Capitolo XII - anno 2018 ( prima parte )

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°•Capitolo XII•°
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°•Parte 1•°
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- Cambiamenti -

Tornate in classe io ed Angy continuammo ad allontanarci pian piano, senza un motivo specifico , non avevamo mai litigato , semplicemente entrambe stavamo cambiando ed non eravamo più compatibili come prima

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Tornate in classe io ed Angy continuammo ad allontanarci pian piano, senza un motivo specifico , non avevamo mai litigato , semplicemente entrambe stavamo cambiando ed non eravamo più compatibili come prima.
Inizialmente non ci accorsimo di nulla , ma poi , notai quel suo profondo distacco nei miei confronti e quella sua continua ricerca di intraprendere una strada tutta sua , lontana da me .
Oramai io non ero più quella "Monica" che ero alle elementari e lei non era più la mia amica"Angy" , era come se un'estraneo si era intrufolato in noi , cambiandici , radicalmente.

Nonostante quel breve periodo di "pausa" dalla sofferenze , ricaddi nuovamente giù , per via dei compagni della chiesa e a causa della stessa Giulia C. che anelavo ad avere come amica .
In chiesa , con i miei coetanei ero sempre emarginata ed alienata , e per farmi notare l'unico modo era fare cretinate e cose assurde per essere presa d'attenzione .
Ma invece di migliorare peggiorai le cose e sta volta non avrei potuto più confidare ad Angy bensì cavarmela da sola.
Decisi , perciò di prendere la situazione nelle mie mani , ero stanca di tutto quello che mi facevano , di quell'emarginazione , di quei pregiudizi , quelle parole sgradevoli e taglienti , quella sottovalutazione alla quale sono stata sottoposta per anni .
Non volevo più sentirmi inutile, stupida e non essere capita da nessuno , neanche da Angy , perciò, l'unica soluzione poteva essere una . Non pensai in quel momento, avrei voluto un suggerimento da Angy ma era la mia battaglia , la mia guerra, e presa dalla rabbia e dall'ira decisi che avrei dovuto far provare agli altri ciò che avevo provato io .
Volevo qualcuno che mi capisse , qualcuno che capisse il mio profondo doloro che tenevo imprigionato nel cuore e l'unico modo era farlo provare ad altri .
Così da essere la preda diventai io il predatore , senza darmi retta , mi trasformai in una persona di cui vorrei dimenticare della sua esistenza .

Ma a trasformarmi non fui solamente io , bensì il mio dolore ; non era più un sentimento ma fu come se si materializzò in un dolore cronico fisico .
Era come se tutto il dolore che avevo , per anni, imprigionato nell'anima si accumulasse nelle mie ossa e nei miei muscoli , non facendomi dormire la notte e impedendomi , talvolta , di camminare .
A dir la verità di tutto ciò che mi era successo non ne avevo mai parlato con nessuno , non avevo mai dato sfogo a quella lacrime bloccate in gola . Per alcuni momenti , di felicità , le dimenticavo , ma non li abbandonavo mai definitivamente , ingoiando silenziosamente quei dispiaceri come una medicina amara .

A portarmi una sensazione di quiete era proprio lui , Mario , sembrava giunto al momento opportuno per distrarmi da quel tunnel buio che stavo attraversando da sola .
Talvolta mi fermavo a fissarlo , a scrutarlo, a studiarlo in ogni minimo particolare ; sapevo tutti i suoi gusti , ciò che faceva ogni pomeriggio e stellinavo ogni audio che inviava sul gruppo .
Mi portava pace , nonostante , allora , confondevo il suo nome o lo dimenticavo ma ero incentrato su quel profumo che ogni giorno metteva e mi permetteva di sentirlo a distanza .
Inizialmente credevo fosse fidanzato con Adriana , si dividevano il panino e stavano sempre insieme , poi , scoprì che erano cugini di secondo grado .

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