Chiudo il mio diario in cuoio con le lettere S. B. di nero incise sopra. Vogliono dire 'Spencer Black'. Mio nome e cognome.
Amo il mio cognome. Black, nero. Rappresenta molto il mio passato.
Poggio il diario sulla scrivania in legno di castagno e mi alzo. Prendo una pasticca per dormire. È da anni che non riesco a dormire. Da quando, per colpa mia, Lucas, mio fratello, è morto. I ricordi di quella bruttissima serata ritornano nella mia testa. Le lacrime minacciano di scendere ma le rispingo dentro.
Salgo le scale a chiocciola ed entro nella mansarda, la mia seconda camera. Ho lasciato il riscaldamento acceso e c'è caldo. Si sta benissimo. Mi avvicino al letto e mi sdraio a pancia all'insú. Inizio a pensare. I vari ricordi dello Yorkshire mi ripassano tutti davanti agli occhi. Fa male vedere questi ricordi ma fa anche bene.
Ho poca nostalgia per lo Yorkshire. Poi ho vissuto tutta la mia infanzia là. I miei genitori mi hanno mandata a Londra dopo la morte di Lucas. Non ho avuto piú contatti con loro da quando mi hanno portata qua.Con le lacrime che rigano il mio viso, mi addormento.
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Il sole passa attraverso le fessure delle tapparelle e illumina la stanza. Apro leggermente gli occhi, cercando di abituarmi alla luce del giorno.
Appena metto a fuoco la stanza, mi alzo e mi trascino in bagno. Apro il rubinetto, prendo l'acqua fredda e mi sciacquo il viso. Mi rende piú sveglia. Mi asciugo il viso e mi guardo allo specchio. Sembro uno zombie.Torno in camera e prendo qualche abito dall'armadio. È autunno e a Londra fa un po' freddo. Opto per un maglioncino color panna, jeans blu e Vans nere. Indosso tutto ció e torno in bagno. Mi passo sulle palpebre un velo di ombretto e raccolgo i miei capelli in una cipolla disordinata.
Scendo le scale a chiocciola, dirigendomi in cucina. Prendo una tazza e la riempio di latte. Mentre essa riscalda nel microonde, metto il caffè a riscaldare sui fornelli. Appena, sia il latte che il caffè, sono pronti, mi siedo a tavola con la tazza di caffè-latte fumante davanti a me. A piccoli sorsi la finisco.
Mi alzo e metto la scodella nella lavastoviglie. Finisco di prepararmi, prendo la cartella e poi esco.
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Con le cuffie nelle orecchie e la musica a tutto volume, varco il cancellino della scuola. Il tempo è stupendo: il sole splende nel cielo e ci sono pochissime nuvole.
Da lontano vedo una chioma di ricci castani. Vado in contro al ragazzo che porta quella capigliatura e gli salto letteralmente addosso.
"Buh" dico ridacchiando.
Lui si gira. I suoi occhi verdi mi guardano e un sorriso si forma sul suo volto.
"Buongiorno anche a te, Spence" ride.
La voce roca di Harry è un qualcosa di veramente bello. Harry è il mio migliore amico, non unico amico, ma l'unico ragazzo decente che potessi trovare in questa scuola. Molti pensano che sia un puttaniere ma non è così.
Harry è un bravo ragazzo, leale e gentile. Si comporta molto bene con le donne ed è molto protettivo. Incute un po' di paura per la sua altezza e per i suoi muscoli. Le ragazze si bagnano solo guardandolo e lui si vanta di questo aspetto. È stato il primo ragazzo con cui ho legato qui a Londra. C'è sempre per me e io ci saró sempre per lui. È una promessa. Le vacanze estive senza di lui e senza Zayn sono state terribili. Riguardandolo, dopo questi tre mesi è cambiato molto. È più abbronzato, ha nuovi tatuaggi e la voce si fa sempre più profonda."Zayn?" Chiedo. Di solito era sempre qua davanti, a quest'ora. Non viene al liceo con noi, va nel liceo accanto ma ho stretto molto anche con lui.
Zayn è un ragazzo tranquillo e misterioso. Preferisce starsene sulle sue ma quando c'è una festa, lui è il piú casinista e il piú estroverso. L'ho conosciuto grazie a Harry. All'inizio ci odiavamo ma poi abbiamo iniziato a conoscerci meglio e a volerci bene. Non vedo i suoi tatuaggi e i suoi occhi ambrati da Giugno. Mi manca un po'. Avrei voluto passare l'estate con loro ma i viaggi ci hanno tenuti separati per tre lunghi mesi.
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Black ❅ niall horan
Fanfiction"Le sue braccia erano come la mia casa e il suo profumo come la mia droga." Questa storia sta aspettando solo voi per essere letta.