Assunta!

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Non fare figure di merda.

Non fare figure di merda.

Ho detto "Non fare figure di merda"!
Mi alzo dalla poltroncina nella hall e faccio cadere le riviste dal bracciolo. Ogni persona nella stanza sente il suono secco dell'impatto col pavimento ed io mi copro il viso mentre le mie guance diventano rosse come il fuoco. L'entrata che conduce all'interno dell'edificio è realizzata con due grandi porte di vetro, che si aprono mediante un sensore. Da lì un tappeto conduce alla reception, che è posta in posizione frontale rispetto all'ingresso. E' imponente, costeggiata da mobilino a più ripiani in legno rossastro da un lato. Alla sua sinistra sta la hall, nella quale alcune eleganti poltroncine in pelle nera, davanti alle quali giacciono dei tavolini bassi in vetro, servono per passare l'attesa in comodità. A destra, invece, si trova la strada che conduce agli ascensori e ai primi uffici. Il pavimento è formato da grandi mattonelle color avorio mentre il muro è bianco e percorso a metà da una spessa linea rossa. Nei vari angoli sono disposte delle sfarzose composizioni floreali, che si mantengono in linea con l'idea di lusso che tutto l'ambiente segue.
Poi una voce mi riporta alla realtà "Signorina Clara Simoni, siamo pronti per la sua intervista". Posso alzare la testa? Sposto leggermente gli occhi al di sopra delle dita, sperando di non essere vista. La signora che mi ha appena parlato mi guarda come se fossi un'idiota. Tolgo le mani dal viso e cerco di essere professionale.
"Sono nata pronta!" Dico. Lei mi guarda con aria di scherno ma non dice nulla. Mi squadra da capo a piedi e mi accompagna al "patibolo". Il corridoio che attraversiamo conduce a molte stanze, probabilmente usate per la direzione. Arriviamo davanti all'ascensore. Tutto è incredibilmente lussuoso. Lungo le pareti sono attaccate le prime pagine più celebri della rivista ed io guardo l'ambiente che mi circonda con aria sognante. La donna, vestita in maniera impeccabile con un tubino nero e dei tacchi bianchi lucidi, mi saluta cortesemente un'ultima volta. Entro nell'ascensore, le cui pareti sono dorate nella parte inferiore e nere in quella superiore. Sarà grande quanto camera mia...
Alla mia destra è appeso un ampio specchio. Mi guardo attentamente, mettendomi in posizione frontale . Certo, il mio candido vestito a fiori, attillato ma a balze, non ha nulla a che fare con quello dell'altra donna. Le zeppe bianche poi sono un colpo all'occhio. Ma cerco di farmi forza.
Sono una giovane donna di ventidue anni. Sto facendo un colloquio.
Sono sexy e posso farcela.
Non è vero. Fallirò miseramente.
Evviva la positività!
Osservo il mio riflesso e sorrido, cercando di convincermi. Se avessi le tette più grandi sarebbe tutta un'altra storia. Cerco di sistemarmi il reggiseno per far risaltare quel poco che ho, ma poi l'ascensore si apre. Non me ne accorgo subito. Quando finalmente mi giro vedo sette persone, formali e serie, che mi guardano con aria divertita mentre le mie mani cercano di sistemare le tette. Non è possibile. Due figure di merda nel giro di 10 minuti!

Okay, respira. Vado in iper ventilazione, tanto che qualcuno inizia ad osservarmi con aria preoccupata. Che cazzo si aspettavano? Sto per vomitare. Ansia, imbarazzo. Un bel mix.

Saliamo al decimo piano. Andiamo più su, più su, più su. E finalmente raggiungiamo il quattordicesimo. Sono arrivata.
Esco e mi dirigo verso la prima stanza a sinistra, come mi è stato detto prima. L'ufficio non è nei piani alti, ma per me è già un sogno. Faccio per bussare ma la porta si spalanca ancora prima che io possa fare una mossa. Un signore con camicia e giacca scura si sposta per lasciarmi passare. L'ansia prende il sopravvento e blocca i miei muscoli. Poi una voce nella mia testa mi sussurra ''tu non sei il tuo passato''. E ha ragione, cavolo. Io non sono il mio passato. La vita mi ha dato una seconda possibilità e io non la sprecherò per nulla al mondo. Entro.

La scrivania laccata in nero spicca rispetto alle pareti bianche e immacolate, totalmente pulite. Su di essa sono poste alcune carte in maniera molto ordinata, accanto è posizionato un computer. Le vetrate rendono il tutto molto luminoso. Muovo qualche passo e mi accomodo su una delle sedie davanti all'elegante tavolo. È comoda, a causa il cuscinetto. Dovrei rubarla...No, idiota, che dici?
Poco dopo entra una signora dai capelli scuri, sui quarantacinque anni. Indossa un tailleur blu scuro. Si siede davanti a me e iniziamo il colloquio. Contro ogni aspettativa, va tutto bene. 

"Il lavoro è suo" Dice prima di lasciarmi andare, mentre mi stringe la mano. Il lavoro è mio? Incredibile. No, impossibile. Inizio a fare una strana danza della vittoria non appena esco. È molto semplice, potete tranquillamente provarla. Ondeggio i fianchi a destra e sinistra mentre con le mani simulo un movimento tipico degli anni ottanta. Il tutto con una scossa di capelli. Vado vittoriosa. Quando entro in ascensore mi sento una star.
Redattori? Giornalisti? Milionari e star che hanno appena fatto un'intervista? Tutti muti.
Con questo umore tranquillo mi dirigo alla caffetteria posta accanto all'edificio. Ordino un cappuccino e un cornetto alla marmellata di more, il mio preferito. Poi mi siedo su di uno sgabello posto accanto al bancone.
Quando appoggio il sedere sento qualcosa sotto. Suppongo sia una delle pieghe del vestito, quindi non ci presto molta attenzione. Mangio con gusto il mio pasto e scambio qualche parola col barista, molto gentile e alla mano. Poi vedo un uomo sedersi accanto a me. Non riesco a fare a meno di osservarlo. Mi piace capire chi ho intorno. Non lo faccio per essere ficcanaso, semplice curiosità. Magari gli avrei detto che avevo ottenuto un bel posto di lavoro.

Indossa un completo nero e la camicia bianca ha i primi due bottoni aperti. La sua colonia è forte e mascolina, tanto che la sento anche a distanza. Quando si volta noto il suo viso. I capelli biondi, color del grano, sono lisci e ben sistemati mentre due grandi occhi verdi scrutano il caffè che ha davanti. La sua bocca è carnosa e sensuale ed i suoi lineamenti sono ben definiti. È sexy. Nel senso, molto sexy.

Distolgo lo sguardo per nascondere il fatto che stia per sbavare. Bevo velocemente quel che resta del cappuccino e mi alzo, dando le spalle al RagazzoFigo. Sento una risata provenire dalla sua direzione e mi giro istantaneamente. Lo vedo intento a guardare il retro del mio vestito, quindi inclino la testa per vedere cosa ci trovi di divertente. Ho del cioccolato sul retro del vestito, proprio in zona culo. Prendo una manciata di fazzoletti e cerco di pulirmi.

Questa volta sono veramente imbarazzata, più di quanto non lo sia mai stata nel resto della mia vita. Lui continua a ridere mentre osserva la scena.
"I-io...non so c-come sia succ-esso..."tento di dire, ma l'imbarazzo mi blocca la lingua. Lui allora si alza sfilandosi la giacca costosa per poi porgermela.
"Muffin al cioccolato"dice semplicemente, facendomi notare l'involucro del dolcetto sul mio sgabello "Curioso che tu non te ne sia accorta. Tieni, legatela alla vita, tanto è vecchia e non mi piaceva più." Ha un accento inglese che rende buffe le sue parole. Detto da una col muffin al cioccolato sul didietro...

Poi ride ancora una volta notando la mia faccia inebetita. Ho la bocca leggermente aperta, non so veramente come comportarmi. A dire la verità, non so che cosa senta in questo momento, di preciso.
Dopo qualche secondo passato a ridacchiare per l'accaduto, il RagazzoFigo esce e se ne va. Io faccio come dice e cerco di dimenticare l'accaduto. Sicuramente sarà un inglese venuto a Chicago per una vacanza.

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Guyyss spazio autrice, vi è piaciuto il primo capitolo?

Cosa pensate della nostra protagonista?

E quale è stata la vostra peggior figuraccia?

Il mio dolce capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora