- ℂ𝔸ℙ𝕀𝕋𝕆𝕃𝕆 𝔻𝕌𝔼 -

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«Anche tu stai aspettando qualcuno?» mi chiese.
«Si, sto aspettando le mie amiche che sono dentro» gli risposi, un po' con tono distaccato.
Sì, avete letto bene, con tono distaccato.
In fondo era uno sconosciuto. Anche se bello, ma comunque uno sconosciuto.

«Uh, che yogurt è?» domandò con impertinenza, indicando con la mano libera il bicchiere che reggevo in mano.
Oddio, la mano libera.
Ero così occupata a dimenticare i suoi occhi, che solo allora mi accorsi che reggeva anche lui un bicchiere pieno di yogurt.
E sembrava proprio uguale al mio...
«È Kinder Bueno, Kinder Cereali e ciambelline al miele.».

La mia mente mi diceva di smetterla di parlare con uno sconosciuto e di allontanarmi, avrei aspettato le mie amiche in un altro posto.

Ma c'era anche un'altra voce che mi echeggiava in testa.
"Sii gentile, va' avanti con la conversazione, per una sola volta nella vita ascolta il tuo cuore.".
Era il mio cuore a parlare. Era da tanto che non sentivo la sua voce.
Tutte le volte che l'ho ascoltato e mi sono avvicinata a qualcuno, ho sempre sofferto. È ormai da un po' che lo metto da parte e mi faccio guidare dal pensiero logico. Lo so, può sembrare una cosa stupida detta da una ragazzina, ma se voi sfilaste la maglia a questa ragazzina, trovereste parecchie ferite sulla sua schiena.

Eppure questa volta non seppi resistere.

«E il tuo, invece?» dissi, ricambiando la domanda.
«Ehm, è una strana coincidenza...a-anche il mio è così...».
Sentii le guance avvampare, diventare calde.
Ma di certo le sue non erano da meno, e quelle stupende lentiggini non aiutarono a nascondere ciò.

Tossicchiò per rompere quel silenzio.
«Ah, comunque io sono Leonardo.»
«Piacere, Viviana.» e gli porsi la mano.
Lui me la strinse. Una "stretta" delicata, insolita per le sue mani grandi. Chiaro, non voleva farmi male alla mano.
Allora io gliela strinsi più forte. Volevo dimostrargli di non essere delicata come lui pensava.

E rimanemmo così a fissarci...

«Noi abbiamo fatto, andiamo?».
Le mie amiche avevano avuto il loro yogurt e io dovevo andare con loro.
Ritrassi subito la mano.
Leonardo rimase con la mano sospesa a mezz'aria per meno di un secondo, poi la ritrasse anche lui.
«Bene, allora...spero di rivederti, Viviana»
«Sì, ciao» risposi mentre mi allontanavo.

Margherita mi prese sotto braccio sorridente.
«Ora mi dici chi è quel ragazzo!»
«Non lo conosco, ha iniziato a parlare e io gli ho risposto...»
«Ne sei sicura?!»
«Certo».
E scoppiammo a ridere.

Mi guardai alle spalle per capire se mi stesse osservando mentre andavo via, ma lui non c'era, non era lì a fissarmi con i suoi occhi scuri. Ebbi la sensazione di essermi già illusa, di essere ripiombata nel mio stato di formica invisibile.

Tutta colpa dello yogurtDove le storie prendono vita. Scoprilo ora