ᴅᴜꜱᴋ

202 25 47
                                    

d u s k

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

d u s k

seoul, presente
ore 18:43 pm

Yoongi voleva solo dormire, ma non riusciva più a fidarsi della notte.
Non sapeva quando fosse iniziata, esattamente, tutta quella paura di chiudere gli occhi. Ma alla fine - per quanto tentasse - le sue palpebre si serravano da sole, totalmente incapaci di sostenere il loro stesso peso, al quale si sommava - senza il minimo preavviso - quello della stanchezza.
E lui poteva soltanto sperare di non diventare prigioniero del proprio corpo per un'altra notte ancora.
Ma non era Yoongi a decidere; quello della scelta non era di certo un privilegio che gli spettava. Non quando si ritrovava completamente in balia del suo corpo. O meglio, della sua testa.

Da lei, Yoongi sapeva di non poter fuggire.

Gli erano successe delle cose negli ultimi giorni. Cose spiacevoli.
E lui, da quel tunnel degli orrori, non sapeva proprio come uscirne.

Non accadeva sempre, non tutte le notti. Ma non per questo era meno spaventoso.
Era come se una forza ignota e indistinta lo tenesse incollato al letto. Certe volte immaginava che un essere invisibile lo avesse afferrato per i polsi, dopo essergli salito in grembo. E lo teneva lì, fermo.
Col corpo pressato così forte contro il materasso che spesso aveva pensato di potervici addirittura affondare dentro.
Yoongi chiamava Taehyung in quei casi, o almeno, credeva di farlo.

La sua bocca non si muoveva, come se le sue labbra - riarse come il deserto che affollava il centro del suo petto - fossero appiccicate tra loro, screpolate e assetate alla disperata ricerca dell'oasi più vicina.
Ma, proprio come chi è disperso nell'infinità di una distesa sabbiosa, Yoongi era anche continuamente sottoposto agli scherzi crudeli e ingannevoli di un miraggio: Taehyung.

Taehyung era la sua oasi, la sua salvezza. Ma era anche la sua utopia e illusione.
Tanto agognata quanto irraggiungibile, poiché - in concreto - tutto ciò che Yoongi poteva fare in quei momenti era soltanto dar libero sfogo ai suoi pensieri.

Così, come preso da un improvviso flusso di coscienza, nella sua testa questi si facevano frequenti e spasmodici, dando vita ad un monologo interiore le cui strade percorribili portavano tutte ad una sola uscita; la stessa ogni volta.
Quanto durerà stavolta? Voglio svegliarmi. Voglio muovermi. Per favore. Ho paura.
Taehyung.

Nella sua testa quel nome riecheggiava ad intervalli sempre più irregolari e sconnessi, preso da un'ansia crescente che gli pugnalava il petto ad ogni secondo, ogni minuto che passava immobilizzato su quel letto.
La paura era così opprimente, soffocante, a quanto pare capace di impedirgli di ragionare in maniera logica e razionale. Semplicemente, Yoongi perdeva completamente il nume della ragione, aggrappandosi con tutte le sue forze a quel nome che per lui significava tutto.
Dimenticando - ogni volta come la precedente - che ormai in quella casa, di Taehyung non vi fosse rimasta nemmeno l'ombra.

𝐝𝐮𝐬𝐤 𝐭𝐢𝐥𝐥 𝐝𝐚𝐰𝐧 | ᵗᵃᵉᵍⁱDove le storie prendono vita. Scoprilo ora