Quando hai vent'anni come Agatha, non sai mai dove ti porterá il cuore.
Proprio come la pietra preziosa di cui porta il nome, Agatha è una ragazza forte, indistruttibile, che pur avendone passate tante continua a guardare la vita con ottimismo, cer...
Mi ricordi Il buio e la luce assieme, L'azzurro del giorno E il nero della notte. Tutto racchiuso in quegli occhi Freddi come il ghiaccio Ardenti come il sole Sei l'opposto che genera l'armonia.
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Questa sera, circondato solo dal frinire delle cicale e dal sottofondo musicale che lieve arriva fin qui, William sembra aver perso la sua caratteristica principale: il sorriso.
Lo vedo stringere con forza il suo cellulare, lo sguardo inchiodato sullo schermo, sembra così vulnerabile visto da qui che faccio quasi fatica ad associarlo al ragazzo spavaldo che ho conosciuto durante questa settimana.
Mi avvicino con calma, come fanno i domatori quando hanno a che fare con una bestia selvatica, perché è così che mi appare, sconosciuto e misterioso e non ho idea di come potrebbe reagire alla mia presenza qui.
Un incontro casuale, voluto senza dubbio dal destino, che probabilmente ha in serbo un qualche piano per noi, un disegno per ora sconosciuto, che ci sarà svelato solo dallo scorrere del tempo.
«William» richiamo la sua attenzione risvegliandolo da quella specie di trance in cui era caduto, lo vedo staccare finalmente gli occhi dallo smartphone e posarli su di me; gli stessi occhi sono tinti di rosso, forse a causa delle lacrime che ha versato o dell'erba che ha fumato prima di venire qui. Chi può dirlo?
«Agatha», esordisce con tono malfermo, «Che ci fai qua?» la sua attenzione viene di nuovo catturata dall'oggetto che stringe tra le mani, emette una vibrazione e lo schermo torna ad illuminarsi; il volto di Will si fa ancora più tirato, la sua tristezza è così tangibile che quasi mi contagia.
«Sei tu quello seduto da solo, di notte, nel bel mezzo di un prato, in realtà » stuzzicarlo è più forte di me, voglio veder riemergere di nuovo quella fiamma che sprigiona anche quando discutiamo per delle sciocchezze, ma stasera questo ragazzo pare essere stato scolpito nel ghiaccio.
«Hai ragione» sussurra, deve essere successo qualcosa di estremamente grave se ha appena pronunciato una frase in cui mi dava ragione con così tanta leggerezza.
Gli offro la mano invitandolo ad alzarsi, sembra rifletterci su per un po', osservando il mio arto teso verso di lui come se fosse qualcosa di alieno. Poi finalmente lo afferra, con più forza del previsto, tanto che devo fare un passo indietro per non rischiare di cadere.
«Andiamo a farci un giro, ti va?» propongo, camminare di solito mi aiuta a schiarire i pensieri e spero sarà così anche per lui. Annuisce, guardandosi intorno spaesato, non parla, semplicemente inizia a camminare scegliendo a caso la strada da percorrere.
Non sono abituata al suo silenzio, mi mette quasi in imbarazzo, non intendo forzarlo a parlarmi di quello che gli sta succedendo, ma non so in che altro modo riempire questo strano e inusuale vuoto.