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«E così voi siete Fabio e Leonardo.» disse mia madre porgendo la mano prima all'uno e poi all'altro.
«Si, piacere.» risposero all'unisono.

Fabio non lo conoscevo, lo avevo invitato solo per non far sentire Margherita a disagio.

Leonardo aveva il suo solito buon odore. Era molto abbronzato, e le sue lentiggini lo accentuavano. Niente camicia viola questa volta, ma era bello lo stesso.
Lo pensai davvero, e capii che quel pensiero non avrebbe dovuto passarmi per la mente.
Eppure quando lo vidi, con quei suoi occhi profondi, mi incantai come la prima volta alla yogurteria.
Ecco, stavo per rovinare tutto. I miei sentimenti erano tornati, e anche molto presto.

Aspettai che i miei si fossero allontanati per abbracciarlo. Lui lo ricambiò. Non ci vedevamo da quasi due mesi.

Poi abbracciai anche Margherita.
Ma questo abbraccio fu diverso dal precedente.
Io e lei eravamo amiche, come sorelle; invece con Leonardo no, provavo ancora qualcosa.

Infine io e Margherita ci presentammo a Fabio.
Alto, ricci castani, occhi verdi, con indosso camicia bianca e bermuda jeans. Per me nulla di che insomma.

Iniziammo a passeggiare. Io e Leonardo dietro, Margherita e Fabio davanti.

«Sai, mi dimentico sempre di dirtelo...» iniziò Leonardo.
«Che cosa?»
«Al mare ho incontrato una ragazza...bellissima.».

Deglutii. Dovevo essere felice per lui.
Ma provavo ancora qualcosa. Qualcosa che mi si smuoveva dentro quando lo guardavo, che mi faceva agitare. Quel qualcosa che avevo rinchiuso a chiave in angolo del cuore. I miei demoni.
Non sapevo come definire quelle emozioni, non le avevo mai provate prima. Lui era il primo ragazzo che mi faceva quell'effetto. E mi mettevano così tanta paura queste cose nuove. Sentivo che si stava rompendo il mio equilibrio.

Decisi di essere una buona amica.

«Davvero? Chi è?»
In fondo, ero stata io a rifiutarlo. Me lo meritavo. E lui si meritava di essere felice.

«Si chiama Elena. È bionda, alta, con gli occhi azzurri come il cielo. È bellissima, non si può spiegare.»
«E...state insieme?»

Deglutii di nuovo.
Non riuscivo più a contenere la rabbia che provavo verso me stessa in quel momento.
Si ficcò le mani in tasca. Aveva gli occhi lucidi, sognanti.
«Direi che ci sto lavorando.» e sorrise malizioso.

«M-mi fa p-piacere.»

Le lacrime si fecero strada dietro ai miei occhi, un enorme groppo mi doleva in gola.

Oramai lo avevo perso. E tutto perché ero stata così vigliacca.
Insomma, mi sarebbe mai ricapitata un'occasione del genere?! Un ragazzo stupendo mi bacia e si innamora di me!
Io, così sbagliata e anormale, nessuno si sarebbe preso l'impegno di amarmi per quella che sono.

Tremavo.
Abbassai la testa fissando il cemento sotto ai miei piedi.

E lui si accorse del mio turbamento.
Mi prese il gomito e si mise fra me e la strada.
Dimenticavo il fatto che è davvero bravo a capire chi sono, cosa penso, cosa voglio...

«Va tutto bene?»
«Si, tutto apposto. Perché non dovrebbe?»
Sbattei le palpebre più volte per impedire a tutte quelle lacrime che si celavano dietro ai miei occhi di uscire.

Mise due dita sotto al mio mento e mi alzò la testa, puntando i suoi occhi scuri nei miei.


Intanto...


I due terzi incomodi davanti a noi camminavano ignari di tutto. In un rigoroso silenzio.

«Hey, zuccherino. Che succede? Hai perso la lingua?!» ridacchiò Fabio.

Margherita si voltò verso di lui con uno sguardo truce, pronta a dare sfogo al suo istinto omicida.

«No, quando voglio ho una bella lingua lunga, sai?!»

Fabio incrociò le mani dietro la testa con fare da sbruffone.

«Uuh, che paura! È un peccato che un dolcetto come te sia così riservato.» e cominciò a scrutarla dalla testa ai piedi.

«Cafone!»

Iniziò a camminare più veloce per lasciarselo alle spalle -in realtà anche per smaltire la rabbia credo- ma lui la raggiunse.

«Perchè scappi, dolcezza?! Non voglio mica mangiarti.»

Margherita tacque, non aveva voglia di prenderlo a schiaffi.

«Dai, lo so che in fondo c'è un bel po' di pepe in te. Mi piacciono le tipe peperine.»

A quel punto lei spalancò gli occhi. Come osava essere così sfacciato!
Allora cercò di fare la ragazzina timida, con la speranza di allontanarlo.

«Beh, allora...mi sa che ti sbagli su di me.»
Si tormentava le dita e manteneva lo sguardo basso.

Ma Fabio aveva capito il suo gioco.
Le gettò le braccia intorno ai fianchi, tirandola sempre più vicino a sé.

In un istante si trovarono incollati.

E così Margherita si dimenticò delle buone maniere da ragazza per bene, del suo piano di sembrare timida, e... paff!

Un segno rosso rimase sulla guancia di Fabio, che si irrigidì e ritornò a ficcarsi le mani in tasca.

Margherita gli aveva appena suonato una possente sberla!

Lui era rimasto allibito da quella risposta inaspettata, forse non era abituato ad essere rifiutato. Credo che non stesse cercando pepe, ma una sprovveduta che fosse disposta a cadere ai suoi piedi. E aveva davvero sbagliato ragazza provandoci con Margherita.

Tornando a "noi"...

«Ti dico che è tutto ok. Perché me lo chiedi?».

«Perchè stai tre-».
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi. Vidi il braccio di Margherita schizzare come una molla e colpire la guancia sinistra di Fabio.

Istintivamente afferai il braccio di Leonardo e raggiungemmo a grandi falcate i due.

E' vero, avrei dovuto prima concludere il discorso con Leonardo, ma la mia migliore amica aveva perso le staffe, e aveva sicuramente bisogno di me.

Con Leonardo ci avrei parlato dopo. O forse non avrei più aperto l'argomento, e avrei rinchiuso di nuovo quelle dolorose emozioni.

«Ragazzi, che succede?».

Il mio sguardo interrogativo saltava da Fabio a Margherita.

«Succede che io non uscirò mai più, nemmeno se sarai tu a chiedermelo Viviana...»urlò la mia amica gesticolando isterica, «...con un cafone del genere! Chiaro?!».

Guardai Fabio inarcando le sopracciglia.

«Fabio, che diamine, cosa hai combinato questa volta?» chiese Leonardo spazientito.
«I-io...».

E non riuscii a sentire nient'altro perché Margherita mi tirò per un braccio trascinandomi verso il bar.
«Ti spiego io, in privato.»

«Hey, aspetta!».
Fabio ci stava raggiungendo.

Margherita si fermò di colpo vedendolo, e ovviamente inziò ad uscirle il fumo dalle orecchie.

«Volevo solo...ehm, ecco...»

«Muoviti, non ho tutta la sera!»

«Scusa. Voglio dirti solo scusa.»

Quelle parole dalla bocca di Fabio uscirono sforzatissime, perché non era abituato a dire questo tipo di cose così "cortesi", però capii che quelle scuse erano davvero sentite.

Chissà, magari avrebbero potuto davvero trovare la strada della felicità insieme. Almeno loro...

«Ma certo! Senti, vai a farti un giro!» e riprese a trascinarmi.

Cos'è che avevo scritto prima? Tutta quella cosa sulla felicità di Fabio e Margherita insieme?! Ah, rimangio tutto. Quando Margherita si arrabbia, non dimentica.

Tutta colpa dello yogurtDove le storie prendono vita. Scoprilo ora