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Si sentì completamente idiota a fargli quella confessione. Se ne vergognò a dismisura e forse, se non fosse stato ancora ebbro ed eccitato, non glielo avrebbe mai detto. Non se ne era nemmeno reso conto, in realtà, di quanto solo e vuoto si sentisse prima di incontrare Xiao Xingchen. La differenza tra conoscere tante persone di cui non gli importava nulla e un'unica persona di cui gli importava così tanto era abissale. La prima volta aveva pensato con terrore all'idea di stare accanto a Xingchen, aveva cercato di tenerlo il più lontano possibile da sé, eppure qualcosa lo riportava sempre indietro. Era quella cazzata delle anime gemelle? L'aveva percepita come una gabbia, eppure Xingchen si era preso cura di lui, gli aveva cucinato i dolci, curato le ferite, dato il suo letto, nel suo modo composto e silenzioso si era scavato una via verso il suo arido cuore. Era stato come l'acqua che l'aveva riportato in vita, sebbene Xue Yang pensava fosse impossibile, era rimasto dunque qualcosa di umano in lui? Non voleva nemmeno una risposta a quella sua confessione, non voleva che gli dicesse di esserne felice o che provasse pena per lui, non si aspettava niente, glielo aveva solo detto. Tuttavia le sue parole scatenarono una reazione del tutto inaspettata. Xingchen non era una persona loquace, tra i due era Xue Yang quello che parlava moltissimo e l'altro si limitava il più delle volte a rispondere. A volte nemmeno lo faceva e questo lo innervosiva tantissimo, ma stavolta lo investì con un fiume di parole. Quando gli si era accoccolato addosso, Xingchen lo aveva stretto a sé e aveva cominciato ad accarezzargli i capelli, Xue Yang aveva chiuso gli occhi e si era lasciato coccolare. Non attendeva una risposta, ma poi Xingchen parlò, stringendolo a sé con forza e avrebbe voluto rispondergli quando questo disse semplicemente "ti amo". Quella frase scatenò dentro Xue Yang una tempesta che lo pietrificò, spalancò gli occhi e si tirò su di botto, cercando i suoi occhi. Da una parte quella confessione gli parve ridicola, come poteva amarlo dopo pochi mesi e dopo che lo aveva trattato peggio che poteva per tutto il primo periodo? Era forse pena, la sua? Perché gli aveva confessato che era solo? O solo perché credeva che essendo anime gemelle fosse amore quello tra loro? Dall'altra però si trovò a pensare non era amore quello tra loro? Era il nome che aveva disperatamente cercato di dare ai sentimenti che per tutto il tempo avevamo mosso assieme alla passione i suoi gesti. Tuttavia ora che l'aveva detto, ebbe un'improvvisa paura di quel sentimento. Non era certo di essere capace di rispondere a quella dichiarazione. Davanti ad un'ammissione così sincera e piena di sentimento, così onesta, lui che era solo un vuoto bugiardo non sapeva cosa rispondere, si ritrovava senza parole. Xingchen cominciò a balbettare, il suo viso avvampò e Xue Yang, persino in quel momento, si trovò a pensare a che stupido impacciato adorabile fosse e gli venne da ridere, avrebbe voluto sorridergli e dirgli che era lo stesso per lui, ma sapeva che non ne sarebbe mai stato capace. Il panico lo invase, lì nudo e sudato accanto all'unica persona per cui avesse mai provato interesse, il cuore iniziò a battergli più forte e tutta l'eccitazione svanì definitivamente, sostituita dall'ansia. Sapeva che avrebbe dovuto rispondergli, ma non sapeva cosa dirgli, quindi avrebbe evaso, come faceva sempre, la situazione difficile. Tuttavia Xingchen riprese a parlare ancora e Xue Yang sentì un moto di fastidio invaderlo. Facendo leva con le braccia, si sollevò ancora di più al suo fianco e usò una mano per stringergli le guance. Con un gesto brusco gli girò il volto di scatto verso il proprio.
«Xingchen!» lo chiamò per attirare la sua attenzione e spingerlo a guardarlo, nonostante evitasse accuratamente i suoi occhi. «La smetti di mettermi in bocca parole che non ho detto? Le parole sono una delle poche cose che non amo mi vengano messe in bocca. Questo tuo darti per perso mi irrita, non ti ho forse già detto che non me ne voglio andare? Credi che avrei atteso così tanto i tuoi tempi?»
Lo lasciò andare e scese a baciargli la fronte, scostando i capelli fradici dal suo viso con le dita della mano libera, cercando di alleviare le parole dure con cui gli aveva risposto. Non pensando a ciò che gli aveva appena detto, gli venne da ridere a quanto impegno quel ragazzo mettesse nel cercare di farlo contento, il suo bellissimo possedimento che si sforzava a dismisura per farlo felice. Era forse un risarcimento dell'universo a tutto ciò che gli era stato fatto prima? Tutti quei suoi sforzi e quel suo essere a sua disposizione, il fatto che lo amasse e lo volesse lo fecero sentire così tanto voluto, che il ego si gonfiò a dismisura. Piegò un angolo della bocca e lo guardò con malizia e una finta espressione seccata.
«Ti preferisco quando sei più deciso. Se vuoi che resti dillo, chiaramente, come hai fatto prima. Non girarci intorno in questo modo stupido, vuoi che resti? Dammi un buon motivo per non andarmene. Sei più bravo di quel che pensassi a farmi impazzire per te.»
Gli sorrise languido e si chinò per baciargli le labbra, il collo e scendere con le dita e le labbra lungo il suo petto. Non c'era malizia stavolta, lo stava solo coccolando, sentendo il cuore impazzito sotto la sua pelle. Raggiunge il fianco dove una cicatrice ormai consolidata rovinava la bellissima pelle diafana di Xingchen e la accarezzò a fior di dita. Doveva essere la prima che gli aveva lasciato, aveva sì e no 7 anni allora, era rimasta anche sul suo fianco, il segno di una cintura contro la pelle. Si stese di nuovo al suo fianco e cercò di nuovo la sicurezza delle sue braccia, allontanando quel ricordo in un passato in cui ancora nessuno lo amava. Ma ora era diverso, ora c'erano delle braccia a stringerlo e delle mani ad accarezzarlo, una voce a dire che lo amava e un cuore a battere per lui. Era forse così spaventoso? Non era bello? Non doveva essere felice? Ma era proprio quello che lo spaventava così tanto nel profondo del suo cuore. La felicità si paga. Sempre.
«Me lo puoi dire... Che mi ami.» cominciò assumendo il broncetto di un bambino alla ricerca di attenzioni. «Tutte le volte che vuoi. Mi piace... Solo non aspettarti da me lo stesso, io non so se ne sono capace...»
E gli costò tutto se stesso fare quella confessione, aprire un vaso di insicurezza che era rimasto chiuso per troppo tempo, ammettere che era molto meno forte di quel che credeva.

Ink marks - XueXiao Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora