Prime Lezioni

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Capitolo 6

Prime Lezioni

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“Guarda lì!”

“Dove?”

“Vicino a quello alto coi capelli rossi e la ragazzina castana.”

“Quello con gli occhi verde intenso?”

“Mi ci perderei …!”

“E la cicatrice, l’hai vista?”

“Merlino quanto è figo!”

Quella mattina, da quando Harry ebbe lasciato il dormitorio, fu inseguito dalla solita miriade di bisbigli. Se li era aspettati. Infondo, era la prima volta che il mondo magico aveva l’opportunità di vedere Harry Potter. Aveva indossato la sua divisa di prima mano, aggiustato quasi del tutto la sua vista con un semplice incantesimo, e svegliato i suoi compagni per andare a lezione. La Sala Comune era stata affollatissima: tutti quanti erano stati disposti a trattenersi dall’andare a colazione, anche a costo di arrivare in ritardo alle loro lezioni, solo per dare un’occhiata al mitico Harry Potter.

Nei corridoi tutti quanti cercavano di vederlo, anche solo di sfuggita, a volte dando spintoni alla gente. Ma questa volta Harry era pronto. Non era un pivellino del primo anno, timido e intimorito dall’imponenza del castello e dall’inizio delle lezioni. Camminava nei corridoi a testa alta, con un’aria di importanza che aveva acquisito negli anni, e la gente, percependo che non era un novellino, si scansava per farlo passare. Ron e Hermione lo seguivano, ammirando la sua sicurezza e la sua aria di confidenza, cercando di non essere da meno, ma non riuscendo a nascondere i loro timori bene quanto Harry.

Ma non sapevano che Harry, in quel momento, non aveva timori, paure, o incertezze. Infondo poteva lui, Harry James Potter, figlio di uno dei grandi Malandrini, avendo speso sei anni della sua vita tra quelle mura, esplorandole quanto, se non più, di Voldemort stesso, aver mai il timore di perdersi? Poteva mai aver paura delle prime lezioni, lui che aveva duellato contro Voldemort più volte di quante ne capitasse ad un Auror, ed essere sopravvissuto per raccontarlo?

E poi il giovane viaggiatore temporale era di buon umore quel giorno. Quella settimana non avrebbe avuto lezione con Piton, cosa che gli dava altro tempo per prepararsi a dovere.

Il trio fece il suo ingresso in Sala Grande, non passando di certo inosservato. Le orecchie di Ron si fecero scarlatte e lui e Hermione abbassarono lo sguardo. Harry invece sorrise cercando di rassicurarli, guidandoli fino al tavolo dei Grifondoro, salutando allegramente tutti i compagni che incontrava strada facendo.

Una volta seduti tutti e tre, iniziarono a riempirsi i piatti di cibo. Ron presto si dimenticò dell’imbarazzo mentre si abbuffava, ma Hermione continuava a tenere lo sguardo basso, un leggero rossore sulle guance.

Harry alzò un sopracciglio, “Che c’è che non va?”

Hermione sussultò, colta di sorpresa. Si guardò un attimo intorno prima di tornare a posare lo sguardo su Harry, “N-niente, è solo che … ci guardano tutti!” spiegò con voce leggermente nervosa.

Harry scosse la testa mordendosi il labbro inferiore. Non aveva previsto che piccoli cambiamenti come il suo non essere timido avrebbero attirato così tanta attenzione. A quanto pareva, aveva fatto bene a restare anonimo la prima volta.

“Correzione, mi guardano tutti. Davvero Hermione, non capisco quale sia il problema. Infondo che c’è di male?” le chiese. Poi però si rispose da solo. Infondo, neanche a lui era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione nel suo tempo, no? Aveva avuto anni per abituarsi. Ron e Hermione erano sempre state persone comuni; questo doveva essere difficile per loro.

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