Capitolo 3- I'm not the one who wants to hurt you

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Lilith si svegliò con un forte odore di polvere nelle narici, ma attese qualche secondo prima di aprire gli occhi, lasciando che gli altri sensi la preparassero a quello che avrebbe incontrato.

Addosso non aveva gli stessi vestiti di sempre: Indossava qualcosa di largo e comodo che la teneva al caldo, insieme ad una coperta di lana. In bocca aveva un sapore secco, e la gola le bruciava per quanto aveva urlato la notte precedente.

Non sentendo alcun suono, si decise ad aprire gli occhi, uno alla volta.

Scoprì di avere addosso una felpa a righe bianche e nere, che le arrivava sino a metà coscia. Qualcuno doveva essersela messa prima di daglierla, perché emanava un leggero odore di sudore.

Incuriosita dall'odore, mosse il braccio per annusare una manica, ma una fitta al muscolo la fermò, e lei gemette per via del dolore causato dalla scossa.

-Buon...- Una voce balbettò incerta da un lato della stanza, e Lilith riconobbe la voce del clown, accorgendosi di non essere legata.

-Buongiorno...- Si sforzò a dire il clown, entrando nel campo visivo della ragazza, la quale realizzò di essere seduta per terra, appoggiata a una parete.

-Forse è quello che si dice in questi casi...- Bofonchiò lui, abbozzando un sorriso. Non mostrò però i denti, perché sapeva che un gesto del genere avrebbe terrorizzato la ragazza.

-Riesci ad alzarti?- chiese lui, porgendole una mano. Lilith si limitò a guardarlo, e si accorse che era diverso. Grazie alla lieve luce che filtrava da alcuni punti della stanza, vide che, se non fosse stato per quel ridicolo naso a strisce, lo avrebbe scambiato per un suo coetaneo: Il trucco nero che gli copriva gli occhi era rovinato e sbiadito in alcuni punti, e gli occhi grigi erano arrossati a causa di una probabile notte insonne. Indossava una felpa a scacchi rossi, e le sue spalle erano incurvate in avanti, a causa di un errore di postura. Fu allora che Lilith capì a chi apparteneva la ,felpa che aveva indosso, e quel dettaglio le fece quasi supporre che quel bastardo che aveva riempito un materasso ad acqua con del sangue, forse, aveva un minimo di umanità.

-È passato l'effetto dell'anestetico!?- Un tocco di impazienza nella voce del clown suggerì a Lilith che sarebbe stato meglio per lei se avesse risposto.

-Qu...asi...- bisbigliò, trovandosi costretta a fare uno sforzo enorme visto che la gola le bruciava.

Il clown le si avvicinò lentamente e si sedette accanto a lei, e Lilith continuò a guardarlo senza distogliere lo sguardo. C'era qualcosa nella sua espressione che le fece capire di poter stare tranquilla, e lei osò incontrare il suo sguardo.

-Mi chiamo Laughing Jack.- si presentò lui.

-Io sono... Lilith.- La ragazza provò a muovere qualche muscolo, compreso il braccio che le doleva. 

-Ho lavato i tuoi vestiti.- cambiò discorso Jack, non sapendo bene cosa dire.

-Jack, perché sono qui? Perché vuoi uccidermi?- Gli occhi di Jack vennero illuminati da un barlume di follia, davanti alla quale Lilith non poté che rimanere ferma.

-Ti ho rapita perché speravo mi aiutassi a trovare Helena. Ma visto che non vuoi collaborare, ti ucciderò.-

-Uccideresti anche mia sorella, vero? Perché?- Gli artigli del clown salirono rapidamente sulla gola della ragazza, solo per minacciarla -Non ti è dato saperlo.- rispose lui, percorrendo la linea della sua gola sino a far scivolar via il braccio.

Lilith si stropicciò gli occhi, e le maniche le scivolarono sino a scoprire gli avambracci, sottili come rametti. Jack le afferrò il polso sinistro e lo avvicinò a sé per poterlo guardare.

Cazzo!

Pensò Lilith, venendo percorsa da una scossa gelida che le fece venire il batticuore.

Ritirò il braccio a forza, finendo per graffiarsi con gli artigli di Jack.

Gemette di dolore, e tre tagli trasversali si aggiunsero ad una piccola preesistente collezione di cicatrici.

Lilith pressò l'avambraccio contro il petto, e delle gocce di sangue sporcarono la felpa che aveva indosso. D'un tratto l'idea di parlare con un essere umano divenne più spaventosa di quella di trovarsi davanti un serial killer. Sperava che Jack non dicesse nulla di "umano", che non commentasse ciò che aveva visto...

-Le avevo notate già ieri sera, quando ti ho cambiato i vestiti.- sentenziò il clown, accertandosi di non avere tracce di sangue sugli artigli. Lilith si sentì contorcere la budella al pensiero che quel cane l'avesse spogliata, e un dubbio le fiorì in testa, così lo usò per sviare il discorso delle cicatrici: -Tu non... Non stupri le tue vittime, vero?- lei ritrasse la gamba senza ingessatura e la strinse al petto, nascondendosi dietro la coperta. Jack si scandalizzò e i suoi occhi si dilatarono, e Lilith avvertì un conato di vomito pensando che la risposta potesse essere "sì".

-E che cazzo!-

Esclamò il clown, recuperando la sua espressione da assassino isterico.

-Sai che potrei asportarti gli organi e usare il tuo sangue per scopi secondari... E tu ti preoccupi di venire stuprata!?-

Gli artigli del clown le strinsero la gola, quasi soffocandola, ma lei mantenne lo sguardo dritto, e con un po'di fatica rispose: -Sì...- .

Quel monosillabo bastò a Jack per lasciarla andare.

-Ho paura... Perché...-

Non riuscì a finire la frase che scoppiò a piangere. Jack vide la sua espressione deformata dal dolore, e il suo sguardo maniacale scemò. Troppe emozioni per un clown monocromatico...

Le guance di Lilith divennero rosse, e lei le nascose con le mani, mettendo di nuovo in mostra il polso sanguinante.

-Perché? Parla!- Le ordinò lui, e Lilith si concesse qualche secondo prima di rispondere: -Perché... Perché mi è già successo!!!- Gridò deformando le parole, e si piegò in avanti per gettarsi per terra, ma Jack l'afferrò prima che potesse toccare il pavimento.

Lilith pianse appoggiata alla spalla di Jack, mentre lo sguardo del clown si perdeva nel vuoto. Sentì il petto appesantirsi appena realizzò che Lilith era più al sicuro in presenza di un serial killer che da sola con sé stessa.

-Non...- Jack provò a parlare, ma era senza parole.

-Quanti anni avevi?- chiese il clown quando la ragazza ebbe finito di piangere.

-Tredici. È stato due anni fa...- Sussurrò lei con l'ultimo filo di voce che le era rimasto.

Jack pensò a fondo: In tutta la sua vita aveva ucciso in modo spietato decine di bambini, ma adesso capiva che c'era qualcosa peggiore di uccidere. C'erano mostri peggiori di lui, e la vera sevizia era vivere nell' umiliazione.

-Non c'entra niente la danza con quello che fai a te stessa, vero?- realizzò Jack, mentre un brivido freddo gli passava per la schiena.

-No...- sussurrò Lilith. Jack la fece stendere sul pavimento, e tirò fuori dalla tasca un oggetto. Dal rumore della carta Lilith pensò che fosse un altro preservativo, ma poi realizzò che era una caramella.

Jack la poggiò in una delle sue mani e se ne andò via, uscendo per una botola nel soffitto, lasciando Lilith da sola.

Basta. Tutte quelle emozioni erano troppe per Laughing Jack.

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