L'Arrivo delle Rondini

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( 3 anni dopo. )
( Yoongi. )

Mi alzai dal letto trascinandomi fino al bagno con quella poca forza rimasta nel mio corpo dopo tutte le nottate passate in bianco da anni ormai. Solo se mi distruggevo di psicofarmaci o calmanti riuscivo a dormire. Una notte senza sogni. Solo il buio più totale.
Per forze maggiori, avevo cambiato casa spostandomi di nuovo a Daegu, vicino a chi...era rimasto con me. Taehyung, Jungkook e Jin. Mia madre non voleva più saperne di me e come biasimarla e quindi, dovevo completamente camparmi da solo ed era davvero molto molto complicato.
Loro comunque ce la mettevano tutta a farmi uscire di casa, ad andare con loro, a lasciare la presa sui miei demoni ma non volevo.
Non volevo perché l'unica cosa che mi teneva ancorato a Jimin, a Namjoon ad Hoseok, era proprio il dolore. Volevo aumentare quella dose di dolore anzi, così che potessi espiare le mie colpe, così che potessi sentirmi meglio e meno solo. Dipingevo praticamente giorno e notte e il piccolo studio era sommerso da quadri di ogni grandezza ma di un un'unica tonalità scura.
Proprio come prima, non c'era più colore nella mia vita e stavolta era esclusivamente colpa mia.
Entrai nello studio, con una tazza di caffè fumante in mano, che poi abbandonai sulla scrivania, lì dove c'era ancora un po' di spazio.
Spalancai la finestra per far entrare la luce ma solo perché così dipingevo meglio, la luce artificiale distorce la realtà.
Mi sedetti sullo sgabello guardando l'ultima opera a cui stavo lavorando.
Rimasi a fissarla per minuti interi poi meccanicamente presi il caffè buttando giù due o tre pillole della felicità. Gli altri erano stati certamente più forti e furbi di me.
Dopo i funerali di Jimin e Hoseok, dopo il lungo anno passato fra tribunali e visite della polizia, avevano intrapreso un percorso con uno psichiatra, erano tornati a lavorare, perché i traumatizzati hanno bisogno di aiuto, il più possibile. Da carnefici eravamo passati per le vittime, di nuovo, con un mucchio di bugie ben raccontate. Gli avvocati pagati dalla famiglia di Jin poi si assicurarono di far combaciare ogni singola cazzata con un'altra e noi come bravi attori da teatro, avevamo eseguito la messinscena.
Ricordo ancora la faccia del giudice quando battè il martelletto e disse; Assolti. Non ci credeva nemmeno lui eppure...
Magari marcire in carcere sarebbe stata una valida alternativa. Comunque, i dottori avevano detto loro che le immagini, i suoni che ancora vedevano e sentivano erano dovuti alla PTSD. Beh, in mia discolpa posso dire che esiste una terapia chiamata arteterapia quindi mi sto curando da solo. No?
Ma ovviamente non funzionava molto bene, ogni dannata sera avevo un rituale. Mi ritrovavo davanti allo specchio del bagno con un coltello da cucina, pronto ad aprirmi le viscere e poi invece come un codardo ci rinunciavo. Quel momento era quasi diventato la mia favola della buonanotte. 
" Vorrei davvero bruciare tutto..." Mormorai fra me e me anche se in realtà nel mio cervello parlavo a Jimin. " Lo vedi quello? Ma che cos'è, non può essere chiamato nemmeno astrattismo, è solo una accozzagliamento di roba.
Non difendere quel quadro, è orribile dai.
Quasi quanto questo. " Indicai il quadro di Jimin. Lo avevo disegnato su uno sfondo nero blu, con un piccolo punto di luce esattamente dietro alla sua figura.
Due grandi ali contornavano il suo corpo e aveva il volto serio, avevo disegnato alla perfezione quegli occhi che ora parevano giudicarmi. " Non guardarmi così. " Mormorai ancora mettendo il colore sulla tavolozza pronto a finirlo. " Sono uscito ieri e l'altro ieri, si, solo per comprare i colori...è già qualcosa. Ho bisogno di tempo Jimin!! "
Non mi rendevo conto di quanto la cosa fosse diventata grave ma facevo finta di niente.
Appena le pillole fecero effetto però, smisi di parlare con il Jimin nella mia testa, che non era nient'altro che la mia coscienza che gridava aiuto ma io ero bravo ad ignorare la cosa con grande stile. Perché avrei dovuto rinunciare a parlare con lui? Perché rinunciare a quell'ultimo piccolo spiraglio che avevo per stargli vicino? Si sdraiava ancora nel mio letto, mi seguiva ancora in cucina quando dovevo mangiare per forza per tenermi in piedi, era con me sul divano quando tentavo di guardare la televisione. E a volte c'era anche Hoseok e Namjoon ma loro non mi parlavano, mi guardavano e basta. I loro sguardi mi facevano sentire in colpa, cioè ancora più in colpa.
Mi distolsi dai miei pensieri quando sentii bussare alla porta e suonare il campanello al tempo stesso, anche piuttosto assiduamente. " Hyung???? Oh cazzo, hyung apri questa dannata porta!!! " Riconobbi la voce allarmata di Taehyung e mi alzai dallo sgabello abbandonando la tavolozza, da quanto mi stava chiamando? Aprii la porta come se nulla fosse. " Che cos'è tutto questo baccano? " Lo vidi tirare un sospiro di sollievo passandosi una mano sul viso. " Sta tranquillo sono un codardo di merda ancora non riesco ad ammazzarmi. " Il viso di Tae prese un'espressione seria improvvisamente e mi superò entrando in casa senza aspettare il mio permesso, quasi lanciò le scarpe e puntò dritto alla mia camera, spalancò la finestra.
" Lavati e vestiti, fuori è primavera, si sta benissimo per strada, non fa più freddo quindi non hai scusanti stupide. " Lo avevo seguito dopo aver abbandonato la tavolozza sul tavolo in cucina e me lo ritrovai a prendere i miei vestiti dall'armadio mettendomeli in mano e poi mi spinse al bagno. " Taehyung senti..." - " No senti tu, mi hai stancato ok? Sono passati 3 anni e fai la solita vita, non vuoi andare dallo psicologo, non vuoi lavorare, non vuoi uscire di casa, non vuoi vederci. Non ci chiami, non ci scrivi e abitiamo a 100 mt l'uno dall'altro.
Vivo con l'angoscia che ti possa succedere qualcosa! Su quella tomba, gli hai promesso che ti saresti salvato e che ci avresti salvato. Te lo sei scordato? Hai promesso a tutti e tre che avresti lottato con noi per tornare a vivere. " Quel ricordo era sfumato dalla mia mente, quelle parole non sembravano neanche le mie e lo guardai con un cipiglio. " Stai mentendo. " - " Cosa? No, non sto mentendo, sono parole tue. Hyung, dannazione..." Lo sguardo di Tae ora era molto più preoccupato ma non sapevo perché, per me non c'era niente che non andava.  " Li vedi ancora vero? Ti sei convinto che quella che stai vivendo ora sia la tua realtà definitiva...e hai scordato tutto il resto. " - " Non psicanalizzarmi Taehyung, e no. Non vedo nessuno.  " Dissi stizzito andando al bagno con quei vestiti per lavarmi, me la prendevo tanto perché era ovvio che avesse ragione. Mi lasciò stare. Mi feci una doccia lunga una vita e poi vestito e profumato tornai da lui. Non lo avevo mai visto fumare ma supposi che ad ognuno di noi era concessa una valvola di sfogo più o meno distruttiva. " Andiamo, Jungkook e Jin ci stanno aspettando. " Non volevo assolutamente farlo, non volevo mettere piede fuori casa, non volevo vedere le persone, sentire le loro chiacchiere. Esitai ma Tae mi prese da un braccio spingendomi fuori dopo aver spento la sigaretta nel posacenere. Chiuse la porte e mi mise le chiavi in tasca. " Da quanto non assaggi un buon bubble tea con un delizioso dolce accanto? Andiamo, Jin, conosce i proprietari di questo posto e abbiamo i migliori posti e anche i pasti gratis. " Mi fece l'occhiolino e ancora mi trascinava con se tenendomi dal braccio. Io ero teso come una molla e con la testa in pappa che purtroppo non avevo nemmeno sentito le sue parole, erano solo suoni distorti. Avevo il cuore in gola. " Taehyung..." Lo chiamai non riuscendo a respirare decentemente, lui si fermò proprio accanto ad una moto. " Va tutto bene Hyung, è la tua testa che cerca di sabotarti ma va tutto bene, ti prego fidati di me..."
Mi si avvicinò prendendomi il viso con le sue mani e mi costrinse a guardarlo. " Respira con me..." Puntai i miei occhi spenti nei suoi così genuini e ora più vivi, faceva dei grossi respiri così che io potessi imitarlo e senza nemmeno accorgermene lo stavo facendo. " Bravo, così...ci siamo solo io e te...solo io e te..." Sapevo che quelle cose le aveva imparate dagli psichiatri/psicologi da cui era andato ma comunque riuscirono a calmarmi, almeno un po'. Mi umettai le labbra liberandomi della sua presa. " Sto bene, andiamo. " Mi stavo per incamminare a piedi ma mi fermò. " Jungkook mi ha prestato la sua moto, andiamo con questa, niente metro o altro. " Sorrise passandomi il casco, lo presi un po' esitante ma comunque grato di non dover affrontare una folla come primo passo per il ritorno all'umanità. " La sai guidare almeno? " - " Assolutamente si, sono anche piuttosto bravo. " Lo guardai con un sopracciglio inarcato. " Eddai, almeno lasciami il beneficio del dubbio e sali! "
Alla fine salii e mi strinsi a lui guardando la strada sfrecciare sotto di me, mi balenò in testa che mi sarei potuto slacciare da Tae e lasciarmi cadere sull'asfalto sperando che le auto dietro di noi mi schiacciassero ma poi pensai al fatto che chi lo avesse fatto, avrebbe passato dei guai seri per colpa mia. Se dovevo morire, dovevo farlo da me senza coinvolgere nessuno.
Strinsi più forte Tae e chiusi gli occhi. Lasciai che l'aria fresca della primavera mi cullasse in quel breve viaggio da casa mia a quel posto.
Sentire il calore umano di Tae mi aveva in un certo senso tranquillizzato, non sentivo quella sensazione da un po', cercai di prenderne più possibile. Poi appena la moto si fermò riaprii gli occhi e scesi.
Levai il casco e glielo lasciai. " Guarda che bel posto e quella terrazza sarà tutta nostra per tutto il tempo che vogliamo." Io annuii effettivamente il posto era bello, contornato da fiori, tutto perfettamente bianco e pulito.
Le luci appese dondolavano giù dal tetto, formando come un cielo stellato è proprio Jin che era al bancone a provarci con la cassiera ci accolse portandoci su, in quella terrazza. Mi aveva salutato con un caloroso abbraccio e io lo avevo ricambiato,  in un tacito: comprendo il tuo dolore.
Mi sedetti sul divanetto dopo aver salutato un Jungkook un sacco cambiato. " Ma quanto te li stai lasciando crescere questi capelli? " Gli dissi e lui sorrise facendo spallucce. " Finché non mi stufo di averli così, penso. " - " Oh gli stanno benissimo, ho qualcosa a cui aggrapparmi la sera a letto. " - " YAH! Tappati quella bocca Taehyung. " Lo rimproverò Jin e mi sfuggi un sorriso che però svanì in fretta, loro avevano una relazione, una condivisione di qualcosa. Li invidiai ma lo tenni per me.
Ordinammo tutti qualcosa di diverso, mi buttai su un dolce a caso così come su un bubble tea a caso, dato che non avevo più idea di come si stava al mondo e non ricordavo nemmeno più quali fossero i miei gusti.
Mi ritrovai perso e distante dalla realtà ancora una volta mentre guardavo Tae bisticciare con Jin, capii solo che Tae lo aveva chiamato bigotto e ora c'era questo acceso dibattito su chi avesse ragione, o meno. Facevano sempre così. Non erano cambiati di molto, si erano guariti e si stavano guarendo a differenza mia.
Mi sentii picchiettare su una spalla e Jungkook era accanto a me, non mi ero nemmeno accorto che si fosse alzato per mettersi lì. " Che c'è di interessante in quel vaso con la sabbia colorata? " Mi chiese, dovevo aver fissato quell'abbellimento sul tavolo per tutto il tempo. " Niente, in realtà lo trovo anche molto brutto. " - " Vero? Non capisco perché la sabbia, hai il locale pieno di piante e luci e ci metti la sabbia, mah. " Sapevo che lo stava facendo solo per coinvolgermi in una chiacchiera. " Mi sono tatuato, vuoi vedere? " Al mio silenzio aggiunse altro e io annuii.
Mi mostrò il braccio tutto tatuato, un tatuaggio molto bello ma i miei occhi si soffermarono su sette figure messe di spalle contro il sole che sembravano guardare l'infinito. Gli sfiorai quel tatuaggio con le dita come ad accettarmi che non me lo stessi immaginando.
" Wow..." Mormorai, anche se erano solo sagome quasi potevo decifrare chi fosse chi. " È davvero molto bello Jungkook..." Aggiunsi ancora con la voce un po' incrinata.
Insomma loro non avevano conosciuto per molto Jimin e vedere che comunque lo consideravano una grossa perdita come lo era per me, mi fece scoppiare. Mi alzai.
" Mi serve un po' d'aria. " Dissi uscendo dalla piccola struttura chiusa in cui stavamo per andare dalla parte aperte della terrazza, lontano da tutti. Mi sedetti sul bordo, anche se era perfettamente recintato, mi bastava poco spazio. Chiusi gli occhi per fermare le lacrime. L'immagine del tatuaggio di Jk era ben impressa nella mia mente.
Tutti e sette, eravamo insieme, per l'eternità.
Alzai il viso al cielo, lasciandomi baciare dal sole primaverile, non troppo caldo, piacevole. Su quel piccolo terrazzo dopo tre anni riuscii di nuovo a sentire qualcosa. Un sollievo che non pensavo più di poter provare. Non seppi dire cosa esattamente mi avesse fatto sentire così, realizzare che non ero davvero solo come credevo o accorgermi che c'eravamo ancora tutti e sette. Guardai Jin, Tae e Jungkook, loro erano la. Mi stavano salutando con la mano e sorridevano. Loro erano vivi, io ero vivo.
Presi un bel respiro e chiusi gli occhi di nuovo godendomi ancora un po' il sole ma poi al suono di uccelli, li riaprii.
Erano Rondini.
" Guarda Jimin, sono arrivate le rondini. "

[ E sono giunta alla conclusione di questa storia, grazie a chiunque sia arrivato fino a qui.
Non ero mai stata convinta di voler scrivere e pubblicare qualcosa ma eccomi qua.
Sono fiera di essere arrivata fino in fondo e spero di avervi coinvolto e appassionato in qualche modo.
Ancora grazie.
Ci vediamo presto con un piccolo bonus e forse una nuova storia.
Borahae amyyyyy 💜💜💜 E non dimenticare:
You're nice, keep going. 💜💜💜

- Yu. ]

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 09, 2020 ⏰

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