Promises..

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  • Dedicata a susanna
                                    

Londra,2010
*Julia's Pov*
Un tremolio proveniente dalla mia collana mi svegliò tra i miei pensieri, era Susanna, ne ero certa.
<<Ehi July, tutto bene?>> era Susan che era apparsa silenziosamente sul cornicione bianco della mia finestra.
Sorrisi non appena la vidi..
<<Si, il solito tu?>> contestai, rilassata mentre mi alzavo dal letto.
Era mattina e faceva freddo; l'inverno a Londra era bellissimo, tutto faceva sembrare che il tempo fosse congelato, come dentro una palla di neve..
Il candore del paesaggio innevato risplendeva sul viso di Susan che intanto stava fissando uno strano oggetto impugnato nella sua mano destra.. Sembrava una penna ma era più elaborata..
Era preoccupata, sapevo leggere il suo sguardo e nei suoi occhi alleggiava quell'esitazione che smorzava il respiro..
*Susan's Pov*
Devo farlo?
Io lo voglio.. No anzi, noi lo vogliamo, in un certo senso..
Eppure c'era un qualcosa che mi bloccava.
Ero paralizzata sulla sua finestra con in mano il mio stilo..
È tutta una follia, è tutto illecito..
Ci dovremmo trovare davanti al Consiglio e con due stili in mano anziché solo il mio..
Ma noi siamo migliori amiche e non sarebbe giusto.. Dura lex, sed lex.. La legge è dura ma è legge; quante volte abbiamo ripetuto queste parole senza mai comprenderne davvero a pieno il significato..
Scesi dal cornicione della finestra; la stanza di Julia era la stanza di una sognatrice..
Era piena di colori, sembrava di essere chiusi in una bolla colorata e che ogni volta che le prendevi la mano magicamente viaggiavi insieme a lei nella sua fantasia..
Mi fermai davanti a lei, eravamo in piedi al centro della sua stanza.
Anche lei capiva che era un gesto importante, ma non comprendeva il significato..
Mi voltai verso lo specchio ed erano là: due profili di due ragazze spensierate e felici..
Le due immagini si fecero più sfuocate e ai nostri profili si sostituirono quelli di due ragazzi: Gionata e Davide..
Le parole erano impresse nella mia mente:
<<E avvenne.. che l'anima di Gionata era legata all'anima di Davide, e Gionata lo amava come se stesso.. Quindi Gionata strinse un patto con Davide, perché lo amava come se stesso.>>.
<<Susan stai bene?>> la voce preoccupata di Julia mi fece ritornare alla realtà, si l'amavo con tutta me stessa..
Non avevo altra scelta, per essere migliori amiche dovevamo farlo..
<<Julia ascolta.. Questo oggetto che sto impugnando si chiama stilo, è come se fosse un pennarello.. Ora ti disegnerò un segno simile a quelli che ho io sul tuo avambraccio, non farà tanto male fidati..>>dissi guardando a terra, non riuscivo a guardarla negli occhi.
<<Io mi fido di te, ma c'è un motivo per questo gesto?>> mi rispose prendendomi la mano.
<<Perché non c'è tempo e io.. io ti voglio bene..>> sussurrai fievolmente.
Mi porse il braccio e con la mano tremante lo afferrai per tenerlo fermo.
Il rito ora illecito riempiva il silenzio che aleggiava nella stanza, insieme al nostro nervosismo:
<<Dove andrai tu andrò anch'io;
Dove morirai tu, morirò anch'io, e vi sarò sepolto;
L'Angelo faccia a me questo e anche di peggio
Se altra cosa che la morte mi separerà da te.>>
Continuai a ripeterlo a bassa voce mentre lo stilo tremava caldo nella mia mano..
Lo avvicinai alla candida pelle di Julia e non appena si appoggiò alla superficie, la mia amica ebbe un sussulto.. Bruciava, bruciava eccome..
Già da piccoli ogni cacciatore al primo marchio fatto dai Fratelli Silenti sentiva dolore, figurarsi un mondano..
Sentivo i suoi respiri affaticati e nonostante tutto inizió a pronunciare le parole insieme a me..
Nonostante soffriva le pronunciava.. Per me..
Fino ad ora stavo fissando la sua pelle e non il suo viso; appena la guardai vidi le lacrime che le rigavano le rosee guance..
Inizió a tremare violentemente finché non cadde al suolo tenendosi il pezzo di pelle marchiato dallo stilo..
Una fitta mi attraversó il cuore mentre mi inginocchiai di fianco a lei..
<Julia! Ti prego rispondimi! Sono Susan! Sono la tua Paraba..>> le parole mi morirono in gola.. No, non eravamo niente, la runa non era finita e lei stava male, come me..
Mi veniva voglia di vomitare e di prendermi a pugni da sola.
Provai a scuoterla ma non si riprese..
Sentii dei passi: stava arrivando sua madre, deve averla sentita cadere..
Così con il cuore in frantumi la lasciai lì: tremante, con la runa incompleta mentre il marchio le consumava la pelle..
*Julia's Pov*
Aprii gli occhi dopo non so quanto tempo, vidi mia madre angosciata seduta su una sedia accanto a me.
Ma che era successo?
Automaticamente mi presi l'avambraccio e vi scorsi sulla mia pelle una parte nera, quasi come se fosse bruciata.
La parte nera sembrava comporre un disegno: aveva linee sinuose, che brillavano sotto la luce del mio piccolo lampadario.
E ad un tratto mi ricordai tutto: la preoccupazione di Susan, il dolore atroce che lo stilo emanava eppure nonostante tutto mi sembrava un momento intimo, dove attraverso il silenzio si potevano ancora sentire quelle promesse..
Ma dov'è Susan?
Scostai le coperte dal letto e corsi fuori alla velocità della luce; magari era ancora vicino a me, anche se la collana era ferma sul mio petto.
Aprii la porta d'entrata e corsi fuori..
La neve scendeva ancora congiungendosi con quella che sostava sulla strada.
La gente camminava imbacuccata mentre l'aria gelida evidenziava il loro il respiro calmo..
Mi guardai intorno mentre correvo senza una meta precisa, dovevo solo cercarla..
All'improvviso mi ritrovai seduta sulla neve con un leggero dolore alla testa.
*William's Pov*
<<Stai più attenta la prossima volta!>> esclamai divertito.
Sapevo di essere imbranato ma scontrarmi con una ragazza è il massimo della goffaggine..
Magari non per i mondani ma per un vampiro si!
<<Scusa, non.. non volevo, stavo cercando una ragazza, ha 12 anni come me, mora, alta, non l'hai vista?>> mi disse sconvolta.
<<No mi dispiace, stai calma vedrai che alla fine la ritroverai..>> la aiutai ad alzarsi e le misi una mano sulla spalla, stava tremando..
<<Come ti chiami?>> dissi mentre le diedi il mio giubbotto.
Siccome era uscita solo con un maglione con le maniche lunghe, lei fu ben felice di metterselo.
<<Mi chiamo Julia e tu??>> mi rispose guardandomi con i suoi occhi marroni.
<<Io sono William, vengo da Doncaster e tu dove abiti??>>gli chiesi.
Mi indicò una grande casa in mattoni con un giardino imbiancato dalla neve.
Le presi una mano e nonostante quella fosse gelida la mia lo era ancora di più.. Perché non scorreva sangue, perché non avevo più un cuore che batteva, perché ero un animale che succhiava sangue ad altre creature..
Lei mi strinse la mano e mi sorrise, aveva deciso sicuramente di tornare a casa e aspettare che quella sua amica tornasse..
Mi trascinó fino all'abitazione ed entrammo, iniziò a disegnare e io siccome avevo una vista molto accurata la aiutavo nei particolari..
<<Mi passeresti il pennello William?>> mi porse la mano esitante dell'oggetto richiesto.
Lo presi e mentre lo appoggiavo sul suo palmo pallido, le nostre dita si toccarono e sentii il calore che persi da anni, lei mi guardó incuriosita..
<<Ma qui sono accesi i termosifoni, e tu sei coperto, dovresti essere caldo o almeno avere caldo!>>.
Ed ecco che non potevo dirle la verità..
*Edward's Pov*
Lanciai il pugnale: traiettoria precisa e dritta, velocità buona e.. centro! Come al solito, non per vantarmi ma sono veramente bravo.
Sorrisi compiaciuto del mio tiro e mi preparai a fare un altro centro al bersaglio..
La lieve oscurità della sala addestramento era davvero piacevole e poi le armi erano state talmente lucidate che ti ci potevi specchiare.
C'era odore di cuoio e metallo molto intenso ma io ci ero abituato siccome passavo la maggior parte del tempo lì ad allenarmi.
Presi la mira per lanciare un altro pugnale ma quando sentii la porta d'entrata sbattere, mancai il bersaglio..
Questo mi seccava parecchio.
Corsi fino ad intravedere la sagoma di Susan che si dirigeva vicino al camino, ma che stava succedendo?
<<Che hai?>> chiesi senza lasciar trasparire la mia curiosità.
<<Niente..>> rispose con tono disperato toccandosi la collana che non aveva mai smesso di portare
Centrava quella mondana..
Erano anni che la seguivo quando usciva durante il giorno e la meta era sempre casa sua.. Che odio i mondani!
Susan scappò in camera sua, probabilmente a scrivere sul suo diario quello che aveva in mente, cavolo era veramente triste.. e io volevo saperne il motivo.
Non appena fu sera dissi ad Helena (il nostro capo dell'istituto di Londra) di non aver appetito e corsi immediatamente in camera di Susan.
Dove cavolo lo potrà tenere un diario?!
Camera di Susan era molto ordinata nonostante la quantità illimitata di libri che vi regnava, anche io amavo leggere, solo che la mia stanza era disordinata come una discarica.
Nella libreria no, nell'armadio no, sotto il cuscino.. Si!
Lo presi e iniziai a sfogliarlo verso l'ultima pagina in cui lei avesse scritto qualcosa ed ecco che la trovai: Parabatai?! Con una mondana?! Ma le rune sono mortali per i mondani!
Doveva farla finita! Stava dando di matto o cosa? Dovevo proteggerla.. Questa amicizia finirà sicuramente male..
Presi due fogli di carta e una penna trovati sulla sua scrivania e iniziai a scrivere con le rispettive caligrafie finché non riuscii ad ottenere un buon risultato..
La runa della precisione servì a qualcosa..
Il primo biglietto lo lasciai sulla scrivania di Susan mentre il secondo lo dovevo appoggiare sulla scrivania della mondana..
Appena varcata la soglia della casa dell'amica di Susan mi sentii strano, stavo per mettere fine alla loro amicizia, stavo per fare uno sbaglio..
Misi il biglietto sulla scrivania; in bella vista appariva la scritta ti odio, due parole che poche persone comprendevano veramente..
Me ne andai con riluttanza e proprio in quel momento mi ricordai che ero io uno sbaglio.

Weakness ||H.S|| {#Wattys2015}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora