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Una volta che qualcosa si lacera, riparare lo strappo è pressoché impossibile. Banalmente, anche su un semplice pezzo di stoffa, persino il sarto più bravo trova difficoltà a fare sparire i segni dello strappo. Si può solo immaginare quanto sia difficile ricucire i lembi di un rapporto che si è completamente lacerato, caduto a terra e rotto come un vaso di cristallo. Xue Yang non aveva capito l'entità del danno che aveva causato finché vide Xingchen voltare la testa dall'altra parte. Solo una volta lo aveva visto, prima di allora, dargli le spalle ed era stato la prima notte insieme, in cui aveva inveito contro di lui. Lo aveva sentito piangere alle sue spalle, tremando appena contro la sua schiena, ma con una compostezza impressionante, senza emettere un solo suono. Anche in quel momento, sfregiato dalle ferite, con il collo bendato, i capelli arruffati per non essersi asciugati bene, manteneva nel dolore evidente una fredda eleganza che lo faceva impazzire. Stava piangendo? Perché non gli urlava contro? Perché non si arrabbiava come l'ultima volta? Perché non lo picchiava? Perché non diceva niente? Perché non lo guardava? Xue Yang sentì un peso alla bocca dello stomaco. La mano che aveva lasciato vicino a lui senza osare toccarlo si ritrasse. Si sentiva misero. Aveva addosso gli stessi vestiti da una settimana e non si era legato i capelli, profumava di pulito perché aveva trovato un'anima pia che gli aveva concesso una doccia, ma era misero e ridicolo, patetico, l'ombra di se stesso. Sentiva che da quando aveva cominciato a condividere la sua vita con Xingchen sarebbe stato condannato ad essere così patetico per sempre. Lui lo aveva reso così ridicolo, ma un ridicolo che era stato felice. Che si era sentito amato e pieno per la prima volta in vita sua. Ora quel vuoto che Xingchen aveva lasciato con la sua assenza era insopportabile e faceva paura, faceva male più dei tagli che gli aveva causato, eppure come farglielo capire? Avrebbe voluto supplicarlo, ma era orgoglioso, chiedere scusa, ma non ne era capace. Xingchen non lo degnava nemmeno di uno sguardo, il gelo intorno a loro era quasi insopportabile e Xue Yang trovava quasi buffo come uno strappo potesse diventare una voragine e allontanarli in modo irreversibile. Che mare di menzogne. Solo quello era l'amore, un mare di bugie, di illusioni. L'amore era esattamente come la vita, amava corteggiarti e poi picchiarti, abbandonarti, lasciando solo il peso del ricordo di qualcosa che non c'era più e non sarebbe tornato. Non poteva riavere Xiao Xingchen? Ma lui lo voleva. Lo voleva. Anzi, lo pretendeva. Lo aveva sempre preteso dal momento esatto in cui aveva capito di non poterne fare a meno, che per lui era irresistibile. Perché allora lo aveva lasciato? Non era stupida quella rabbia e quel litigio? Era stato un idiota. Eppure... Sentiva crescere in sé la stessa rabbia di quel giorno. Si sentiva di nuovo tradito e ferito, nonostante fosse nel torto, troppo cieco per riuscire a considerare i sentimenti di Xingchen oltre ai propri.
«Questo lo so anche io. Voglio sapere come è successo! Perché non ti sei aggrappato al lavandino? Perché non hai messo un piede avanti? Che stavi combinando?» man mano che parlava il volume della sua voce si alzava leggermente e si caricava di impazienza. «Rispondimi! Lo sai che odio quando non lo fai!»
Senza riuscire a trattenersi, gli afferrò il braccio in un punto privo di tagli e lo scosse, cercando di attirare la sua attenzione con quel gesto forse un po' brusco.
«GUARDAMI!» il tono impaziente e arrabbiato di prima si incrinò di quella che poteva chiaramente sembrare una supplica. Non voleva ricadere nello stesso errore che gli aveva portato via Xingchen la prima volta e trattenne l'impulso di costringerlo a forza a guardarlo.
«Guardami, porca puttana. Non vuoi nemmeno guardarmi? Non me ne andrò. Non andrò via un'altra volta e tu non oserai cacciarmi di nuovo, te lo giuro. Rispondimi. Dimmi che cazzo hai fatto!»
La sua naturale calma lo aveva abbandonato, messo di fronte all'evidenza del danno che si era auto inflitto, aveva perso la sua solita freddezza. Le parole gli erano uscite di getto, una dietro l'altra, cariche di una finta arroganza che veniva tradita dalla velocità con cui sentiva battere il proprio cuore. Xingchen si ostinava a non guardarlo e le sue mani parevano tremare, strette alla stoffa delle lenzuola.
«Sono stato io a portarti qui, saresti morto dissanguato senza di me. Ho fatto qualcosa di buono, no? Puoi almeno prenderne atto, no? Per... Favore...»
Gli costò una quantità immane di forza per dire quelle ultime due parole. Non aveva mai chiesto 'per favore' a nessuno. Tuttavia sapeva che Xingchen era con lui dotato di una forza e decisione capace di abbattere ogni sua riluttanza e questa volta non faceva eccezione. Strinse la presa sul suo braccio e lo tirò verso di sé, cercando di farlo voltare.

Ink marks - XueXiao Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora