Canzone per il capitolo: Fire on Fire - Sam Smith
Ma quella notte non volle dirmelo.
Disse: "Voglio guardarti negli occhi quando te lo dirò, è importante per me".Era davvero diverso. Il contatto umano era per lui una delle cose a cui non avrebbe mai rinunciato, un animo nobile il suo, l'animo di un artista d'altronde.
Ed era per quello che solo i suoi occhi erano in grado di catturare la mia attenzione, lui era fuori dal comune, era unico, e quanto desideravo che quell'essere unico potesse amare solo me.Durante la settimana avevo ripreso a suonare il mio violino e a prendere lezioni, forse perché quando poggiavo le dita sulle corde tutte le preoccupazioni smettevano di esserlo, ero leggera. O forse semplicemente perché era settembre e la mia accademia aveva riaperto le porte. Non saprei dirlo, l'animo di una quindicenne e le decisioni adolescenziali chi può interpretarli!
Fatto sta che pensando a lui tutte le note erano più armoniose, tutto quello che suonavo era per lui, ed era pieno di passione. Mi chiedevo se anche lui, proprio come me, mi dedicava qualche suo disegno... E poi mi ricordavo che l'unica ragazza a cui lui avrebbe voluto dedicare un disegno era la sua Elena.Non avrei mai pensato che un giorno anche io mi sarei innamorata di un ragazzo, non mi reputavo capace di amare, troppo fragile per reggere una delusione e troppo strana per poter piacere a qualcuno.
Riflettevo su questo mentre camminavo verso la piazza, dove ci eravamo dati appuntamento. La stessa piazza dove, circa due mesi fa, eravamo seduti al tavolino del bar, e ancora la stessa piazza
verso la quale ci stavamo dirigendo una settimana fa quando mi disse di Elena.
Quel nome mi faceva ancora raggelare il sangue nelle vene.
Inutile dire che ero completamente risucchiata dal panico, troppi i pensieri negativi che volteggiavano nella mia mente, enorme quel fardello che mi portavo ormai da quella sera sul cuore.
Ma questa volta ero determinata a tentare, se non avessi mai tentato non avrei potuto diventare più forte.
Eravamo alla fine di settembre oramai, il mio compleanno e quello di Margherita si avvicinavano, e c'era una piacevole brezza fresca che mi accarezzava il viso facendo volteggiare i capelli in aria.Aspetta, il compleanno di Margherita...
Margherita!
Non ci sentivamo da un po', da quel sabato sera non l'avevo incontrata né avevo ricevuto un messaggio.
Allora sfilai subito il cellulare dalla tasca e le scrissi.
E fu così che, oltre all'ansia per l'incontro con Leonardo, si aggiunse anche quella per Margherita.Camminando vidi la libreria, con la sua porta di vetro e l'atmosfera magica che si celava al suo interno. Pensai che una visitina veloce potevo permettermela, così mi sarei anche rilassata un po'.
Entrai e subito feci un profondo respiro. Iniziai a girare per gli scaffali, fin quando il dorso di un libro non catturò la mia attenzione: era The 100 di Kass Morgan.
Lo sfilai dalla mensola e accarezzai la copertina. Quel libro mi portò a pensare di nuovo a Margherita, e a quanto le piacesse la serie tv tratta da questa trilogia.
Così mi diressi alla cassa e lo acquistai. Lo avrei letto in onore della nostra amicizia, e glielo avrei regalato al suo compleanno con tanto di dedica.
Uscii e continuai la mia salita verso il Calvario. Però adesso con un libro stretto tra le braccia mi sentivo più tranquilla, qualunque cosa sarebbe successa, avrei potuto sempre rifugiarmi tra le sue pagine.E poi lo vidi ansioso al centro della piazza ad aspettarmi, bello come sempre, agitato come mai prima.
Lo raggiunsi di corsa. Sbattei contro il suo petto involontariamente, alzai lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono. Da giugno a settembre erano rimasti immutati, ancora così fantastici.
Mi allontanai subito.«Ciao» iniziò lui.
A me veniva da piangere, non mi aspettavo che guardare di nuovo quegli occhi, sapendo però che non amavano più me, sarebbe stato così doloroso.
«C-ciao».
E poi non riuscii più a trattenere le lacrime. Erano di fuoco e mi bruciavano le guance nello scorrere.
Allora Leonardo poggiò le mani sul mio viso e me lo asciugò.
«No, sei così bella, non piangere»
«Ti prego, n-non dirlo, ormai non s-sono più i-io la p-persona che ami»
«Che stupida che sei» e sorrise.
«M-mi spieghi c-cosa c'è da ridere?!».
La sua risposta fu abbracciarmi e mettermi una mano tra i capelli. Mi accarezzava lentamente la testa, e mi faceva sentire così bene.
«Non hai capito nulla... » mi disse.
«Ho c-capito che mi stai prendendo in giro».
Avrei dovuto staccarmi, ma non volevo, non ne avevo la forza.
«Io amo solo te, Viviana» mi sussurrò all'orecchio, talmente piano che ebbi paura di aver frainteso.
«D-dici sul serio?»
«Sì, amo e amerò solo te».Allora d'istinto lo baciai. Senza nemmeno realizzare cosa stessi facendo. Senza considerare le persone attorno. Tutte le preoccupazioni svanirono in un battibaleno.
Lui ricambiò e mi cinse la vita, facendomi avvicinare sempre di più. Quello era il mio vero primo bacio, e non volevo farlo finire così velocemente. Misi le braccia intorno al suo collo, e involontariamente lo colpii forte con il libro sulla schiena.
«Ehi!» esclamò con una smorfia di dolore.
Sorridemmo insieme.
«Ti amo» gli dissi.
E continuammo a baciarci.
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Tutta colpa dello yogurt
RomanceViviana ha quindici anni. È una ragazza insicura, senza autostima però molto intelligente, ed ama i suoi preziosi libri. Si lascia guidare dal pensiero logico e dalle sue convinzioni, ma a causa di un ragazzo avverrà un cambiamento radicale in lei...