Capitolo 23.

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Evan's Pov:
La tazza mi scivola dalle mani provocando un tonfo. Mi si forma un groppo alla gola e il cuore aumenta il battito. Resto immobile ad osservare quella ragazza che credevo fosse morta. Non so come agire, ma in men che non si dica, scompare. Sbatto ripetute volte le ciglia, con la speranza di rivederla.

Mi avvicino alla finestra e agitato cerco il suo sguardo.
Era diversa, completamente. Quasi non la riconoscevo. Non aveva più quel viso così delicato e angelico. Era completamente trascurata e triste.
Aveva dolore negli occhi, la pelle pallida e piena di segni. Era come me.

Voglio rivederla, devo farlo.

Renesme's pov:
Nel suo sguardo c'era solo paura. Non era felice di vedermi, per niente, ma come biasimarlo. Sono diventata un mostro, era completamente terrorizzato.
Non posso fargli questo, non se lo merita, non da me.

Calde lacrime scivolando lungo le mie guance fino alle labbra. Sento il sapore salato in bocca e poggiando la schiena contro un albero, faccio cedere le mie gambe fino a sentire l'erba fresca bagnarmi le ginocchia.

Tra un singhiozzo e l'altro, vedo le vene delle braccia gonfiarsi e diventare color violaceo, come se il sangue stesse scorrendo in modo violento e veloce.

Caccio un urlo e con foga ficco le unghie nella carne per poi tirare. Goccioline di sangue scivolano sul prato verde e con rabbia continuo a provocarmi dolore. Non ce la faccio più. Non reggo tutto questo. Voglio solo morire, per non sentire più alcuna emozione.
Se dovrò convivere con questo peso così grande, preferisco privarmi della vita una volta per tutte.

Evan's Pov:
Non me la sono immaginata, so che non è così. È solo scappata, aveva paura. Anche io ne avevo, ma ora non più. Ora voglio solamente guardarla, abbracciarla e dirle che andrà tutto bene.

"Ei, ho sentito la tazza rompersi, va tutto bene?" Dietro di me sento la voce squillante di Jasmine. È preoccupata, ma non voglio che lei sappia niente. Mi giro e le sorrido dolcemente.

"Va tutto bene, tranquilla." Dico senza troppi giri di parole. Non la vedo molto convinta, quindi mi avvicino e la stringo in un abbraccio.

"Mi è solo scivolata di mano." Continuo nei suoi capelli. Ha un odore dolce, vaniglia mischiata con il miele. Timidamente incrocia le braccia intorno al mio bacino e poggia il suo orecchio sul mio petto. La accarezzo lentamente e le do un bacio sulla testa.

"Devo uscire un attimo, tu resta qui." Le dico in modo tranquillo. Non voglio mentirle, ma sento il bisogno di proteggerla.
Annuisce e scioglie l'abbraccio. Quasi ci rimango male.

Mi vesto velocemente, prendo le chiavi di casa ed esco.
Devo trovarla, assolutamente.
Le mie gambe corrono spedite verso una direzione a me ignota. Non so bene dove andare, devo solo seguire il mio istinto.
Sento la sua voce spezzarsi in dei singhiozzi. Ho bisogno di vederla, di asciugare le lacrime su quel viso delicato.

La vedo coprirsi il viso con le mani e prima di avvicinarmi a lei, la osservo bene. È così bella anche se coperta dal male. Non appena vedo il suo braccio sanguinare, corro verso di lei. Le ho fatto io questo e io la guarirò.
Mi piego sulle ginocchia alla sua altezza, le afferro i polsi svelando il suo viso in lacrime. La guardo dritta negli occhi, voglio che lei si senta al sicuro. Con i polpastrelli le accarezzo delicatamente gli zigomi e lei finalmente mi guarda negli occhi. Sono arrossati è leggermente gonfi, ma questo contrasto fa sì che i suoi occhi siano più blu e più luminosi del solito. Vorrei poter assorbire tutta la sua tristezza per rivedere finalmente il suo viso più rilassato e felice.

"Adesso penso io a te." Le dico per poi stringerla forte tra le mie braccia. Sento il suo respiro sul collo e le calde lacrime bagnarmi la maglietta nera. Piano piano la sento rilassarsi e il suo respiro diventare sempre più tranquillo. Gioco con le punte dei suoi capelli e poggio le labbra sulla sua fronte per darle un lungo bacio.

"Devi andartene."Con le mani mi da una leggera spinta e si alza di scatto da terra asciugandosi col dorso della mano le ultime lacrime in viso. Mi guarda per poi abbassare lo sguardo verso terra. Non vuole davvero che io me ne vada, solo non me lo sa dire.
Mi avvicino a lei cercando di avvolgerla in un abbraccio, mafa un passo indietro andando a sbattere contro il tronco dell'albero alle sue spalle.

"Non me ne vado." Le dico cercando le sue iridi azzurre. È nervosa e tremendamente triste. Lo noto sia dai suoi occhi sia dal fatto che non riesce a smettere di tormentarsi. Le ferite che si era procurata con le sue stesse mani, si sono rigenerate in poco tempo. Ha indosso una felpa che è palesemente più grande di lei, tanto da tenere nascosto per bene il suo corpo. Gli jeans sono attillati e per la prima volta mi rendo conto di quanto le sue gambe siano sottili. Forse è solamente molto dimagrita perché non ricordo lei sembrasse quasi che stesse per scomparire. Ha gli zigomi sporgenti e le guance scavate, quasi taglienti. I suoi grandi occhi, un tempo luminosi, sono incorniciati da profonde e calcate occhiaie e la sua pelle è di un bianco pallido. È trascurata, ma la sua bellezza non si smentisce in egual modo.
La sua pelle, per quanto bianca, è ricoperta da segni ormai indelebili. Ma in tutto ciò, la cosa peggiore è che dei suoi occhi azzurri e lucenti, solo uno ha mantenuto il colore. L'occhio destro è di colore rosso sangue. Quel rosso così forte e accecante che potrebbe trafiggere chiunque. Un occhio che crea un contrasto unico col suo viso angelico e delicato. So però cosa sta succedendo a quel corpo così esile da sembrare fragile.

"Ti farò del male, lo sai." Dice continuando a tenere lo sguardo fisso sulle sue scarpe rovinate. Ha paura, lo sento, ma come biasimarla. Le ho dato ciò che non poteva gestire e l'ho fatto egoisticamente. Me ne assumo tutte le colpe anche se so che in realtà è lei quella che si sente responsabile di tutto. Scuoto la testa e non posso non farle un debole, ma sincero sorriso.

"Vieni con me e non soffrirai più." Continuo io. Ho in mente un piano per guarirla, per farle toccare la felicità, ma soprattutto la libertà.

Lei mi prende la mano, chiude gli occhi e fa un sorriso. Si alza in punta di piedi e mi da un casto bacio sulle labbra. Mi era mancata, le sue labbra sempre dolci mi erano mancate.

L'occhio rosso indica una fase in cui nessun mio antenato era arrivato. È la fase del dolore. La fase precedente alla morte e fin qui ci si arriva soltanto quando, colui che è affetto da questo destino, si rifiuta di uccidere. Nessuno è mai arrivato fin qui e io ho poco tempo per salvarla.

Angolo autrice:
Eccomi nuovamente qui con un altro capitolo! Ci ho messo un pò a scriverlo perché non sapevo bene come alimentare il tutto.

Spero vi piaccia e sono sia lieta che dispiaciuta di informarvi che mancano due o tre capitolo alla fine.
È stato un lungo percorso, durato quasi due anni. Ho amato molto questa storia, ma soprattutto scriverla. Nel corso di questi due anni però, ho cambiato il mio modo di scrivere, sono migliorata e ciò lo si può anche notare dai primissimi capitoli che ho scritto, quasi mi sembrano banali.  Comunque, non ho voluto rivederli perché trovo che non sia il caso, dato che comunque prima avevo un altro stile e lo voglio tenere, come dire, come un ricordo.

Volevo ringraziarvi per i voti e i commenti che mi lasciate, li apprezzo davvero tantissimo, ma soprattutto ciò che dite mi diverte assai.

Un'ultima cosa, per non divagare, andate a leggere "Complicated", un mio libro cominciato da non molto e del quale vorrei sentire, o meglio leggere, dei vostri pareri.

Alla prossima, vi adoro, come sempre! ❤️

-Vero.💛

Monster. (Sequel of Devil. )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora