Quando hai vent'anni come Agatha, non sai mai dove ti porterá il cuore.
Proprio come la pietra preziosa di cui porta il nome, Agatha è una ragazza forte, indistruttibile, che pur avendone passate tante continua a guardare la vita con ottimismo, cer...
"Lei era Una potenza della natura E nessuno che Riuscisse a capirla"
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Cerco con lo sguardo il tavolino che hanno scelto e lo raggiungo lentamente, è in un angolo di quell'immenso locale, accanto ad una finestra che regala la vista su di una vietta laterale. Mi accomodo tra i miei amici, con Josh a sinistra e William a destra, 'chissà perché finisco sempre in mezzo' mi chiedo.
Nella mia mente quanto accaduto poco fa con quella ragazza si ripete in loop, ancora e ancora, senza sosta, come la pellicola di un film che si è inceppata.
Ad alcuni potrebbe sembrare nulla, in fondo cos'ha detto di male? Ha solo sottolineato un'ovvietà: ho i capelli rossi, e allora? E allora perché fa così male? Cos'ha quella frase di così tagliente per me?
I ricordi che porta con sè, ecco cosa: episodi che ancora oggi, a distanza di anni, fatico a seppellire nel cimitero del passato, mi si sono incollati alla pelle come macchie d'inchiostro, come tatuaggi indelebili e niente di ció che ho provato è riuscito a cancellarli. A sbiadirli forse, a renderli meno dolorosi, ma ci sono ancora, restano, sono più forti di me e devo continuare a farci i conti ogni dannato giorno per non lasciarli riemergere, per non permettergli di soffocarmi.
Sono esperienze legate a quando avevo dai dodici ai quattordici anni, a quando ero un'Agatha totalmente diversa, sorridente, solare, entusiasta della vita, a quando ancora vedevo solo il buono nelle persone.
Che ingenua che ero.
Ma l'ho capito presto, forse troppo, che di buono nella gente non c'è quasi nulla, tutti mossi dall'egoismo, dai secondi fini e come diceva Pirandello: "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti".
Ci ho messo un po', ho dovuto farmi calpestare prima di arrivarci, ma posso dire di averlo imparato adesso e mentre osservo i miei amici sorseggiare soddisfatti i loro frappuccini al cioccolato mi chiedo se anche loro indossino una maschera, mi chiedo chi siano davvero, se possa fidarmi di loro o se finiranno per ferirmi come tutti gli altri.
Ho una paura fottuta di quest'ultima opzione, ecco perché di solito scappo dalle persone o non permetto loro di conoscermi realmente, la vera Agatha è troppo fragile per sopportarlo ancora, la falsa Agatha invece ci è abituata, ha lo sguardo duro e il viso perennemente imbronciato, sembra che se ne freghi del mondo e dei dei suoi giudizi, sembra che nulla possa toccarla, ma non è così.
Magari lo fosse.
«Agatha, perchè non ci parli un po' di te» mi chiede improvvisamente Will, nel suo tono stavolta non c'è nulla di brusco, sembra realmente interessato alla mia risposta.
Vorrei ribattere che non ho alcuna voglia di parlare di me, specialmente in questo momento, specialmente con l'umore cupo che mi ha travolta, perdo tempo, lascio che sia il silenzio a rispondere per me, ma di silenzioso in questo locale non c'è nulla. Un sottofondo musicale e decine di conversazioni che si mischiano tra loro, diventando cacofoniche: bambini che urlano, ragazzi che ridono e poi ci siamo noi, il nostro silenzio stona e fa quasi più rumore di tutti quei suoni messi insieme.