le macerie su di me, che inerme ti scrivo. I pensieri, le ambizioni e i sogni che ho riposto in te come tu fossi un cassetto ora ti sono più vicini di quanto lo sia io. Ti ho reso custode dei miei segreti rendendoli anche tuoi e tu li hai difesi con coraggio e dedizione. Sei la concretizzazione di un sogno di felicità che ora sembra via via sempre più irreale. Non ti nascondo di aver paura : Cosa ne è in questi giorni delle emozioni che ravvivavamo giorno per giorno ? Tremo al pensiero che possa non bastare un tocco a riaccenderle. Il mondo fuori è in guerra, si cosparge sempre più di odio e rancore, tanto che avverto i demoni addentrarsi anche in questa abitazione, da sempre dimora della nostra pace. Ti confesso di temere che il ricordo che tu hai di me superi la realtà con cui ti scontrerai nel rivedermi. L’amore con cui mi circondi, resterà per sempre impresso sulla pelle come una cicatrice, ma temo ogni giorno possa mutare in altro e allontanarsi bruscamente da te. Non riesco più a distinguere le verità dalle bugie nella sola voce con cui ci allietiamo al telefono, mi manca poter traforare le rassicurazione con cui mi coprivi per non farmi preoccupare e leggere nei tuoi occhi le ansie che poi affrontavamo insieme. Mi manca quella tua malsana abitudine di svegliarmi di soprassalto la mattina, tra i miei capelli scompigliati e il trucco sbavato che avevo dimenticato di togliere la sera prima, ma a cui tu non badavi, perché troppo impegnato a ridere e a cercare di farti perdonare per quello scherzo assai infantile. Mi mancano quelle tue frasi improvvisate in cui perforavi la monotonia dei grigi pomeriggi invitandomi a prendere un banale e stereotipato gelato, ma che con te sapeva di vita. Con te un po’ tutto sa di vita. So che sembra strano, ma mi mancano soprattutto quelle piccolezze a cui non davamo importanza, ma attorno alle quali avevamo creato il susseguirsi delle nostre giornate : Dalle nostre stravaganti colazioni, all’odore del tuo profumo che aleggiava nella casa, dalla volte in cui mi nel tuo abbraccio le paure si frantumavano, ai “Sei perfetta” che mi sussurravi dolcemente quando mi crogiolavo davanti allo specchio. Il sole già si sta infiltrando tra nuvole grigie e vorrei urlargli di fermarsi, di lasciarmi nell’utopia di poter correre adesso sotto la pioggia con te, di lasciare le ombre sul pavimento così come sono, per poterci veder ballare ancora. Vorrei chiedere al tempo di rinchiuderci nel secondo in cui hai avvinghiato il tuo braccio intorno al mio fianco stringendomi a te e posando per la prima volta le tue rosee labbra sulle mie. Sembra così spaventosamente lontano quel giorno, che i miei ricordi già sono leggermente offuscati, ma tornano vividi se penso al cuore che pareva volermi esplodere nel petto. Enea rincorro con la nostalgia i tuoi biondi capelli e il benessere che mi apportavi, aggrappandomi al ricordo e la speranza forse effimera e infantile, che le prossime nuvole di pioggia, possano trovarci a correre spensierati sotto di loro.
Queste sono solo parole, qualcuno dice possano essere pesanti, altri sostengono che non contino nulla, nella “Lettera di Lord Chandos” quel libro letto insieme qualche mese fa, il protagonista diceva che descrivere una qualsiasi cosa con le parole, la uccide; ma se così fosse ora la mia pelle non tremerebbe sotto il flusso delle emozioni che ti ho descritto. Io penso che questa mia lettera sia un qualcosa di estremamente piccolo in un mondo in cui anche i colossi passano inosservati, ma confido nella tua predilezione nel cogliere l’immenso nel minuscolo, come quando ti rallegrasti davanti ai caldi colori di una farfalla in una mattina di Marzo. Mi manchi te e mi manco io, perché ero libera di essere me stessa quando ero con te.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 29, 2020 ⏰

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