Capitolo III

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Terminata la doccia, si vestì e si mise allo specchio per sistemare e asciugare i capelli. La sua espressione forse non era delle migliori; un volto stanco dall'ennesima giornata estenuante e occhi quasi spenti. Per un momento si sentì pure mancare. Era evidente che avesse bisogno di una lunga degenza.

Dopo aver rimesso tutto nella propria borsa controllò più volte di non aver dimenticato nulla, soprattutto le sacre airpods da indossare durante il viaggio di ritorno verso casa.

Salì le scale e si diresse verso il parcheggio. Ad attenderlo c'era già Dario, uscito pochi minuti prima di lui, con le mani dentro le tasche e pensieroso.

«Daniele, eccoti qui. Tutto bene.»

«Sì, maestro. Mi sono rilassato a dovere. Ci voleva.»

«Sono contento. Non ti rubo molto tempo. So che sicuramente a casa ti staranno già aspettando desiderosi di vederti, per cui sarò breve e conciso.»

«Sono pronto ad ascoltarla.»

Si schiarì la voce; dopo di che cominciò a parlare.

«Dunque. Ho potuto notare oggi come non eri al meglio di te oggi all'allenamento. Ora, non voglio né farti ramanzine e tutto. Ho visto che oggi non hai avuto quella grinta degli altri giorni, quando ogni cosa che toccavi cadeva a terra, nel vero senso della parola. Per caso c'è qualcosa che non va dentro di te? Sei, non lo so, solo stanco ultimamente? Problemi in famiglia?»

«Sono un po'stressato dalle interminabili lezioni dell'università. Per dirti, oggi ho finito alle sette di sera e sono sveglio da stamani alle sette del mattino. Poi ci mettiamo anche il fatto che si avvicina la sessione di esami e ancora devo organizzare tutto il materiale per prepararmi le materie. Ho un anno molto difficile, e vorrei provare a conciliare il tutto. Ma ho come la paura di non riuscirci.»

«Lo posso comprendere. Lo studio è il vostro futuro.»

«Sì, però sai? È un corso di laurea molto difficile; le materie sono dei mattoni e molto impegnative, e in cinque anni darsi tutto è folle. Poi ci si mette anche la tesi sperimentale che solitamente dura un anno. Quindi, non è facile soprattutto quando hai paura di fallire, di deludere i tuoi più cari e tutto. Stessa cosa vale qui. Temo sempre di non essere mai all'altezza.»

«Non è solo una cosa tua, ma è di tutti. E posso capire lo sconforto. Però pensa ai tuoi sogni. Magari possono aiutarti in qualche modo.»

«Vorrei aspirare a partecipare ai campionati mondiali, ma è come se qualcosa mi fermasse. Le nazionali le ho fatte solo una volta e non sono andate come speravo. Forse sono io il problema.»

«Per queste competizioni bisogna essere freddi; l'emotività gioca brutti scherzi che possono costarti caro. So che tu sei emotivo, però se vuoi davvero raggiungere quel tuo obiettivo devi salire qui con la mente libera. Vieni tutte le volte che c'è allenamento; confrontati, migliora sempre di più. Non ti nascondo che possa capitare qualche fallimento, ma è da lì che nasce il successo ricordalo sempre ora e nel futuro prossimo. E non ti abbattere per le singole cose, altrimenti non potrai riuscire a fare quel salto di qualità che tu desideri. Persevera, insisti, conquisti!»

«Ci proverò.»

«E soprattutto lo devi promettere a te stesso; non a me, né ai tuoi amici e parenti. Solo a te. Dai, ora ti lascio ritornare a casa che sei stanco. Mi raccomando, riposati bene e rifletti su ciò che ti ho detto.»

Gli diede una pacca sulla spalla e lo abbracciò. Daniele risali sulla sua Fiat Punto e accese subito il quadro per ritornare finalmente a casa; desiderava solo gustarsi le splendide lasagne di sua madre e filare subito in camera, per dedicarsi a sé.

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