Uno

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Stiles ci ha quasi creduto alle parole del padre, almeno ci ha creduto per la prima settimana dopo la sua partenza: nonostante non avesse più nessun aiuto è riuscito a portare i bambini a scuola sempre in orario e senza il pigiama; è riuscito ad andarli a prendere alle quattro ed è riuscito a preparargli una cena quasi sana ogni sera. Si sente esausto ma sta cominciando a creare una routine che possa aiutare tutti e tre. Emma sembra essersi ambientata alla perfezione anche se non si è ancora integrata proprio bene nella classe perché: “sono così stupide!”

“Emma cosa abbiamo detto riguardo le parolacce?”

“Ma Stiles non gliel’ho detto in faccia. Ma questo non mi impedisce di pensarlo.”

Stiles si è ritrovato ad alzare gli occhi al cielo ma non poteva fare a meno di capirla almeno un po'. Jack, invece, ancora non parlava ma, almeno, aveva smesso di bagnare il letto di notte: gli erano bastate due notti per decidere di infilarsi in quello di Stiles e dormire con lui. La prima notte Stiles non aveva chiuso occhio per paura di schiacciarlo ma, con il passare delle notti, si erano abituati a dormire incastrandosi tra loro. Jack sembrava avesse smesso anche di fare incubi e Stiles pensava fosse già un gran traguardo.

“Stilinski, voglio questo lavoro entro stasera.”

La voce del suo capo lo distoglie dai pensieri. “Ma, signore, sono le tre. Non ce la farò mai a finire senza fermarmi.”

“E allora fermati!”

“Non posso, i bambini...”

“Non mi interessa nulla. Se non finisci oggi, domani puoi fare a meno di presentarti.”

Stiles lo odia, lo odia davvero tanto ma ha bisogno del suo lavoro specialmente ora che deve mantenere anche Emma e Jack e, magari, mantenere quella promessa e trovare una casa più grande. Prende un profondo respiro digita veloce un messaggio sperando che la risposta arrivi alla svelta.

(Ore 15.02) So che non ci sentiamo da un po' ma sono davvero, davvero nei guai. Ho bisogno del tuo aiuto. SS

Cinque minuti dopo lo schermo si sta già illuminando indicando una chiamata in arrivo. Stiles non può evitare di sorridere leggermente anche se già sa che lo ucciderà. “Quanto è grave?”

“Sì, lupone, grazie. Sto benissimo. E tu?”

“So perfettamente che stai bene. Che succede?”

“Lo sai?”

Sente Derek sbuffare. “Scott” spiega velocemente.

“Ah. Quindi lo sai già?”

“Scott era convinto mi chiamassi già la scorsa settimana. Ha meno fiducia in te di quanta ne avessi io. Cosa ti serve?”

Fratello o no, lo avrebbe ammazzato, Stiles ne è sicuro. “Ti ha obbligato?”

“Con il suo tono da Alpha.”

“Mi dispiace. Troverò una soluzione, tranquillo.”

“Stiles, sono un Alpha anche io, non può costringermi a fare nulla che io non voglia. Cosa ti serve?”

“Devo assolutamente finire un lavoro entro sera e non so dove metterli. Potresti tenermeli tu?”

“Nessun problema. Dove sono?”

“Li vado a prendere a scuola alle quattro e te li porto.”

“Devo sapere qualcosa?”

Stiles ci pensa un momento. “Emma ha sei anni ed è una saputella davvero irritante mentre Jack ne ha quattro ma dopo l’incidente non ha più parlato. Credo che sia lui quello più difficile da conquistare. Ma Emma è brava, ti aiuterà.”

“Okay, a dopo.”

“Der... grazie.”

Derek non risponde ma chiude la chiamata.

Un'insolita eredità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora