notte no.3: per sempre.

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La notte seguente, come d'abitudine, si incontrarono nuovamente allo stesso posto, piuttosto vicino all'abitazione in cui sostava il rosso

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La notte seguente, come d'abitudine, si incontrarono nuovamente
allo stesso posto, piuttosto vicino all'abitazione in cui sostava il rosso.

-'Sta sera niente cibo, vero?-

Chiese Karma ridacchiando, per poi scompigliare i morbidi capelli dell'altro; sul viso di quest'ultimo si dipinse un tenero, buffo broncio ed incorciò le braccia fingendosi offeso.

-Quindi ora appena mi vedi pensi al cibo?
Nient'altro?-

Chiese Nagisa con un pizzico di ironia nel suo tono, ma nella sua dolce ingenuità era realmente preoccupato.
Non sapeva precisamente cosa avrebbe voluto che pensasse,
magari qualcosa di simile ai propri pensieri.
Appena il celeste vedeva quel ragazzo dagli occhi felini, la sua mente veniva annebbiata e riempita completamente dal fascino altrui.
Insomma, quel corpo magro e slanciato, i lineamenti delicatamente affilati del suo viso, il candore della sua pelle, quegli occhi sadici che lo scrutavano sempre con estrema attenzione, le labbra rosee, quasi sempre curvate in un furbo gigno, la sua voce dal tono acido e persuasivo;
non aveva un difetto,
anche le sue occhiaie perennemente evidenti lo rendevano ancor più impeccabile.
Non era sicuro che gli piacessero i ragazzi, dato che nella sua vita non aveva mai avuto nessun tipo di relazione o contatto con un altro essere umano,
ma poteva dire con certezza che Karma, indifferentemente dalla sua identità di genere, gli piacesse e non poco.
Ogni suo pensiero, però, venne interrotto dalla risposta del ragazzo tanto bramato:

-Vuoi davvero sapere cosa penso?-

Domandò il rosso, avvicinandosi al più basso ed iniziando a giocherellare con fare spensierato con i capelli altrui.
In seguito alla sua risposta affermativa, che non tardò ad arrivare,
i loro sguardi si incatenarono, donando al volto del celeste un colore leggermente più chiaro di quello appartenente ad un pomodoro.

-La prima cosa che penso è "wow, certo che è proprio un nano".-

In fondo era la pura verità, ma la prima cosa che pensava non era quella;
non appena lo vedeva, gli balzava in mente solo che fosse un vero spettacolo della natura, o magari il figlio di una qualche divinità.
Avrebbe voluto dirgli in faccia quanto fosse bello ai suoi occhi,
anche per aiutarlo ad acquistare più autostima: solo ad intravederlo si poteva percepire tutta la sua cruda insicurezza riguardo al suo corpo.
Nonostante ciò, continuava ad utilizzare delle battutine fastidiose, cercando di allontanare qualsiasi persona; non avrebbe voluto, almeno con Nagisa, ma era un riflesso incondizionato.
Sapeva, però, che prima o poi sarebbe riuscito a comunicarglielo, sebbene
compiendo uno sforzo sovrumano.
Notò, dunque, l'espressione confusa e rassegnata del celeste, il quale cominciò a camminare lungo la riva
mentre i suoi capelli venivano spettinati dalla brezza estiva.

-Almeno non pensi "sembra proprio una ragazza"!-

Rise, cercando di sdrammatizzare quel peso inumano che si portava sulle spalle dal giorno della sua nascita.
Karma scrutò lo sguardo basso del piccolo ragazzo che arricciava i lunghi capelli tra le proprie dita; si percepiva in modo imminente il suo disagio nel tenerli in tal modo.

-Allora, quando li tagliamo questi?-

Domandò il rosso, riferendosi alla chioma altrui.
Se avesse saputo farlo, glieli avrebbe tagliati subito
e in seguito avrebbe fatto ingoiare i resti a sua madre, dato che le piacevano così tanto; purtroppo, non era un parrucchiere provetto.

-Non so quanto vivrà mia madre, quindi non posso dirtelo con sicurezza-

Ironizzò Nagisa, ma in fondo era serio.
Ovviamente voleva bene a sua madre, l'aveva cresciuto, mandato a scuola e lo aveva fatto mangiare, ma tutto ciò l'aveva fatto nel modo sbagliato.
Il celeste non vedeva l'ora di liberarsi di quella donna in qualche modo, anche perché era letteralmente impossibile farle cambiare idea: ogni volta che ci provava, gli abusi aumentavano e tutto diventava sempre più arduo da gestire.
Non sapeva quanto avrebbe sopportato ancora.

-Le ferite come vanno, Nagisa?-

L'interpellato si fermò di colpo, stringendo i pugni con una forza tale da far tremare le sue piccole mani. Karma rimase sorpreso da questo suo comportamento; probabilmente non avrebbe dovuto chiederlo, ma era solamente preoccupato per lui.

-Va tutto bene, Karma.-

Il sorriso che comparve sul volto del celeste era indecifrabile, non faceva trasparire nulla, ma in qualche modo lo rendeva inquieto, fu come un iniezione di pura angoscia.
Forse, la cosa più terrificante era l'inferno dannato che un sorriso così puro e innocente poteva celare.

-Nagisa, ora ascoltami.-

Disse il rosso con un tono esageratamente freddo, mentre lentamente si avvicinava a lui. Prese il suo viso tra le mani e lo strinse con forza, ma l'altro non accennò ad alzare il suo sguardo e quell'ingenuo sorriso
scomparve.

-Smettila.
Sai qual è il tuo problema? Tu guardi sempre in basso, a terra.
Cosa c'è di interessante nella sabbia, o nel fango, o nel cemento?
Nulla.
Tu guardi sempre in basso perché hai paura, non vuoi farti vedere.
Però, Nagisa, le poche volte che mi guardi negli occhi, o quando guardi il cielo, in alto, splendi più di tutte le stelle che ammiri con tanto desiderio.
Quando alzi la testa per guardarmi, il mio cuore inizia a brillare come la luna, che a sua volta viene illuminata da una grande, meravigliosa stella che dona la vita; comunemente viene chiamata Sole, ma per me, Akabane Karma, il suo nome è Nagisa.
Quindi guarda me, guardami negli occhi e non guardare mai più a terra, che non è il tuo posto.
Non smettere mai di guardarmi, così che il mio cuore non cada mai nelle tenebre
e possa brillare per sempre,
con te.-

Sussurrò infine.
Era una bella scena da osservare: il rosso teneva il viso del più basso tra le proprie mani, in modo più delicato rispetto all'inizio. Si guardavano negli occhi, finalmente, e Nagisa non riusciva a distogliere lo sguardo da quel giallo ipnotico. Le parole uscite dalle sue labbra l'avevano completamente rapito e, per quanto potesse sembrare un'utopia, sapeva che qualcosa era cambiato dentro di sé.
Forse era arrivato al limite e non poteva esserne più felice: le catene poste sadicamente dalla quella donna indegna di essere definita "madre", stavano per spezzarsi e presto
sarebbe stato libero.
Era grato a quel ragazzo dai capelli rosso sangue per aver fatto scattare qualcosa di lui, nell'animo, nel cuore, nella mente.
Poteva vedere e percepire tutti i colori, sebbene fosse buio e le uniche fonti di illuminazione erano gli astri celesti; si sentiva vivo, voluto, accettato.
Lentamente, prese la mano altrui e fece intrecciare i loro mignoli, anticipando una promessa; sfoggiò il suo sorriso più sincero
e prese parola:

-Ti prometto, Karma, che non smetterò mai di guardarti
così che il tuo cuore non cada mai nelle tenebre e
possa brillare...
per sempre.-

gaya

u sure 'bout that?

karmagisa - summer nights. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora