CAPITOLO 2: L'ALTALENA ED IO

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Le ore passavano ed io piangevo...

L'idea che tra qualche ora il cielo tornava ad essere scuro mi rabbrividiva. Non sapevo che fare ma sapevo che non potevo star li a braccia conserte. Avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse, che mi consolasse e che si fidasse di me ma, nessuno era li con me ed ero sola seduta in un campo di fieno, su un'altalena che per ogni lancio emanava un rumore stridulo che straziava le orecchie, cercando una meta che mi facesse dimenticare tutto.

Era un giorno cupo senza un filo di vento o un raggio di sole, stava per piovere ed io mi consolavo con Mr.Hope, stava li poggiato su un fascio d'erba, era l'unico che sapeva tutti i miei problemi e non mi giudicava MAI.

Cominciò a piovere ed io scappai sotto un abbandonato chiosco ma, avvolta della fretta, lasciai Mr.Hope lì al freddo e sotto la pioggia. Aspettai pochi secondi prima di correre a prenderlo, arrivai,tutta bagnata e stanca. Lui non era li dove lo avevo lasciato. Lo cercai dappertutto ma di Mr.Hope non vi era traccia.

La pioggia svanì ed io mi appisolai sotto l'unico albero non bagnato.

Erano le 16:28 quando riaprii gli occhi e... Oh... Lui era li che mi fissava, d'altronde come faceva sempre, ma non dove lo avevo lasciato, era sull'altalena su cui ero seduta io.

"È impossibile!" ripetevo nella mia mente, e tornai a casa.

Arrivai alle 16:54 e a non mancare le urla di mia madre ma, le ignorai e mi diressi nella mia camera, mi sembrò tutto così diverso, cupo e buio.

Mi accasciai sul letto e feci l'unica cosa che mi riesce meglio: "PIANGERE".

Sentivo il bisogno di confidarmi con qualcuno ma non c'era nessuno in grado di capirmi...

Mi giravo e rigiravo nel letto con paura di addormentarmi ma fu più forte di me ero stanchissima e avevo un bisogno assoluto di riposare, e fu cosi, chiusi gli occhi e mi lasciai andare...

Era notte e non sapevo bene se era un sogno o realtà. Tutto sembrava come in un film, uno di quei film horror che si sognano la notte, che solo al pensiero ti vengono i brividi, si proprio quello.

Tutto era come nella realtà ma quel qualcuno o qualcosa era tornato, per una ragione di cui non sapevo il motivo, era arrabbiato e anche molto.

Mi alzai dal letto, e corsi nell'unico posto dove nessuno sarebbe mai potuto arrivare, nel mio covo segreto, dentro il mio armadio. Un qualcosa mi toccò...

Scappai spaventata.

Nella fretta rovesciai la tazza di mia sorella a cui teneva così tanto.

Passarono ore, sarà uno strano caso ma erano proprio le 02:18 quando tornai nella mia camera, cercai nel buio il mio letto, e mi addormentai.

LA FALSA FOLLIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora