Capitolo 20.

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Il liquido frizzante scivola lungo la mia gola e non posso evitare di fare una smorfia.

"Sei proprio la depressione." Dice la voce delicata della ragazza alla mia destra.

"Beh, che ci vuoi fare." Le rispondo scoccandole uno sguardo di sfida.

"Non so il tuo nome." Dice togliendosi il cappello e poggiandolo sul bancone davanti a noi. I lunghi capelli lucenti le ricadono disordinatamente sulle spalle.

"Non te l'ho detto."

"Per questo te lo chiedo." Dice ruotando gli occhi al cielo e ordinando un bicchiere di coca cola.

"Evan." Dico ridendo riguardo il fatto che ha evitato di prendere alcolici.

"Jasmine." Dice prendendo un sorso dalla sua bibita.

"Sembri una bambina." Dico facendo cenno alla sua coca cola.

"Non lo sembro, sono astemia, il che è da persone mature." Dice soddisfatta.

Dopo quella sua affermazione, non le dico più nulla. Nella mia mente c'è sempre e solo Renesme. Ho provato a dimenticarla, ma non posso. È impossibile.

Jasmine, dopo aver pagato, si dirige verso l'uscita, ma io, istintivamente le blocco il polso. Non so nemmeno perché io l'abbia fatto.

"Ci rivedremo ancora?" Le parole mi escono di bocca prima che io le possa fermare. Un dolce sorriso le si forma sulle labbra. La fioca luce del locale mi rende difficile osservare i suoi occhi.

"Solo se il destino lo vorrà."

"Non credo nel destino."

"Allora vedremo." Dopo quelle parole a passo svelto scompare dalla mia vista.

Finisco il mio drink e esco dal bar per avviarmi verso casa. L'aria è talmente pungente da essere fastidiosa. Jasmine è forte. È divertente e si vede che è una ragazza che non si fa mettere i piedi in testa. Posso ancora sentire il suo odore, così dolce e allo stesso tempo amaro.

Credere nel destino è così talmente stupido. Il destino ti frega soltanto, non può esistere. Le cose accadono perchè devono accadere. Come la morte di Renesme. Non era destino che lei doveva morire.

Vorrei tanto tornare indietro nel tempo e tenerla tra le mie braccia. Io la amo ma l'ho capito troppo tardi.

Il rumore del motore delle macchine rieccheggiano per le strade della città. Le luci dei lampioni sono fioche e rendono il posto poco luminoso.

Appena arrivo davanti la porta del mio appartamento infilo la mano screpolata dal freddo nella tasca dei miei jeans e afferro le chiavi per entrare.

Spontaneamente vado in bagno. Non mi tolgo nemmeno le scarpe e la giacca. Apro l'armadietto dei medicinali e afferro dei sonniferi. Prima di andare in camera mi guardo allo specchio. Sono lo schifo più totale. Ho le occhiaia sotto gli occhi e più mi guardo, più penso che la causa della morta della mia ragazza, sia io.

Spengo la luce del bagno in modo automatico e dopodiché mi siedo sul bordo del mio letto dalle coperte blu scuro. Apro i medicinali e li spargo su tutto il materasso.

Adesso ci siamo solo io, le pillole, il ricordo di Renesme e il suicidio.

Spazio autrice:

Raga scusate se è da mesi che non aggiorno, ma ho avuto un blocco allucinante. Poi con l'inizio della scuola mi è un pò difficile passare il tempo a scrivere.

Questo capitolo l'ho cominciato a scrivere a dicembre, ma tra studio, basket e roba varia, non aprivo mai wattpad.

Mi dispiace così tanto. Comunque che ci crediate o no, sto pensando di scrivere una storia su Nash.

Altra notizia, ieri sono andata al concerto di Ed, aw è stato straperfetto.

Poi, bho non so che dirvi ahaha mi aspetto dei vostri voti e commenti, così da sapere che ci siete ancora, aw.

Alla prossima, baci, Veronica.

Monster. (Sequel of Devil. )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora