Nuove opportunità

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Mi alzo di scatto dalla mia comoda posizione e punto un dito inquisitore verso Victor. Per un osservatore esterno la scena deve esser esilarante: un uomo in giacca e cravatta in mezzo alla stanza, una pazza con i capelli post-scossa elettrica che lo indica tremante e due cadaveri maleodoranti come contorno.

"Tu! Come osi essere qui in casa mia?" Non mi reggo bene in piedi e perdo lo slancio, finendo per inciampare su un piede penzolante di Cassie. Victor fa un passo per aiutarmi ma io scaccio la sua mano come se fosse una questione di vita o di morte.

"Parli con me? Ti ho cercata per due ore nella speranza di risolvere il nostro diverbio ma eri sparita. Sono rimasto in piedi tutta la notte col telefono in mano e quando finalmente hai chiamato mi sono sorbito insulti di ogni tipo. Erano variegati, sai? Si passava da "brutta lumaca viscida" a "Leonardo di Caprio quarantenne dopo aver mangiato troppo budino al cioccolato", ma peggiorano. "Stronzo", "coglione", "sporco traditore", io l'ho fatta per te quella maledetta cena, Clara! E quando ho visto il numero di telefono di casa tua sono corso qui e mi sono pure beccato un colpo di bastone di una vecchietta ubriacona che non capiva cosa volessi!" Dice con voce alta senza curarsi del fatto che le mie coinquiline si siano svegliate. Le due rimangono in silenzio e io pronuncio la mia arringa.

"Ho dovuto subire per un'ora le storielle sulle tue ex e tu osi dire che l'hai fatto per me? E poi quella rossa, che diavolo fate voi due nel tuo ufficio mentre io penso a te ogni benedetto istante nel mio Cubo, eh?" Non volevo dirlo, ma è successo. Ormai non ha più senso mantenere segreti i miei sentimenti. Quando si gioca d'azzardo, bisogna mettere tutte le carte in tavola.

"Sai, ci scambiamo qualche consiglio dato che a tutti e due piacciono le ragazze!" Il suo tono ora è più calmo, persino canzonatorio, e non riesce proprio a trattenere un sorrisino. Io spalanco la bocca e le mie amiche mi imitano. Aria è talmente sorpresa da sembrare il protagonista de "L'urlo" di Munch.
"Non ditemi che non vi siete accorte del fatto che abbia puntato Cassie per tutta la serata." Continua lui, anche se ormai ha capito che non ce l'aspettavamo. La ragazza in questione arrossisce e il mio braccio alzato crolla sul corpo. Ma la rabbia non è ancora esaurita.

"Mason mi aveva detto che flirtavate...Non si tratta solo della tua segretaria. Quella sirena bellissima "perfettamente corrispondente ai gusti del grande maschio alpha Victor", di lei che mi dici?" Scimmiotto il suo amico idiota "e di quelle due ragazze che tenevi vicino la prima volta che abbiamo parlato? Come posso fidarmi di te?"

Il suo bel viso viene completamente stravolto da un'espressione ferita e delusa che mi fa stringere lo stomaco. Sta soffrendo, si legge da ogni angolo ombroso che solca la pelle accanto alle labbra che tanto desidero.

"Sai che ti dico? È stato tutto prima di te! Possibile che non ti renda conto del fatto che tutta quella maledetta cena, quelle notti all'ApoCatlypse, ruota tutto intorno a te! E non dirmi che io sono il primo uomo che frequenti perché non ti credo. Non puoi lamentarti del mio passato. Del tuo non hai mai detto nulla e io non ho obiettato perché non mi importa chi sei stata ma chi sei ora. Voglio passare così tanto tempo con te che potrei aspettare il momento giusto anche per sempre. Non ti fidi di me per due parole uscite dalla bocca di un mio amico che non ha esitato un istante dopo la tua uscita di scena per chiedermi il tuo numero? Se vuoi rompere il nostro legame per le insinuazioni di una persona che nemmeno conosci, fai pure, perché se è così evidentemente pensi che io non ne valga la pena. Ma se hai solo paura, voglio darti ogni certezza di cui hai bisogno. Tutte le telecamere nel mio ufficio, il mio telefono e le mie mail. Controlla se è ciò che serve per non andare via."

Le sue parole mi stupiscono e mi lasciano completamente spiazzata. Vorrei correre tra le sue braccia e adagiarmi su quel petto forte e vigoroso, ma non riesco a muovermi. Ho troppa paura di soffrire. Abbasso la testa e incrocio le braccia sul corpo. Percepisco il suo sguardo sulla mia persona e mi sento stranamente nuda. Il mio silenzio deve ferirlo oltre ogni dire, perché dopo qualche minuto muove un passo e si ferma davanti a me. Aspetta una parola, ma non riesco a dargli nemmeno un segno di comprensione.
"Bene. Quindi non ti importa. Ci vediamo al lavoro" Dice infine meccanicamente per poi dirigersi verso la porta, che con grande calma apre e si richiude alle spalle.

Il mio dolce capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora