Tornai a casa e feci finta di nulla. Ero come sempre. Come se nulla fosse successo. I miei non mostrarono di aver intuito qualcosa di strano.
Andai in camera, mi sedetti sul letto e presi il fazzoletto dalla borsa.
Lo rigirai tra le mani.
Margherita aveva sentito bene: odorava. Non mi ero accorta di quanto fosse buono il suo profumo. Dolce ed avvolgente. E anche la calligrafia era bella. Piccola e ordinata.Avrei dovuto registrare il suo numero in rubrica?
Mi balenò un altro pensiero nella mente.
"E se proverà a contattarmi?".
Era molto probabile. In fondo, aveva chiesto lui di scambiarci i numeri di cellulare.
Non sapevo cosa avrei fatto di preciso, ma di sicuro mi sarei inventata qualcosa.Nascosi il pezzo di carta nella fodera del cuscino e mi misi sotto le coperte.
Incredibile. Il suo odore sembrava oltrepassare il cuscino, me lo sentivo addosso.
E sentivo lui vicino.
Mi passai le dita sulle labbra un milione di volte, ancora incredula, e poi mi addormentai.
Un sonno profondo, senza sogni. O almeno, al risveglio non ne ricordavo.Il giorno seguente, la domenica, fu tranquillo. Avevo ancora il suo profumo sotto al naso, sembrava che lui fosse lì accanto a me, e detti ragione a Margherita nei miei pensieri: mi stavo innamorando.
Ma avevo tutte le intenzioni di dimenticarlo, avevo paura di coinvolgermi sentimentalmente con una persona, non ero mai stata fidanzata e nessuno mi aveva baciata prima di quel sabato.E poi il lunedì...
Il cellulare vibrò.
«Ciao.
Hai capito chi sono.
Incontriamoci.».Era un numero che non era registrato nella mia rubrica.
Il mio cuore iniziò a battere forte, immaginavo - e forse una piccola parte di me sperava - fosse lui.
Presi il fazzoletto e confrontai i due numeri. Era lui. Era Leonardo.
I miei timori si erano avverati: mi aveva contattata.E dovevo risponderli.
Ma cosa?
Dovevo essere dolce?
Sarcastica?
Dovevo ignorarlo?
No, non volevo ignorarlo.
Tutte queste domande erano come uno sciame d'api impazzito nella mia testa.Scelsi il sarcasmo.
«Ma buongiorno anche a te, Leonardo!
Quanta grazia che hai.
Perché dovrei incontrarti? A quale scopo?».Un altro messaggio.
«Perché voglio vederti.
Voglio parlarti.
Già mi manchi, e non riesco a vivere così lontano da te.».Quel suo tanto interesse nei miei confronti mi spiazzava. Nessuno me lo aveva mai dimostrato prima. Magari lui era davvero diverso dagli altri. Ma io non potevo. Non riuscivo a sorpassare le mie paure.
"Sei tu la mia paura,
la paura di essere felice."
«Sai, non sono subito disponibile per il primo che passa. Ho delle cose da fare.»
«E cosa hai da fare in pieno luglio?»
«E cosa ti importa?!»
«Mi importa di te.»
«Ti farò sapere...se ne avrò voglia.».Infondo ero felice di averlo sentito, e che di lì a breve ci saremmo visti.
Raccontai tutto a Margherita.
Mi serviva una copertura, una bugia da dire ai miei per avere il permesso.
E quale copertura migliore se non una passeggiata con Margherita?
Ma non di lunedì. Mamma e papà si sarebbero insospettiti: tutto ad un tratto la loro primogenita aveva una vita sociale attiva.
Meglio nella seconda metà della settimana, magari giovedì! E con la scusa di dover cercare un buon libro! La mia mente era in pieno fermento, me ne inventavo certe!
Margherita, ovviamente, era libera e disposta ad aiutarmi.«Mamma...» chiamai avviandomi verso il salotto.
«Vivì, dimmi.»
Sì, mia mamma spesso mi chiamava Vivì. E a me piaceva.«Margherita mi ha chiesto se posso andare a fare un giro con lei giovedì. Ne approfittiamo per passare anche in libreria...» mi fermai un attimo per farle elaborare quello che avevo detto.
Incredibile, non ero minimamente a mio agio nel dire bugie.
«Posso?» ripresi.Mia mamma posò il coltello sul tagliere insieme ai cetrioli che stava sbucciando, mi guardò e disse:«Perchè di giovedì? Meglio sabato.»
Deglutii.
«Sì, è quello che le ho proposto anche io. Però, credo di avertelo detto, Margherita passa il weekend al mare con i genitori.»
Questa non era una bugia. Era vero. Molte volte Margherita e famiglia finivano la settimana al mare. Beati loro! Ma nonostante stessi dicendo la verità, mi stavo innervosendo. Mi sudavano le mani. Le strofinavo sui leggings freneticamente.Mia mamma sospirò.
«Va bene. Però dovete andare e tornare presto. In settimana non ci sono molte persone.»
«Va bene, allora vado a dirle che posso.»
Il mio sorriso era talmente ampio che quasi mi toccava le orecchie.Zampettai fino in camera mia e informai Margherita.
Poi mandai un messaggio a Leonardo: «Giovedì sera.
Alle 20 in piazza.
Puntuale.».
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Tutta colpa dello yogurt
RomanceViviana ha quindici anni. È una ragazza insicura, senza autostima però molto intelligente, ed ama i suoi preziosi libri. Si lascia guidare dal pensiero logico e dalle sue convinzioni, ma a causa di un ragazzo avverrà un cambiamento radicale in lei...