Capitolo VII

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"Sono il nuovo allenatore della nazionale, Rosario Poretti" 

Quelle parole erano ancora nella sua mente, e non se le scrollava di dosso. Il suo idolo dell'infanzia era ora davanti ai suoi occhi; il sogno di conoscerlo si era finalmente realizzato. Si diede dei pizzicotti sul braccio; era ancora incredulo e sembrava fosse solo tutta finzione. Invece, era tutto vero. Rosario Poretti, l'ultimo campione del mondo, lo avrebbe allenato in prima persona.

«Come mai ha scelto proprio noi?» si bombardava di domande, cercando di arrivare a una risposta. Finita la dimostrazione si recò verso la sua squadra a incitare per le successive ore i giovani atleti.

La gara procedeva come da programma. I primi risultati fioccarono sui tabelloni e si procedeva con gli altri incontri. Gli Shogun conducevano su tutti, e a seguire i Samurai.

Mentre Daniele guidava i suoi membri come un vero leader, si avvicinò d'un tratto proprio il suo partner, che ogni tanto era solito sbirciare le sue mosse. Questo accadeva solo negli eventi, quando erano tra loro rivali. Avrebbe potuto essere un momento di confronto e di crescita fra i due.

«Ti è mai balenata l'idea di diventare maestro o persino coach dell'Italia?» La domanda creò un po' di confusione nella mente di Daniele, alla quale rispose: «non lo so, sinceramente, è ancora un po' troppo presto per dirlo.»

«Eppure sembri essere portato. Dovresti pensarci su secondo me!»

«Prima vorrei vedere se sono in grado di compiere un passo in avanti come combattente. Immagino che per essere coach si debba comunque avere una certa esperienza sul campo, soprattutto dal punto di vista caratteriale. Io sono un tipo molto emotivo, e a volte temo di non saper trasmettere la giusta cattiveria ai piccoli.»

«Se tutti nascessimo imparati, a quest'ora saremmo tutti leader di qualcosa, saremmo pluripremiati. Dedizione e tempo. Ci vuole tempo e pazienza, per tutto!»

Esponeva quelle parole come un uomo con tanti anni alle spalle. In realtà era soltanto il frutto di tutte le sue esperienze affrontate. Daniele accolse tutti quei consigli come pane per i suoi denti. Non se li sarebbe fatti scappare nemmeno per un secondo.

«I tuoi discorsi sono davvero i più saggi, e ti ringrazio davvero.»

«Tra colleghi ci si aiuta no?! Ti lascio alla tua squadra, che sicuramente avrà bisogno delle tue dritte»

Matteo girò i tacchi e tornò alla sua postazione. Daniele gli sorrise alle spalle e si rimise al lavoro. La serata era ancora giovane.

                                                * * * * * * *

Ore 22:00

La gara era volta al termine e a breve ci sarebbero state le premiazioni. Dagli spalti Daniele vide scendere il signor Poretti. Più lo guardava, più ancora stentava a crederci.

«Amore mio» Martina lo chiamò dietro di sé; aveva sicuramente fatto il giro per non vedere l'ora di riabbracciare il proprio amato.

«Ehii! Sono stanco morto, ma finalmente siamo giunti alla fine. Non vedo l'ora di tornare a casa!»

«Quando ti sei esibito all'inizio, mi ero completamente imbambolata. Mi chiedo come faccia ad avere così tanto talento.»

«Allenamento severo. Non basta il talento a volte, ahimè» e nel frattempo prese un asciugamano per levarsi il sudore dalla fronte che gocciolava copiosamente «porca miseria, son sudato fradicio; e puzzo come un cammello.»

«Normale, Dani. Dai che subito dopo la doccia finalmente potrai essere libero. A proposito, ti ricordi che stasera siamo fuori assieme con i nostri genitori?»

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