Capitolo 1: IL DRAMA CLUB parte 1

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Lunedì mattina ore 7:15

Mi fa quasi strano pensare che d'ora in poi, e per chissà quanto tempo, Salt Lake City sarà la mia casa e dovrò percorrere tutte le mattine questa strada per arrivare a scuola. Mi ero abituata a vivere a Milano ormai, avevo trovato la mia routine, i bar più tranquilli, gli angoli di verde più belli, e ora i miei genitori hanno deciso di cambiare casa, cambiare vita, di nuovo. È la quarta scuola che cambio in quasi 17 anni, anzi, è il quarto Stato che cambio in quasi 17 anni. I primi 5 anni della mia vita ho abitato a Londra, una città di cui ricordo veramente poco se non fosse per le foto e per i numerosi ponti festivi degli anni successivi; i successivi 5 anni gli ho passati a Madrid, città decisamente più alla mano, con persone che hanno sempre voglia di far festa e divertirsi; e poi Milano, la mia Milano, mi è entrata nel cuore fin da subito, li mi sono sentita subito a casa. Avevo trovato il mio spazio, il mio equilibrio, ma ancora una volta mio padre ha messo davanti gli affari e ci siamo trasferiti, questa volta addirittura fuori dall'Europa.

Mi guardo intorno mentre cammino con gli auricolari nelle orecchie, qui a Salt Lake si congela di mattina durante l'inverno. Anche a Milano fa freddo ma non così tanto; sono qua da meno di una settimana e già ha nevicato quattro volte e la neve è rimasta attaccata al terreno, un sogno. Mentre mi avvicino sempre di più alla scuola cerco di catturare ogni dettaglio del percorso che farò tutte le mattine. Le case di questo quartiere si assomigliano tutte, villette stupende all'esterno e all'interno, giardini curatissimi con alcune decorazioni di Natale ancora presenti. Mi fa strano vivere in una città completamente nuova, dove non conosco nessuno, dove niente mi è famigliare, con leggi e mentalità diverse, ma mi abituerò, come ho sempre fatto, solo contando sulle mie forze.

Dopo pochi minuti di camminata ho finalmente raggiunto la famosa East High, dove hanno girato il film High School Musical. Ricordo ancora quando è uscito, era il mio primo anno a Madrid e avevo fatto una testa quadra a mia madre per comprarmi il dvd, inutile dire che avrò guardato il primo film almeno una volta al giorno pr i successivi sette giorni. Ma, ritornando alla realtà, mi avvicino sempre di più all'entrata dove anche altri ragazzi si stanno dirigendo, ora però devo capire dov'è l'ufficio del preside. Odio chiedere informazioni, non perché io abbia paura o sia timida, ma perché non mi piace interagire con gli altri. Faccio un bel respiro e mi avvicino ad una ragazza che sta guardando la vetrina con tutti i gadget del film di HSM che è esposta all'entrata.
<<Scusa, sto cercando l'ufficio del preside. Mi potresti dire dove lo posso trovare?>> chiedo con sicurezza. La ragazza sorride e poi mi risponde indicandomi la strada. La ringrazio e mi avvio nella direzione che mi ha indicato.
Il preside della scuola mi accoglie molto calorosamente nel suo ufficio modesto, con pareti color crema, mobili in legno e decorazioni blu notte. Dopo avermi consegnato il mio orario e la combinazione per il mio armadietto mi saluta augurandomi un buon semestre accademico e mi affida al giro della struttura insieme ad una ragazza che avrà lezione con me in prima ora.
<<Piacere Kourtney>> la ragazza allunga la mano e dopo averla stretta con un sorriso sincero rispondo a mia volta <<Emma>>. Kourtney mi aiuta a trovare il mio armadietto mentre mi fa fare il giro della scuola. Per fortuna è una ragazza spiritosa e tra le altre cose, ogni volta che mi mostra un luogo fa riferimento ad una scena di HSM, il che rende il giro molto più sopportabile. La caffetteria, la bacheca, il teatro, la palestra... tutto è come nei film ma cinque volte meglio.

Ben presto arriva il momento di entrare in classe, per fortuna la prima ora è di matematica e come materia mi piace molto e sono anche brava. Non capisco perché alla maggior parte delle persone non piaccia e non riescano a capire come svolgere gli esercizi... spero solo che la professoressa non mi faccia presentare e cose del genere. Al massimo che mi presenti lei, io non ho proprio voglia di sprecare fiato per presentarmi a persone che probabilmente non mi apprezzeranno e che io sicuramente non apprezzo a mia volta. È difficile che mi riesca a fare amici. Ho cambiato tre stati e mi sono fatta solo tre amici in totale, due ragazze a Madrid e un ragazzo a Milano. Sono grandi amici e gli unici, insieme ai miei genitori, ai quali voglio veramente bene.
<<Buongiorno ragazzi! Come sono andate le vacanze invernali? Spero bene...>> la professoressa di matematica entra in aula esattamente quando la campanella di inizio lezioni suona. È una donna abbastanza adulta vestita di tutto punto con un tailleur giallo, una maglia bianca e un paio di scarpe con un tacco di almeno dieci centimetri. Qualche ragazzo, dopo la sua domanda prende parola, e quando l'insegnate si è finalmente seduta mi guarda e mi sorride.
<<Se non l'aveste notato, o non lo sapeste di già, Nini ha lasciato la scuola e si è trasferita per seguire le lezioni in un'accademia di recitazione e al suo posto ora avete una nuova compagna di classe, Emma. Vuoi venire a presentarti?>> ecco, lo sapevo, ho gli occhi di tutti puntati su di me. Non amo essere al centro dell'attenzione, mi dà noia che la gente possa parlare di me, sia in bene che in male. Mi alzo lentamente dopo averle sorriso come "accettazione" della sua proposta e sicura di me supero i banchi che mi dividono dalla cattedra.
<<Piacere, mi chiamo Emma Williams e mi sono appena trasferita in questa città da Milano>>
<<Basta?! Forza, hai molto da raccontare mi ha detto il preside...>> so a cosa allude la prof quando dice "molto da raccontare" così vado avanti.
<<Ho vissuto per cinque anni a Londra, per altrettanti a Madrid dove ho studiato in una scuola inglese e poi per altri sei anni a Milano, dove ho sempre studiato in una scuola inglese. Mio padre è americano, mentre mia madre è italo-spagnola.>> tutti i miei nuovi compagni di corso mi guardano con occhi sognatori, anche se c'è poco di emozionante in tutto quello che ho vissuto.
Una volta finito di presentarmi la prof mi manda al posto e la lezione può finalmente iniziare.
A lezione terminata Kourtney mi raggiunge per aiutarmi a trovare la classe della seconda ora: storia americana. Così, mentre siamo nei corridoi lei inizia a riempirmi di domande sui miei viaggi, fino a che non la interrompo per farle una domanda.
<<Sapresti con chi devo parlare per entrare nella squadra di pallavolo? Mi piacerebbe farla come attività extrascolastica>> mi promette di portarmi da una della squadra proprio dopo l'ora di storia, ma subito dopo mi propone di entrare nel gruppo del teatro.
<<Teatro?>> chiedo perplessa. Non penso di avere le caratteristiche per fare teatro...
<<Si, mercoledì dopo scuola ci saranno le audizioni per il musical di primavera; metteremo in scena La Bella e la Bestia e io non vedo l'ora. Nel musical d'inverno abbiamo realizzato HSM 1 ed è stato un vero successo!>> le sorrido ma non dico niente in merito. Cosa c'entro io con i musical?! Niente direi. Non so recitare, non so cantare e neanche ballare, so solo suonare un piano e strimpellare la chitarra, ma il modo in cui ha parlato del suo gruppo di amici mi ha intrigato. Sembrano così uniti, una vera famiglia da come ha descritto i membri. In me, da quella conversazione cresce una sensazione che non sono in grado di decifrare. È come se sentissi il bisogno dal far parte di qualcosa, qualcosa di vero, con persone leali, ma allo stesso tempo le brutte esperienze mi bloccano dal compiere un passo. Ho provato sulla mia pelle la cattiveria, i pregiudizi e l'ostentazione della gente. In pochissime persone sono riuscita a trovare leali e fedeli compagni di viaggio.

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