Capitolo 2

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L'ora di pranzo era arrivata anche troppo velocemente e normalmente sarebbe stata anche una cosa piacevole, ma Elanor doveva incontrare Talbott Winger e così si incamminò di malumore verso la Sala Grande trascinandosi la tracolla sempre troppo stracolma di libri, prima o poi avrebbe dovuto trovare un incantesimo per ovviare a quel problema.Trovò il ragazzo con la schiena poggiata al muro accanto all'enorme portone di legno, le braccia incrociate e la solita aria troppo seria: «Sei in ritardo spezzaincantesimi!».

«Non mi hai dato un orario preciso, appena sono terminate le lezioni ti ho raggiunto subito!» aveva omesso della sosta per andare in bagno, non le sembrava il caso, era comunque orgogliosa di sé, aveva finalmente ritrovato il suo spirito combattivo, la mattina era stata presa in contropiede, non si aspettava certo che un ragazzo schivo e solitario come Winger potesse essere così sarcastico e irriverente; era sicuramente quello che l'aveva destabilizzata.

Lui si scostò dalla parete e iniziò ad incamminarsi nel corridoio diretto chissà dove, mentre lei rimase inchiodata al pavimento a guardare il mantello del ragazzo svolazzargli sulle spalle e allontanarsi sempre più. «Muoviti spezzaincantesimi... non abbiamo tutto il giorno!» la voce di Talbott rimbombò nel corridoio deserto, ridestandola dal torpore come un getto di acqua gelida; quella strana e forzata collaborazione era iniziata nel peggiore dei modi.

Si fermarono davanti alla porta dell'ufficio di Gazza, lui la incitò con lo sguardo ad entrare, ma Elanor era dubbiosa e confusa.

«So che ti sei già intrufolata qui dentro l'anno scorso. Gazza è in Sala Grande ad ingozzarsi con gli altri, abbiamo il campo libero. Avanti! È il tuo momento, dimostra le tue doti, spezzaincantesimi!».

«Smettila di chiamarmi in questo modo!»

«Credevo fossi una spezzaincantesimi?!» fece lui sarcastico, in risposta la ragazza sollevò la bacchetta e la puntò contro la serratura della porta: «Alohomora!». Talbott strabuzzò gli occhi rossi: «Hai davvero aperto l'ufficio di Gazza con un semplice Alohomora?» sembrava sinceramente stupito. «Gazza è un magonò, non è in grado di sigillare la porta del suo ufficio con la magia!» rispose lei ovvia «Credevo fossi un "Corvonero"?!» la "frecciatina" non passò inosservata e sicuramente procurò un leggero fastidio al ragazzo, ma Elanor giurò di aver visto una leggera increspatura sulle labbra, simile ad un sorriso, ma forse lo aveva solo immaginato. Entrarono nella piccola stanza chiudendosi la porta alle spalle.«Perché siamo qui?» «Volevo vedere se riuscivi ad entrare!»Elanor strabuzzò gli occhi, ma quella volta vide realmente le labbra di lui tirarsi in un sorriso appena accennato, prima di emettere un leggero sbuffo, come se avesse a che fare con una ragazzina sciocca che non capiva le battute; lei era una ragazzina, forse anche sciocca, ma di sicuro lui non sembrava il tipo da battute.«Dobbiamo cercare la crisalide di una falena sfinge testa di morto!» specificò Talbott.

«La che?»

«La crisalide di una falena sfinge testa di morto!» scandì meglio lui.

«E la cerchiamo nell'ufficio del custode?»

«Si! Perché Gazza ne ha confiscate una manciata la settimana scorsa! E lui non getta mai nulla via, neanche quello che rompe!» spiegò il corvonero, afferrando il manico spezzato di una scopa che si trovava in uno scatolone. Elanor la osservò malinconica, sperando che il proprietario non sperasse di riaverla: «Fa così perché non può usare la magia, per questo ci odia così tanto!» Winger la osservò per un momento, sembrava confuso o forse pensieroso.

«E com'è fatta questa... insomma, quello che cerchiamo?» chiese Elanor iniziando a guardarsi intorno.

«È una falena con una macchia a forma di teschio! Ci occorre per la Pozione Animagus!» spiegò lui, era la prima volta da quando si erano incontrati al mattino che parlava apertamente della pozione.

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