Aveva ignorato ogni risposta e protesta del giovane, un'espressione divertita distese i lineamenti del cieco, contento della ritrovata intimità. Annuì alla conferma del ragazzo: «Ma mi devi promettere una cosa.» gli disse con aria seria.
«Qualunque cosa accadrà, anche se terribile, dovrai dirmelo. Non ridurti a fare uso di quella porcheria, parliamone. Lo risolveremo insieme.» strinse appena la presa, come a voler suggellare quel patto anche senza risposta da parte di Xue Yang.
Gli prese il volto tra le mani, mettendo su un adorabile quanto poco credibile broncio: «Ma sappi che ce l'ho ancora con te.» disse divertito. «Hai preso dei soldi senza dirmelo. Te li avrei messi da parte, se me li avessi chiesti.»
Xingchen non era un uomo dal perdono facile, per lui il mondo era in bianco e nero. Una volta che passavi al nero, non c'era più possibilità di tornare al bianco. Eppure quel ragazzo, con l'aria di un cane bastonato, aveva assunto una singolare tonalità grigia. Voleva redimersi, Xingchen poteva dirlo dall'intenzione che trapelava dal tono del giovane, eppure faticava ancora a crederci. Ciò che aveva fatto Xue Yang era imperdonabile, eppure c'era una parte di Xingchen che voleva ancora fermamente credere a ciò che diceva il ragazzo. Se gli avesse concesso una seconda occasione, se ne sarebbe pentito? Scosse internamente la testa: no, non poteva pensare quelle cose. Aveva detto di voler diventare un po' più egoista e così avrebbe fatto. Voleva tornare con il moro? Bene, sarebbe tornato con lui. Avrebbero ripreso a pranzare e cenare insieme, a ridere e scherzare, a fare passeggiate, la spesa, a... Arrossì quando un pensiero poco consono gli attraversò la mente.
Avrebbero potuto fare nuovamente l'amore? Sarebbe stato bello come le altre volte? O forse l'ombra degli avvenimenti avrebbe rovinato anche quello?
Xingchen riprese la mano di Xue Yang e se la portò al viso, accarezzandone il dorso con la guancia, quasi fosse un gatto che stava facendo le fusa.
Inspirò profondamente: poteva chiamarlo nuovamente in quel modo? Prima gli era sfuggito, ma in quel momento avrebbe tanto voluto chiamarlo con quel nome affettuoso al quale entrambi si erano abituati.
Con un dolce sorriso, Xingchen mantenne la posizione ancora per un po', finché non entrò la dottoressa che controllò il bendaggio, per poi chiamare l'infermiere e sostituire le garze.
Le mani delicate sfiorarono il collo sfigurato del giovane, il quale un po' abbattuto ripensò al fatto che probabilmente anche Xue Yang aveva un segno nero identico al suo.
Prima di andare via, la dottoressa informò il paziente che sarebbe stato dimesso il giorno successivo, quindi, lanciando un'occhiataccia all'ospite, avrebbe dovuto riposare.
Xingchen annuì, affabile, ringraziandola, per poi tornare a concentrarsi sulla propria metà. Faceva strano chiamarlo così, soprattutto dopo tutto quel che era successo. Però il pensiero che sarebbero stati nuovamente insieme gli pervadeva il corpo di gioia.
«Vai a casa.» suggerì leggermente in imbarazzo. «Riposati, così domani tornerò e metteremo a posto il caos che ho creato in bagno.»
Non sapeva cosa dirgli, si sentiva leggermente a disagio. Non un disagio che provocava ansia, ma uno di quelli impazienti, dove finalmente riesci ad incontrare la tua persona dopo tanto tempo, quello che sembrava un'eternità.
Avrebbe voluto dirgli altro, ma Xingchen non era una persona loquace, anzi. Tuttavia quelle poche parole che diceva erano dirette e chiare, facendosi capire al volo da chiunque.
Si voltò, sorridendo di un calore rinfrancante al giovane: «Torniamo a casa.»Una smorfia contrasse il viso di Xue Yang alle parole dell'altro. Non perché avesse dei ripensamenti o gli dispiacesse rinunciare a qualcosa che già aveva abbandonato, quanto perché odiava essere sgridato. Quello suonava come un rimprovero mascherato da promessa e Xue Yang smise di accarezzare la gamba di Xingchen e gli diede un pizzicotto. Sbuffò mentre l'altro gli prendeva il viso e lo costringeva a guardarlo. Tese la bocca in un sorriso e cercò lo sguardo cieco di Xingchen.
«Xingchen sei proprio stupido. Davvero mi avresti prestato i soldi se ti avessi detto a cosa servivano? Ti conosco troppo bene.» non volle portare avanti ancora il discorso, giusto avere l'ultima parola in quella ramanzina. Sì liberò dalla sua stretta abbastanza da avvicinarsi al suo viso e dargli un bacio sul mento. «Tanto ormai non mi serve più quella roba. Ho te. Quando mi annoio sai sempre come farmi divertire e distrarre, non mi serve più cercare altro. Ti sono mancato vero?»
Per fortificare il concetto si avvicinò di più a lui facendo aderire appena il proprio corpo a quello di Xingchen, strusciandosi appena contro l'altro per poi ritrarsi. Quella esperienza aveva fatto capire una cosa molto importante a Xue Yang, che aveva digerito a fatica, ma che aveva accettato. Se voleva tenere Xingchen al suo fianco, a volte, solo a volte, doveva doveva fare ciò che era meglio per lui. Da quando era uscito dalla loro casa non aveva toccato nessun altro uomo e il desiderio che aveva riprovato vedendo di nuovo Xingchen era enorme. Tuttavia era ferito, stanco, non era il momento adatto. Un passo falso e lo avrebbe perso di nuovo e anche se gli costava immensamente si ritrasse. Vide l'altro arrossire e pensò che avesse capito cosa aveva inteso poco prima. Penso anche che gli era mancato, come poteva non essere così? Su certe cose Xue Yang era qualcuno difficile da dimenticare. Lasciò che Xingchen si portasse la sua mano al viso e sospirò. Da quando aveva perso la vista non avrebbe mai più potuto vederlo, lo ricordava bene? Ricordava come fosse fatto? Aveva abbastanza immagini del mondo nei suoi occhi per non vivere perennemente nel buio? Cosa gli era rimasto? Doveva ancora realizzare la situazione in cui si stava cacciando, ma stranamente non aveva alcuna voglia di scappare. Quando la dottoressa entrò nella stanza, Xue Yang stava arrotolando le dita intorno ai suoi corti capelli. A malincuore dovette staccarsi e lasciarli lavorare e quando tornò a sedersi Xingchen aprì bocca di nuovo.
«Posso tornare quindi? Ho ancora le chiavi, le avevo in tasca prima di andarmene» se le era intascate perché quella notte le aveva nella tasca dei pantaloni e se le era portate via. Quando se ne era reso conto aveva pensato di usarle e tornare a casa, ma qualcosa lo aveva fermato. Si era tenuto a distanza, ma la chiave l'aveva tenuta. Era convintissimo che sarebbe riuscito a fare tornare tutto come prima, perché in fondo non aveva fatto niente di male. Era fermamente sicuro che fossero pari, che avessero sbagliato entrambi, Xingchen un pochino di più, quindi il perdono era ovvio. Non aveva alcuna voglia di andare a casa, cercò di protestare, ma dovette cedere perché l'orario delle visite stava finendo. Una volta arrivato a casa, trovò Song Lan seduto nella cucina con l'aria terrorizzata, il telefono vicino alla mano e un sacco di fogli con numeri sparsi intorno.
«TU!» non fece un tempo ad entrare in casa che se lo trovò addosso, a strattonarlo per la felpa. «Che diamine hai fatto? Dov'è Xingchen?»
Xue Yang provò un senso di piacere indescrivibile nel rendersi conto che era rimasto senza informazioni a telefonare a chiunque, senza sapere dove fosse, finora. Alcuni la chiamavano vendetta, lui la chiamava semplicemente giustizia.
«In ospedale.»
La faccia di Song Lan si deformò.
«Cosa? Che gli hai fatto, bastardo?»
Seccato da quel continuo strattonare, Xue Yang gli afferrò il polso e ci piantò le unghie, ma l'altra non allentò la presa.
«Non gli ho fatto niente. È caduto nella doccia, l'ho trovato io, non è niente di grave. Domani torna a casa e mi ha chiesto di aspettarlo qui.»
Song Lan parve metabolizzare la notizia. Doveva aver fatto il giro della casa e aver visto i vetri in frantumi e il sangue nel bagno, per quello si era spaventato a morte e doveva aver chiamato in giro per sapere che cosa fosse successo.
«Non avrei dovuto lasciarlo da solo, non dovevo andarmene.» parve realizzare solo dopo ciò che Xue Yang gli aveva detto e il rimorso divenne di nuovo rabbia. «Aspettarlo qui? Tu? Che significa? Ti ha cacciato via, non devi mettere mai più piede in questa casa!»
Con un sorriso tronfio e languido, Xue Yang accarezzò la mano che ancora lo tratteneva e mosse di scatto il polso, girando quello dell'altro e costringendolo a lasciarlo andare.
«Song-xiong, mi dispiace deluderti, ma sono stato reintegrato. Domani, quando tornerà a casa, potrà dirtelo anche lui.»
«Non è possibile, dopo tutto quello che hai fatto... stai mentendo...»
Xue Yang gli girò attorno e lo superò per entrare in casa.
«Te lo dirà lui domani. L'orario delle visite è finito quindi non ti agitare stasera. Ora vattene da casa mia, non mi piace dormire con gli scnosciuti.»
«Sei un piccolo bastardo, quali altre bugie gli hai raccontato?»
Non aggiunse altro e non rispose, gli sbattè la porta in faccia e lo chiuse fuori. La cosa bella, l'unica, di quella visita era che il caro Zichen aveva pulito e sistemato l'intero bagno, forse per amore di Xingchen. Ovviamente avrebbe raccontato di averlo fatto lui al suo compagno, così da farlo felice. Si stese sul letto che aveva lo stesso odore che ricordava, l'odore di Xingchen, e chiuse gli occhi. Forse era un piccolo bastardo, ma uno che aveva riavuto indietro la sua vita e se Song Lan si fosse messo in mezzo stavolta non gli avrebbe permesso di dividerli. L'avrebbe ammazzato piuttosto.

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Ink marks - XueXiao
FanfictionXiao Xingchen è un ragazzo che crede fortemente nell'anima gemella. Xue Yang non vuole ficcarsi in situazioni che non riesce a giostrare. Il loro incontro riuscirà a far cambiare idea a Xue Yang oppure Xingchen deve arrendersi all'evidenza?