Attesi giorni interi che sembrarono non passare mai, minuti, ore, contavo i secondi che mancavano all'ennesima possibilità di uscire nel mondo emerso.
Il mio corpo carico di aspettativa, la mente pronta ad immaginarsi quale grandioso scenario mi attendesse nuovamente la fuori, mille domande che assillavano la mia mente, vorticavano nella mia testa non lasciandomi in pace neppure mentre riposavo la notte, mi tormentavano nei sogni e nella vita reale senza darmi pace. Come se, di sogni tormentati e misteriosi, non ne facessi mai per giunta.
Mi parve, che giorno dopo giorno, fossero addirittura peggiorati.
L'unica cosa che mi rendeva felice era Paradise, quel piccolo lembo di terra, il mio luogo felice, il mio attimo di libertà in un mondo di prigionia.
Stringevo spesso tra le mani quel pezzo di stoffa che Levi mi aveva costretto ad indossare per coprire la mie nudità, mi sentivo così bene quando lo stringevo a me, oserei dire che avesse quasi un effetto calmante sul mio corpo. Ogni volta che inalavo il profumo che emanava, immaginavo di sentire la brezza marina che mi scompigliava i capelli. Mi ricordava il suo profumo, profumo da uomo, intenso e dolce allo stesso tempo.
Più la stringevo, più in me balenava un idea malsana. Avrei dovuto riportarglielo, ringraziarlo forse?
Decisi che avrei semplicemente tentato di ricucire quello strappo che lo aveva irrimediabilmente rovinato.
Avevo detto che avrei tentato, ma dopo svariati tentativi falliti, mi ripromisi di non riprovarci mai più, visti gli scarsi risultati e il fatto di averlo rovinato ancor di più di quello che ormai era già.Mia madre, dopo che mi sentì maledire per l'ennesima volta, capitolò nella mia stanza preoccupata.
"Mamma non è nulla!" incrociai le braccia al petto nascondendoci le mani dalle quali sgorgava qualche piccola goccia di sangue.
"Tesoro, se me lo avessi chiesto ti avrei aiutato, di chi è questa cosa?" prese tra le mani quell'indumento ormai stracciato, ero certo di averlo irrimediabilmente rovinato.
Non che noi ad Atlantia avessimo avuto bisogno di abiti, li usavano solo le donne per coprire la parte superiore del loro corpo, avrei dovuto spiegarle come e perché e da chi arrivava quel tipo di tessuto, altrimenti, non mi avrebbe dato pace da lì al prossimo futuro.
Decisi che forse era il momento di raccontarle qualcosa, decisi di omettere il dolore e che quel ragazzo che avevo incontrato molto probabilmente era un Dio. Decisi di raccontarle dell'imbarazzo, non appena avevo scoperto che gli umani indossassero abiti per coprire le loro nudità e che proprio quello sconosciuto, aveva visto ogni singola parte di me.
Sorrise mia madre, rise di gusto a quelle mie confessioni velate da non poco imbarazzo.
"Ci penso io a questo, lasciami fare un paio d'ore". Mi sorrise, strizzò l'occhio e si allontanò.
"Grazie mamma" che avrei fatto senza di lei.
Mio padre ci aveva abbandonato quando ero piccolo e lei si era fatto carico di tutto, era un ottima sarta, vi erano notti che pur di non farmi mancare nulla, cuciva fin a tarda notte per poi crollare esausta sul suo piano da lavoro. L'amavo e l'amo ancora più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Non saprei proprio cosa fare senza di lei.
***
Su consiglio di mia madre - santa donna - decisi che forse riportargli solo ciò che mi aveva prestato non era abbastanza, visto che, non era riuscita neppure lei a sistemare il mio danno.
Vagai in lungo e in largo alla ricerca di un qualcosa che fosse all'altezza di quel Dio, che poi non ero ancora mica tanto sicuro che lo fosse, visto che sui libri non vi era moltissimo con cui approfondire.
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Atlantia [ErenxLevi]
FanfictionErenXLevi AU Sin da quando eravamo piccoli, ci era da sempre stato ribadito che era per colpa degli esseri umani se eravamo costretti in quel mondo, chiesi molte volte se quest'ultimi fossero realmente così terribili come venivano puntualmente descr...