°Nox e Lux°

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Stranamente quella mattina mi svegliai prima di Levi, giaceva inerme sul mio petto, le braccia strette al mio busto, le gambe agganciate alle mie in un intreccio, un russare leggero di sottofondo.

"Sei così bello" sussurrai, donandogli una dolce carezza sul capo, scostandogli qualche ciocca di capelli.

Cosa era successo quella notte non era neanche lontanamente descrivibile con il termine di felicità, era stato perfetto, era stato tutto così intimo e nostro che non avrei smesso neanche per un millesimo di secondo.

Le preoccupazioni però non si fecero attendere, piombarono su di me come un macigno che pesava e faceva male, da lì a breve saremmo partiti per Atlantia.

Spesso mi ero domandato cosa sarebbe successo se toccando l'acqua non mi fossi ritrasformato in sirena, che sarebbe successo se, tutto il nostro piano non fosse andato a buon fine? Poseidone ci avrebbe ascoltati? E poi mia madre, mi avrebbe nuovamente accolto come un figlio? Non ricordo neanche quanto tempo sia passato dall'ultima volta che la salutai dicendole che sarei tornato presto.

Un movimento delle coperte che ci avvolgevano mi destò da quei brutti pensieri, vidi per la prima volta Levi come essere umano, i capelli spettinati, gli occhi assonnati, chissà da quanto tempo non riposava così. Mi guardava dall'altra parte del letto, nudo come mamma lo aveva messo al mondo, i gomiti appoggiati alle ginocchia, la schiena leggermente chinata, non avevamo avuto ancora la decenza di rivestirci e neanche ci importava di farlo.

"Sei pronto?" due parole, due semplici parole che mi fecero capire che da quel momento in poi la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

Annuì con la testa. Sarei andato in capo al mondo se fosse servito, o per meglio dire, con Lui sarei andato fino in capo al mondo fregandomene di tutto e di tutti.

Ci rivestimmo con calma, Levi non mise l'armatura che precedentemente aveva utilizzato, ma dei semplici pantaloni e una maglietta, al di sopra di quest'ultimo un mantello nero con cappuccio che lo copriva dalla testa fino ai piedi.

"Prendi, questo è il tuo" mi porse l'identica stoffa che stava indossando lui.

"Perché dobbiamo nasconderci?" stringevo con forza quell'indumento e tremavo.

"Mi dispiace Eren, ma non dobbiamo farci vedere da nessuno, meno siamo visibili, meglio è" non potevo dargli torto, Zeus era sicuramente in agguato.

Camminai lungo quei corridoi come un uomo al patibolo, Levi davanti a me, camminava fiero, la testa alta, il solito ghigno sul volto, lo avevo osservato spesso in quei giorni trascorsi assieme, fino ad arrivare ad ammirarlo, a provare un senso di rispetto e gratitudine, avrei voluto essere come lui, non aver paura di niente, avere la forza di affrontare tutto ciò che mi stava attendendo con la sua tempra, eppure per me ogni passo si rivelava sempre più pesante e angosciante.

"Eren, stai tranquillo" lo vidi porgermi una mano, andando a stringere la mia. Ora tutto mi sembrava meno difficile.

Giungemmo al portone d'ingresso, in tutto quel tempo non mi era stato permesso di varcarlo, sospirai quando misi piede all'esterno di quelle mura, tutto stava divenendo realtà troppo in fretta.

L'esterno della villa era piuttosto anonimo, nulla di particolare che segnalasse che li abitasse un Dio, niente fronzoli, niente cose troppo vistose, era una villa anonima, simile a molte altre che stavano poco più in basso, ai suoi piedi infatti, sorgeva un piccolo paesello, poche case sparse qua e là, che siano quello che Kuchel mi aveva fatto vedere nella sua visione?

Incantato da tutto quelle novità, neanche mi accorsi che ad attenderci, proprio nel cortile dinanzi alla villa, vi erano due maestosi cavalli neri, era sicuramente mattino presto, in quanto il loro colore si fondeva con il buio della notte, il sole non era ancora sorto, e la luna, alta in cielo, sembrava che mi osservasse.

Atlantia [ErenxLevi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora