Matteo. Matteo. Matteo. E' difficile metabolizzare istantaneamente il fatto che sia davanti a me in carne e ossa, infatti mi limito a rimanere immobile, sicura di avere gli sguardi degli altri puntati addosso. Di colpo ricordo ogni volta che ho sognato di averlo tra le braccia e un nodo mi stringe implacabile lo stomaco, seguito immediatamente da un grande imbarazzo. Percepisco vagamente Victor al suo fianco, ben attento a ogni mio movimento. Forse ha capito quanto la sola presenza di Matteo mi destabilizzi, il solo pensiero di dover scegliere la direzione verso cui volgere gli occhi mi spinge a guardare il vuoto. Non riesco neanche a decidere come mi senta: ho paura? sono felice? Non lo so. Il mio passato e il mio presente sono davanti ai miei occhi, pronti per una collisione, e mi chiedono sommessamente se continuare con questa farsa o tornare al teatrino di un tempo.
Ero più vera allora, quando fingevo di essere un'altra utilizzando il mio nome di battesimo o lo sono più ora che vivo come meglio credo ma sotto una finta identità? Alla fine, non è semplice capire cosa ci definisca veramente. Che dipenda dal passato o dal presente che ci scorre sotto mano, di preciso non lo so. Quel che mi è certo è che ancora una volta non ho idea di chi sono.
''Ve... Clara, tutto bene?'' domanda Matteo inginocchiandosi di fronte a me per cercare i miei occhi. Il cuore mi balza nel petto per il tentennamento che ho avvertito e tremo quando vedo il suo volto di fronte al mio. I lineamenti sono più forti e marcati, ora perfettamente definiti, ma tutto in lui mi è familiare: le sopracciglia leggermente corrucciate per la preoccupazione, gli occhi profondi e neri, la piccola cicatrice sul mento.
''Clara, tesoro, questo tipo ti disturba?'' Un'altra figura compare nel mio campo visivo. Victor. Poggia una mano sulla mia coscia, in un modo così dolce che paradossalmente mi fa sentire ancora più triste. Matteo alza impercettibilmente le sopracciglia e il suo tono si fa più duro: ''Casomai il problema sei tu!''
Se avessi le forze fisiche e mentali farei di tutto per evitare un diverbio, ma sto impiegando le energie per non urlare o piangere, quindi mi limito a spostare lo sguardo da uno all'altro senza poggiarlo definitivamente su nessuno.
''Sono il suo ragazzo, non ci provare. Tu chi saresti, piuttosto?'' Io e Victor usciamo da un po', ma questa è la prima volta che lo sento autodefinirsi così. Mi piace? Non lo so, ma so di certo che non piace a Matteo. Corruccia il naso e serra le labbra, di colpo rubicondo: ''Io sono... un amico '' dice infine a bassa voce, come se il solo pronunciare quella parola gli provocasse un dolore acuto. Devo risolvere questa situazione prima che uno scambio di informazioni abbia inizio.
''Vi prego, lasciateci soli'' sussurro tremante. ''Come dici, Clara?'' Questo nome, nelle sue labbra, sembra ancora più stupido e falso. Matteo si fa più vicino, più per forza dell'abitudine che per intenzione di attirare sguardi straniti. Quando si rende conto di quanta intimità che questa posizione richieda, allontana velocemente il volto. Ho l'impressione che anche lui, malgrado sia passato del tempo, trovi difficoltà a stabilire il criterio con cui comportarsi. Ora è più distante, ma non tanto da non sentire chiaramente il mio respiro velocizzato. Probabilmente percepisce anche il battito anomalo del mio cuore. ''Io e te dobbiamo parlare'' mi sforzo di parlare a voce più alta per far sentire anche agli altri. Lui annuisce e si alza. Il mio sguardo corre inevitabilmente a Victor. Sembra ferito e deluso, ma non è ancora arreso. Se solo sapesse la verità sul mio conto, capirebbe che Matteo è l'ultimo dei problemi legati al mio passato. Anche Aria è turbata. Cosa inventerò per farmi perdonare, stavolta?
Gli faccio un cenno e lo conduco nella mia camera. Quando siamo tutti e due dentro, il brivido dei ricordi mi scuote nuovamente. Penso alle prime volte da soli, alla paura e alla voglia di toccarci, alle prime vere chiacchierate. Lui rideva sempre del mio copriletto rosa, troppo infantile. Ora ne ho uno bianco, candido ma da donna matura. Lo guarda fisso, probabilmente sta pensando alla stessa cosa. Voglio convincermi che la sua presenza qui sia del tutto fuori luogo, eppure mi risulta impossibile. Matteo non è l'eccitazione di un viaggio nella giungla, non è lo spettacolo terrificante delle nevi, e non è neanche la calma del mare del sud. Matteo è casa, con tutti i pregi e i suoi difetti.
Il tempo che lui punti gli occhi nei miei che mi lancio tra le sue braccia. E' esattamente come lo ricordavo, caldo e sicuro come nient'altro. Una lacrima mi scende dall'occhio, seguita velocemente da un'altra, senza che io possa impedirlo. Dopo qualche minuto riesco a ricompormi e allontanarmi e, malgrado sia stordita, formulo la prima domanda, nonché la più importante.
''Come hai fatto a trovarmi?''
Si accomoda sul letto con disinvoltura. "Qualche tempo fa mi hai mandato una lettera. Avevamo deciso di mantenere il tuo nuovo nome e il tuo nuovo indirizzo segreti, ma tu ovviamente ricordi dove abitano i miei genitori. Mi hanno dato loro la lettera, visto che non abito più da loro e erano un po' confusi, a dire la verità. Ho dovuto dire che si trattava della cugina di un compagno di università e se la sono bevuti, fortunatamente. In ogni caso, ho impiegato un bel po' di tempo a riceverla e poi a partire, ma ora sono qui. Per te'' conclude prendendo una mano nell'altra e poggiandovi il mento. Mi rivolge un'occhiata ansiosa, ma io non sono in grado di tranquillizzarlo. Di che diavolo parla? So che sta dicendo la verità, ma io non ricordo di avergli scritto. Che siano state delle spie?
''Che lettera?'' sono imbarazzata per la mia dimenticanza, ma lui si limita a sorridere. Probabilmente aveva previsto che avrei reagito così.
''Credo che tu l'abbia scritta da ubriaca. Ce l'avevi con un tipo, che suppongo essere l'irritante biondo di là'' fa un cenno alla porta, e quindi alla sala ''e in pratica, non voglio rendere il tutto più incasinato di quanto non sia già, mi chiedevi di venire da te perché è tutto troppo difficile da quando sei lontana da casa e da... non importa. Mi sono preoccupato e... sorpresa. Ti assicuro che nessuno scoprirà mai la vera ragione del mio viaggio. Se mi dici che stai bene, sparisco nuovamente dalla tua vita anche da questo momento.''
Ora mi è tutto chiaro. La mattina dopo la litigata con Victor avevo trovato sul tavolo carta e penna: ecco con cosa mi ero tenuta impegnata la notte precedente. Devo sembrare la persona più idiota e disperata del pianeta.
''Non dicevo solo questo nella lettera, vero?''
Ridacchia un po' ''Ho cercato di riassumere'' Mi porto le mani al viso per cercare di nascondere il rossore diffusovi. Poi scoppio a ridere. Avevo pensato che qualcuno dall'Italia avesse scoperto la verità e, per quanto sia imbarazzante, questa rimane assolutamente una buona notizia.
''Quindi ripartiresti domani, se fosse tutto apposto?'' Una parte di me spera che dica di no. Una bella rimpatriata non mi dispiacerebbe affatto.
''No.'' Si! ''Ho detto a mamma e papà che volevo fare un viaggio, dato che ora come ora non ho lezione all'università, quindi mi tratterrò per un po'. Questo non significa che siamo obbligati a vederci, ovviamente. Anche se sarebbe un peccato.'' si mordicchia il labbro e il cuore mi balza in gola. No, Clara. Tu stai con Victor. Non importa che sia Matteo. Potrebbe anche essere Brad Pitt, non ti scaldare.
''A proposito, che studi?'' Ottima domanda.
''Fisioterapia.'' risponde secco. Il suo incidente, le sedute con mia madre, il nostro primissimo incontro. Mi guarda intensamente negli occhi. ''Ironico, non credi?''
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Il mio dolce capo
RomanceClara, una giovane ragazza appena laureata, inizia a lavorare per la rivista dei suoi sogni. È simpatica, raggiante, ma cerca di scappare dai mostri del passato. Il suo nuovo capo è un uomo arrogante e magnetico, che l'attira a se come una calamita...