Capitolo 2- Deathbed

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Gli occhi di Lilith vagarono nel buio alla ricerca di qualcosa che trasparisse nell' ombra, ma non riuscì a trovare nulla oltre ad un nero denso che le copriva la visuale.

Cercò di tirarsi su, e muovendosi capì di trovarsi su un materasso ad acqua... Legata.

Le catene che le cingevano i polsi e le caviglie tintennarono contro il supporto del letto, e lei provò un dolore acuto. Poi arrivò il freddo. Un freddo interiore, e d'un tratto i suoi occhi riuscirono a vedere oltre il buio che le si stagliava davanti.

Iniziò a gridare, e le sue grida si sommarono alla risata del clown emo che l'aveva rapita dopo aver rotto il naso a Sean.

-Lasciami andare!-

Strillò Lilith, superando lo stridere delle catene.

-Tu dimmi dov'è Helena, e ti asporterò solo gli organi non vitali.- rispose il clown, mostrandole il coltello che teneva nella mano destra. 

-No!- rispose Lilith senza pensare. Non avrebbe venduto la vita di sua sorella per la sua.

-Bene...- disse lui con aria di sufficienza, avvicinandosi al corpo della ragazza...

-No, no, ti prego! Dimmi cosa vuoi fare!- Il materasso ad acqua ondeggiò mentre Lilith si dimenava, tentando invano di liberarsi dalla morsa delle catene.

-Ssh... Non dovresti dimenarti così con una caviglia ferita...- sussurrò il clown, e stavolta Lilith sentì il suo fiato sulla pelle.

-Mostro!- gridò lei -Che cosa vuoi farmi!!?-

Lui non rispose, e poggiò una mano sul ventre di Lilith. Lei immediatamente smise di muoversi.

Sentì quegli artigli freddi scostarle la maglietta, sino ad arrivare a contatto con la pelle nuda. Lilith pensò che il clown l'avrebbe violentata, ma invece di scendere verso l'inguine, si soffermò sullo stomaco, per poi salirle la maglietta fino a lasciare il petto scoperto.

Lilith prestò attenzione ai movimenti del clown: I suoi artigli si muovevano con una delicata lentezza che espresse una vaga curiosità, ma nel seguire il contorno del costato, le mani del mostro non si soffermarono nemmeno un secondo sul suo reggiseno.

La stava... Accarezzando?

Quel tocco aveva un certo calore che la fece vibrare quando il clown tornò nuovamente sul suo ventre, quasi facendole il solletico. Lilith respirò a fondo, e quegli artigli risalirono velocemente al suo diaframma per sentirla respirare. Per quanto avesse paura, essere toccati senza alcuna perversione era piacevole. 

-Sei anoressica.- sentenziò il clown, sollevando la mano dal corpo di Lilith. -Pesi troppo poco.- ripetè, allungando il braccio per terra.

Una sensazione di rabbia ingiustificata avvolse Lilith, e lei riprese a dimenarsi leggermente -Non è vero, sono troppo grassa. Peso troppo per le mie compagne.- replicò la ragazza. -Le tue compagne?- lo sguardo del clown divenne confuso -studio danza

ma sono troppo grassa per fare la ballerina...- Spiegò Lilith. Era strano avere una conversazione con un mostro...

-Fottuti standard di bellezza, la gente non ne capisce un cazzo.- commentò lui, prima di risollevare il coltello verso lo stomaco di Lilith -Ringrazia che ti ucciderò io prima che possa farlo tu con le tue stesse mani!- Lilith riprese ad urlare sino a quando le corde vocali non sembrarono andarle a fuoco, e lui cominciò di nuovo a ridere.

All'improvviso, lui gettò il coltello sul letto e si avventò su di lei, tappandole la bocca con tutte le sue forze, e fece pressione sino a quando il suo grido non si attenuò.

-Non urlare, non urlare, ti prego...- il naso a punta del clown le pressò contro una guancia mentre lui gli sussurrava all' orecchio, e Lilith obbedì. Questa volta era stato lui ad averla pregata.

Dal sopra il soffitto in legno provenirono dei passi, e Lilith capì che era una donna su dei tacchi a spillo.

Sentì il clown imprecare a bassa voce, tenendo ancora la mano pressata sulla sua faccia. Aveva paura di essere scoperto dalla donna del piano di sopra...

-Promettimi che non griderai. Promettimi che qualsiasi cosa accada, tu non dovrai urlare...- Lilith avvertì una nota tremante in quella voce roca, è da questo capì che anche i mostri possono avere paura...

Lui la lasciò andare e le liberò la caviglia fratturata dalle catene, prima di andare in un'altra stanza, lasciando il coltello sul materasso ad acqua.

La ragazza riprese a dimenarsi, stavolta facendo uso dell'angolo del ginocchio per avvicinare il coltello a sé. Se il clown fosse tornato, forse lei avrebbe avuto come difendersi... Se solo fosse riuscita ad avvicinare la lama...

Fece un movimento troppo ampio e il materasso si mosse, ma prima che il coltello potesse scivolare lei lo bloccò servendosi di tutto il fianco, finendo per conficcare la lama nel letto.

Inevitabilmente, il materasso cominciò a sgonfiarsi, ma il liquido che ne uscì scorreva troppo lento per essere acqua. Era vischioso e puzzava di ferro, e quando Lilith riuscì a sporgersi per guardare a terra, un raggio di luce proveniente dalla stanza dov'era andato il clown le permise di distinguere i colori.

Era rosso.

Era sangue.

Allora Lilith urlò. Urlò sino a quando il clown non tornò dalla stanza accanto con una siringa in mano e le ingnettò il liquido nel braccio.

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