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Non seppe esattamente quando si addormentò. Solitamente aveva un sonno molto leggero e raramente si appisolava in posti che non riteneva sicuri. Aveva brutti ricordi di risvegli piuttosto traumatici da ragazzino e aveva imparato a non fidarsi del sonno, ad essere sempre vigile. Tuttavia non dormiva decentemente da almeno una settimana. La stanchezza, il dolore fisico, lo stress di stare sempre allerta, l'adrenalina, tutto contribuiva a stremare il suo corpo finché involontariamente cadde preda del sonno su quella panchina, in una posizione scomodissima, chiedendosi fino all'ultimo secondo di coscienza cosa ci fosse andato a fare in quel posto. Cosa ci era andato a fare? Che cosa si aspettava di trovare? Era stato mosso da un istinto a cui non sapeva dare una spiegazione fino al locale, un vuoto dentro di sé che spingeva per essere colmato dall'unica cosa che sembrava poterlo riempire. Xiao Xingchen era l'unica persona che non era stato in grado di dimenticare. Chiunque nella sua vita era arrivato e se ne era andato con la stessa velocità di un passaggio di pensieri. Se ricostruiva la sua vita, questa non era che in continuo spostarsi da una persona all'altra, come se cercasse un posto, senza mai trovarlo. Persino sua madre era stata accantonata e dimenticata, ogni figura della sua vita non era un tassello che cercava di incastrarsi, ma non avendo la forma adatta a lui si staccava. Invece Xiao Xingchen si era incastrato nella sua vita e non era in grado di allontanarlo dai suoi pensieri. Lo aveva cercato in tutte le persone che aveva usato per riempire la mancanza che gli aveva lasciato. Era sempre lì a ricordargli a cosa aveva volutamente rinunciato e Xue Yang aveva cominciato quasi ad odiarlo perché continuava a giudicarlo persino quando non c'era. Quel suo rifiuto era l'unica macchia perenne che gli avesse mai lasciato. Per questo i suoi piedi lo avevano portato lì nel momento in cui si era trovato solo, senza un posto dove andare, senza una qualsiasi aspettativa per il domani. Ma si diceva che non lo aveva fatto per quello. Non lo aveva cercato perché lo salvasse. Si disse che era venuto lì perché Xiao Xingchen gli dava l'idea di essere l'unico che lo avrebbe ripreso. Pensò che fosse lì unicamente per usarlo come tutti gli altri, pensando che fosse l'unico rimasto a disposizione. Era sempre stato così bravo a mentire persino a se stesso. Con tutti quei pensieri in testa si era addormentato, sfinito, ma mantenendo sempre il suono vigile. Quando una mano lo scosse, il primo istinto fu muovere la mano e afferrare il polso dello sconosciuto, stringendolo con forza e aprendo gli occhi di scatto. Si tirò su di botto, allontanando la mano con forza, ma il movimento fu troppo veloce e il dolore alle varie botte che aveva preso lo portò ad emettere un gemito e piegarsi su se stesso, tenendo una mano premuta sul petto. I suoi neuroni si svegliarono di botto e solo allora riconobbe la voce che lo aveva chiamato e mise a fuoco Xiao Xingchen. Possibile che fosse stato così fortunato che tra tutti, nel sonno, lo sconosciuto che gli si era avvicinato fosse proprio lui? Non è che stava ancora sognando? Con l'adrenalina in corpo, respirando velocemente, lo mise a fuoco ancora meglio. Quel bel viso delicato, i capelli morbidi e gli occhiali erano inconfondibili. Quel fisico asciutto e slanciato, gli abiti curati. Era proprio Xiao Xingchen. Anche lui che non credeva nel destino trovò incredibile e comico quello scherzo del fato. Lo aveva desiderato ed era arrivato, nonostante fosse stato così deciso nel cacciarlo. Se non fosse stato svegliato di botto, avrebbe riso di gusto di quella situazione.
«Sei tu.» constatò tornando ad assumere una posizione rilassata. «Potevi essere solo tu, con quel tocco delicato sulla spalla di un barbone che dorme su una panchina.»
Da che si erano divisi l'ultima volta, niente era cambiato in lui. Si sorprese, non senza un certo fastidio, di aver impresso così bene nella mente la sua immagine da sembrargli che fossero passate poche ore, e non mesi, dal loro ultimo incontro.
Ricordava perfettamente i suoi lineamenti, li aveva cercati in tanti altri, ricordava la sua voce tanto da riconoscerla in un istante e ricordava con quanta delicatezza toccava le persone, a differenza del suo modo aggressivo con cui lo aveva baciato l'ultima volta. Era davvero stupido, quel ragazzo. Nonostante fosse stato così crudele con lui, lo aveva visto su una panchina e si era avvicinato. Probabilmente non era riuscito a ignorarlo. Una persona del genere, Xue Yang si chiese come potesse esistere a quel mondo e come non fosse ancora stato rovinato, distrutto e deviato da tutto il marcio che si nascondeva dietro sorrisi ancora più falsi di quelli che era capace di mostrare Jin GuangYao.

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