Ho dipinto il silenzio.
Una linea bianca su una tela scura,
in una cornice di luce
che cancella il buio.Ieri dopo la fine delle lezioni io e Will siamo tornati insieme al campus, ho scoperto che abita nell'edificio accanto al mio e che è logorroico, ma in effetti questo lo avevo già sospettato pochi minuti dopo averlo conosciuto.
In quei 500 metri che mi separavano dalla mia stanza ne ha approfittato per raccontarmi la storia della sua vita, per lo più era un continuo vantarsi della sua intelligenza o del suo successo con le ragazze, intervallato da piccoli sprazzi in cui chiedeva la mia opinione su qualcosa, ma non andava mai a finire bene: la pensiamo in modo diverso su tutto o quasi, per cui ogni conversazione di questo tipo sfociava puntualmente in una discussione.
Sento che io e questo neozelandese finiremo spesso per litigare come cane e gatto, nonostante tutto però la sua personalità così estroversa e sicura di sé mi incuriosisce, vorrei avere un briciolo delle sue convinzioni e invece mi ritrovo con questo carattere chiuso e insicuro che odio profondamente.
Stamattina sono in ritardo, non riesco neanche a fare colazione, maledetta sveglia che non fa bene il suo lavoro, entro in cucina e afferro al volo un pacchetto di biscotti e quasi mi metto a correre per le scale del dormitorio rischiando di cadere, come al solito sono talmente fortunata che ho trovato l'ascensore occupato.
Arrivo davanti al portone dell'università che ho quasi il fiatone, non ho corso ma poco ci è mancato, mi guardo attorno con aria smarrita, mi sono appena resa conto che non ricordo come arrivare all'aula di storia senza perdermi, per fortuna ho fatto presto e ho ancora dieci minuti per cercarla.
Mentre sto quasi per varcare la soglia dell'enome portone d'ingresso Josh arriva a togliermi dall'impaccio, mi circonda le spalle con un braccio e mi augura il buongiorno, sorprendendomi con quella manifestazione improvvisa di dolcezza. Ieri non mi era sembrato un tipo così espansivo e invece adesso mi guarda con quei suoi occhioni nocciola e mi fa quasi venire voglia di abbracciarlo di rimando.
Quasi.
Io e le manifestazioni d'affetto non andiamo esattamente d'accordo, soprattutto con gente che ho conosciuto da poco meno di ventiquattro ore.
«Agatha, tutto bene? » Josh mi sta sventolando una mano davanti agli occhi, probabilmente mi ha appena chiesto qualcosa, ma non stavo prestando attenzione, di prima mattina portare avanti una conversazione di senso compiuto per me equivale a scalare una montagna.
«Scusa Josh, stavi dicendo?» cerco di utilizzare un tono dolce, per farmi perdonare la distrazione.
Scuote la testa rassegnato e mi ripete la domanda accennando un sorriso: «Ho chiesto: perché hai quell'aria trafelata e le guance rosse? Ci hai appena dato dentro con qualcuno?»
Quasi sobbalzo a quella supposizione, immagino la scena nella mia mente e mi viene da ridere, a parte Daniel non mi ha mai baciata nessuno e anzi ultimamente non lo fa più neanche lui, contatto fisico questo sconosciuto, infatti chi ci guarda da fuori spesso ci scambia per amici, o addirittura per fratello e sorella, persino mia madre.
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AGATHA
General FictionQuando hai vent'anni come Agatha, non sai mai dove ti porterá il cuore. Proprio come la pietra preziosa di cui porta il nome, Agatha è una ragazza forte, indistruttibile, che pur avendone passate tante continua a guardare la vita con ottimismo, cer...