morte.

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Prima di congedarsi, Karma raccomandò all'altro di farsi trovare nel punto in cuisi erano incontrati, alla stessa ora

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Prima di congedarsi, Karma raccomandò all'altro di farsi trovare nel punto in cui
si erano incontrati, alla stessa ora.
Dopodiché, una volta arrivato all'appartamento, accese l'ennesima sigaretta
camminando verso il balcone; ormai, era diventato il suo confessionale.
Il vento accentuava il profumo di Nagisa impresso sulla sua felpa,
ora mischiatosi con l'altrettanto piacevole odore del fumo.
Sorrise: finalmente riusciva a piegare le labbra all'insù senza compiere uno sforzo sovrumano;
stava tornando il Karma Akabane di prima, quello incapace di controllare le proprie emozioni, dal furbo ghigno.
Tutto ciò per merito di un ragazzo dalle apparenze femminili,
con l'assurdo potere di diventare indispensabile con un solo, lieve sorriso.
Il rosso guardava le stelle, le quali sembravano osservarlo a loro volta,
come se attendessero le sue parole.
Rilasciò un sospiro, padrone di molteplici significati: sconfitta, sollievo, dolore, amore.

« Gakushū, mi dispiace »

Il suo sussurro venne portato via assieme al fumo da un'improvvisa folata di vento;
era dannatamente freddo.
Una forte sensazione di dolore si propagò in ogni cellula del suo corpo,
come se milioni di taglienti pezzi di vetro lo stessero attraversando.
Così, strinse la ringhiera con tutta la sua forza, cercando di liberarsi
da quella opprimente sensazione.

« Il tempo, dopo la morte, per te si è fermato, vero?
Ora tu non mi vedi, non mi senti, non provi nulla;
non posso fare niente che ti renda felice, né che ti faccia soffrire:
sei solo... morto.
Chissà, chissà se esiste davvero un oltretomba o qualcosa del genere,
sarebbe l'unico modo per avvicinarmi a te.
Sinceramente la morte mi attrae, quasi la bramo
sia per gli altri che per me.
Allo stesso tempo, però, sembra terrificante, tremo solo a pensare che il mio tempo
sulla terra finisca così, tutto d'un tratto, quando magari ci sono ancora innumerevoli cose che posso fare, sperimentare, sogni che posso far diventare realtà;
ce ne sono a migliaia e io voglio portarle a termine, quelle piccole, magari insignificanti missioni.
Prima non trovavo il senso di tutto ciò, ma lui ora ha trovato me.
Sì Gakushū, mi dispiace, ma non temere:
quando arriverà il giorno della mia morte, probabilmente ci rivedremo.
Ci si vede, allora! »

Quasi urlò, in fine, per poi chiudere le tende che separavano il balcone dalla stanza;
non era un addio, era un semplice arrivederci.
Il ragazzo dai sadici occhi d'oro, era finalmente
libero.

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