clarke entrò in una stanza completamente bianca. Tutto quel candore le faceva venire il mal di testa, non era abituata al pulito, al chiaro. Da anni, ormai, conosceva solo lo sporco, il sangue, la terra. Al suo fianco Raven e Jordan sembravano avere lo stesso pensiero. Avanzarono cauti verso il centro della stanza, dove un lettino era posto sotto uno strano oggetto che non prometteva nulla di buono. Calrke aveva uno strano presentimento, voleva trovare Bellamy, Octavia e gli altri ed andarsene il più presto possibile. Fece cenno con la testa ai compagni di controllare i vari monitor presenti nella stanza per cercare di capire con chi avessero a che fare.
"Questa tecnologia supera di gran lunga tutto ciò con cui abbiamo già avuto a che fare. Devo ammetterlo non promette nulla di buono" disse Raven dall'altro lato della stanza.
"Dimmi di più, contro chi stiamo combattendo questa volta?" Clarke a questo punto si era girata verso Raven e Jordan.
"Combattere? Pensavo avessimo smesso di combattere". Disse Jordan irritato.
"Non ho nessuna intenzione di intraprendere questa conversazione ora, Jordan. I nostri amici hanno bisogno di noi."
"Da quel che vedo non solo i nostri amici sono in pericolo. Chiunque siano queste persone riescono a controllare la mente, ad esplorare i ricordi. È affascinante ma allo stesso tempo terrificante" si mise in mezzo Raven.
"Controllare la mente? Cosa sign-" Clarke fu interrotta dal suono di un allarme assordante.
"Sanno che siamo qui" disse raven, "dobbiamo andare".
"Non me ne andrò di qui senza averli trovati, voi però dovreste andare ed incontrarvi con gli altri."
"Non ti lasceremo qui Clarke" Si affrettò a dire Jordan. Raven scambió uno sguardo complice con Clarke e annuì. Non sarebbe riuscita a convincerla. "Dobbiamo andare Jordan, ora."
I due corsero verso l'uscita e Clarke si girò verso l'altro ingresso aspettando arrivasse il nemico per provare a negoziare, come sempre.
Quello che si ritrovò di fronte non era affatto quello che si aspettava. All'ingresso c'era Bellamy ed era così sollevata di vederlo che quasi non notò la barba tagliata, i vestiti bianchi e i tatuaggi che gli coprivano parte del viso. Quasi.
Stava per sporgersi in avanti, per fondarsi tra le sue braccia nel modo più naturale e spontaneo possibile, perché era così tra loro. Notò, però, l'espressione assente sul suo volto e il modo in cui lui si stava dirigendo verso di lei. Non sembrava molto incline ad un abbraccio.
"Clarke Griffin, soggetto rilevato. Ordine: cattura." disse con una voce quasi robotica.
"Bellamy... cosa- cosa sta succedendo? Cosa stai dicendo?" A quel punto clarke inizió a indietreggiare a passo lento.
"Clarke, non opporre resistenza e non ti accadrà nulla. Sono ordini del pastore, seguilo e finalmente troverai la pace che tanto desideri." La sua voce sembrava così vuota, come un nastro registrato.
"Bellamy. Bellamy, ascoltami. Capisco cosa sta succedendo. Non sei tu, non sei in controllo delle tue azioni. Torna in te Bellamy. Dobbiamo trovare Oct-". Bellamy era giunto alla fine della stanza, dove ora lei si trovava con le spalle al muro. La sollevò senza nemmeno un sussulto e si avvicinò alla sedia posta al centro della stanza. Clarke si dimenò il più possibile, implorandolo di tornare in se, di lasciarla andare, ma sembrava non sentire le sue urla. La legò alla sedia e si avvicinò ai monitor.
"Il pastore sarà qui a momenti, vuole parlarti di persona. Deve essere tutto pronto per il suo arrivo." Clarke stava ormai piangendo, provando a liberarsi. Piangeva perché aveva paura, perché non c'era via di fuga, ma soprattutto perché temeva di aver perso Bellamy per sempre.
" Bellamy, ascoltami. Non posso perdere anche te ti prego. Prova a ricordare, prova a tornare in te. So che sei la dentro da qualche parte. Devi liberarmi così possiamo cercare Octavia." Lui, però, non dava alcun segno di sentire le sue parole e continuava a preparare il necessario per qualsiasi cosa avessero in mente di farle.
Si girò con una siringa in mano e si chinò su di lei, per inserirla nel suo collo.
" Avevi promesso a mia madre che ti saresti preso cura di me anni fa, ricordi? Lo hai sempre fatto Bellamy, mi hai salvato la vita più volte di quanto sia normale in una vita. Ti prego, ti prego ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi salvi ancora." Gli disse velocemente tra le lacrime per cercare di fermarlo. Quando neanche quello funzionò e la siringa era poggiata sulla pelle del suo collo urlò " Ti amo". Allora Bellamy si bloccò, come paralizzato dalle sue parole. Lei ne approfittò per continuare a parlare, provando a dissuaderlo dall'inserire ulteriormente l'ago nel suo collo. "Ti amo e mi dispiace di aver aspettato così tanto per dirtelo. Ti prego torna da me, ho bisogno di te. Sei la persona più importante della mia vita insieme a Madi. Per favore Bellamy, per favore." Lui si voltò verso di lei, il suo viso a pochi millimetri dalle labbra di lei. Allora tentò un azzardo che le avrebbe potuto costare la vita se solo non si fosse fidata di lui così tanto. Premette le sue labbra su quelle di Bellamy e chiuse gli occhi aspettando per qualche secondo che sembrò un'eternità. E poi accadde, la siringa cadde atterra e Bellamy si staccò da Clarke come elettrizzato. Spalancò gli occhi e la guardò, davvero, per la prima volta da quando lo aveva rivisto. Le lacrime iniziarono a bagnargli gli occhi mentre poggiò delicatamente le mani sul viso di Clarke, asciugandole le lacrime. "Clarke-"
"Non hai niente da farti perdonare, va bene? Nulla." Lui non disse nulla, la guardò per qualche altro secondo e si fiondò sulle sue labbra baciandola come se da quel bacio dipendesse la sua sopravvivenza.
Quando si staccarono erano entrambi senza fiato. "Avremo tempo per parlare quando tutto questo sarà finito" disse Clarke, "adesso liberami e andiamo." E così fece, la liberò e si avviarono verso l'uscita.
"Clarke?" la chiamò lui poco prima di uscire dalla stanza. "Si?" rispose lei girandosi verso la sua direzione. "Ti amo anch'io." le disse.
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I need you | bellarke one shots
FanfictionUna serie di one shots bellarke scritte in momenti di sconforto per colpa di Jason. Praticamente le scene di cui tutti noi abbiamo bisogno ma che probabilmente non vedremo mai.