1. I'm back home

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- piccolo preavviso; non tutto corrisponderà alle vicende raccontate nella serie tv ma saranno ambientate per rendere la storia più piacevole e sensata. Ovviamente la storia sarà narrata in prima persona e al tempo presente. Ricordatevi di lasciare una stellina e un commento se il capitolo sarà di vostro gradimento, buona lettura <3.-

Sono così stanca che non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti durante il breve percorso in auto dall'aeroporto alle outer banks, o per meglio dire figure eight che è dove siamo diretti per vedere la nostra nuova casa. Sono seduta sul sedile posteriore con la mia sorellina Maggie che è impegnata a giocare con i miei capelli castani che ricadono dritti fin sopra le spalle; papà è seduto davanti e indica la strada da percorrere al conducente del taxi, un uomo sulla sessantina con i capelli grigi.

Mi mancava questo posto, mi fa ripensare ai momenti felici con i miei amici e a mia mamma che è venuta a mancare cinque anni fa; la morte di mia madre fu la causa che ci fece trasferire a Los Angeles.

-Rachel- mi richiama mio padre. Solo in quel momento mi accorgo che l'auto si è fermata di fronte ad una villa enorme con un giardino altrettanto spazioso. Non ho mai visto una casa così grande; prima di partire io e la mia famiglia facevamo parte dei pogues e arrivati a Los Angeles avevamo acquistato un piccolo appartamento, ovviamente niente di paragonabile a questo. Scendo dall'auto riempiendo le narici con quel profumo familiare che mi era tanto mancato; afferro la mia valigia e dopo aver preso per mano la mia sorellina mi avvio immediatamente verso il vialetto. Poco dopo veniamo raggiunte di fronte alla grande porta bianca da papà che prontamente afferra il mazzo di chiavi e dopo aver cercato quella giusta apre la porta.

La casa è spaziosa e arredata in modo moderno, i colori dominanti sono il grigio chiaro e il bianco e al centro del salone c'è una grande scalinata che porta al piano di sopra; c'è anche la piscina ma andrò a vederla più tardi.

-Ray- -Dimmi Maggie- lei mi guarda ridendo e poi inizia a correre su per le scale -chi arriva ultima si prende la camera più piccola- urla mentre continua a correre. Sfortunatamente è arrivata prima lei ma la mia stanza non mi dispiace, affatto; al centro c'è un grande letto matrimoniale coperto da cuscini di ogni forma e dimensione, la scrivania è posta in un angolo a destra e sulla parte sinistra c'è una porta che conduce alla cabina armadio. C'è anche un terrazzo che affaccia sulla piscina e sul paesaggio magnifico delle Outer Banks. Da qui si vede l'altra parte dell'isola, quella "povera", la mia parte dell'isola quella in cui sono cresciuta. Mi siedo sul divanetto bianco e una marea di pensieri mi invadono la testa.

Mi tornano in mente le giornate passate a surfare con mamma, le feste, le risate, tutto. Poi mi vengono in mente i miei amici, i pogues, la mia seconda famiglia. Da quando sono partita per Los Angeles non ho più avuto contatti con loro dal momento che la connessione internet non arrivava in quella parte dell'isola. Chissà se sono ancora qui, se se ne sono andati, se sono ancora amici e se si ricordano di me. Voglio vederli. Quei ragazzi mi hanno migliorato la vita e non li ho mai dimenticati. Ho deciso che più tardi passerò al ristorante di Kie, magari avrò fortuna e li troverò tutti li come un tempo. 

Sento la porta aprirsi e mi giro per vedere di chi si tratta, nel preciso istante in cui i miei occhi grandi e scuri incontrano quelli piccoli e azzurri di mio padre il sangue mi si gela nelle vene, le gambe iniziano a tremare e il cuore batte più forte. Entra a passo leggero e cammina lentamente con la sua solita espressione da 'comando io' stampata sul viso, ha la camicia leggermente sbottonata e non appena mi arriva davanti si avvicina al mio orecchio e scostandomi una ciocca di capelli dietro ad esso mi sussurra -aiuta tua sorella a sistemare le sue cose, Carol sarà qui domani- per fortuna dopo aver pronunciato quelle poche parole si decide ad andarsene. Carol, ci mancava solo lei. Carol era una donna sulla cinquantina come mio padre ed era una vera serpe ma mi dispiaceva comunque per lei, se solo sapesse con che razza di mostro sta per sposarsi.

Mi avvio verso la camera di mia sorella e appena la vedo, girata di spalle e intenta ad estrarre magliette da uno scatolone sorrido spontaneamente. Mi ricorda molto la mamma da bambina, i capelli lunghi e biondi, gli occhi grandi e scuri e la bocca piccola e delicata. Per essere una bambina di appena 10 anni ne aveva passate davvero tante, da quando mamma se ne era andata mi sono promessa di prendermi cura di lei e di non permettere a nessuno di ferirla.

-Hey Ray, hai intenzione di aiutarmi oppure starai li a fissarmi per molto?- -certo ti aiuto capo- dico portandomi una mano verso la fronte mo' di saluto militare.

Così, dopo aver finito di sistemare gli infiniti scatoloni di Maggie, mi accorgo che sono già le otto di sera; peccato la mia gita al Wreck sarà spostata a domani ma d'altro canto ne sono felice, almeno non dovrò vedere Carol.


-ciao ragazz*, questo primo capitolo introduttivo si conclude così. So che non è molto ma l'ho scritto giusto per introdurre la storia, già dai prossimi le cose saranno più interessanti. Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto <3.

A single soul// Outer BanksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora