Una Serata Movimentata,

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Capitolo 7

Una Serata Movimentata

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Albus Silente era seduto nel suo ufficio. Era fiero del fatto che di solito era sempre a conoscenza di tutto, e niente oramai poteva scioccarlo. Erano gli altri che venivano da lui, perché lui sapeva tutto, aveva sempre una soluzione, sempre una risposta.

Ebbene, quel giorno non ne aveva.

Severus gli aveva comunicato la notizia che più lo aveva scioccato nell’ultimo decennio. I Goblin avevano giurato lealtà a qualcuno per la prima volta in cinquecento anni! La curiosità e la preoccupazione lo avevano assalito e aveva subito domandato altre informazioni. Ma quando aveva chiesto al maestro di pozioni con chi era stato stipulato il patto, l’uomo aveva esitato e aveva risposto che non lo sapeva.

Albus aveva deciso di credergli; Severus non avrebbe mai osato mentirgli, si fidava di lui.

Così il vecchio preside aveva cominciato a fare ricerche sulla Gringott ed aveva scoperto che quell’estate la banca aveva chiuso per due ore: un evento più unico che raro. Aveva la sensazione che qualcosa di grande stesse accadendo nel mondo magico, qualcosa che neanche lui riusciva a comprendere.

Qualunque cosa fosse, stava coinvolgendo anche i Goblin.

Albus si mise in bocca una goccia di limone e la succhio, lasciando che il sapore acido e dolce gli solleticasse il palato. Ebbe la certezza che di qualunque cosa si trattasse, doveva farsi coinvolgere anche lui.

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Harry si sentiva uno schifo. Aveva appena iniziato a mettere in atto il suo piano e Piton, e probabilmente anche Silente, già sapevano che aveva stretto un’alleanza con i Goblin. Doveva raddoppiare i suoi sforzi in Occlumanzia. A pranzo diede appuntamento ai suoi amici Grifondoro alla tre meno un quarto nella Sala d’Ingresso e poi si diresse verso il tavolo dei Serpeverde.

Draco non si stava dimostrando troppo male, a parte le occasionali battute acide in stile purosangue. Nott aveva preso le distanze; probabilmente i suoi genitori gli avevano ordinato di stare alla larga da Harry. Zabini invece era piuttosto socievole quando non faceva l’arrogante e Daphne continuava a comportarsi in modo stranamente gentile.

Mentre mangiava della torta alla melassa, Harry sentì addosso uno sguardo piuttosto arrabbiato. Alzò lo sguardo e incrociò quello verde di Derek Lawns, accanto a Jeremiah Lestrange. Entrambi lo stavano guardando malissimo.

Abbassò subito lo sguardo sul suo cibo. Diamine! Non poteva farsi piacere dagli anni più piccoli e lasciarsi escludere da quelli più grandi. Erano quelli più grandi che avrebbero partecipato alla guerra in caso fosse ricominciata.

Sospirando, salutò i suoi compagni Serpeverde, lanciando un’occhiata eloquente a Draco, per ricordargli del loro appuntamento. Il biondo annuì e poi tornò al suo cibo.

Harry lasciò la Sala Grande con passo sicuro, incurante degli sguardi di tutti sul grande Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Camminò casualmente per i corridoi, conoscendoli meglio di chiunque, persino dei Malandrini e dei gemelli Weasley. Arrivò al quarto piano: doveva controllare quel passaggio della quale gli aveva parlato Remus e le sue condizioni. Dietro lo specchio c’era un enorme atrio che conduceva poi a un corridoio; alla fine di questo c’era una porta che portava a Hogsmeade.

Il giovane viaggiatore temporale lo trovava un buon posto per fare delle riunioni con i suoi compagni o per sgattaiolare al villaggio ed oltre i confini del castello. Sicuramente era più comodo del passaggio della strega gobba. E soprattutto era meno segreto della Stanza delle Necessità: meno persone erano a conoscenza di quella stanza e meglio era. Non si sentiva pronto per dirlo a Ron e Hermione: sarebbero sgattaiolati nel bel mezzo della notte per utilizzarla per dei capricci o scopi futili.

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