Alzato lo sguardo dal tombino notai Frypan che mi guardava malizioso con un sorriso fastidioso sul volto «la vuoi smettere?!» esclamai e lui rise. Gli risposi con una linguaccia e una risata. Mi resi conto che era la prima volta che baciavo Newt di fronte agli altri quindi arrossii imbarazzata e uscii dalla stanza iniziando a vagare per un corridoio alla ricerca di un bagno per darmi una rinfrescata.
Lo trovai dopo alcuni metri, entrai e chiusi la porta che, per fortuna, aveva una serratura.
Mi guardai intorno: non era molto grande ma c'era abbastanza spazio per un gabinetto, un lavandino, uno specchio a figura intera appeso al muro, anche se parzialmente crepato, e una piccola doccia.
Mi avvicinai e provai a girarne la manopola per capire se ci fosse acqua corrente. Vedendo l'acqua uscire, all'inizio in modo irregolare, dal soffione mi tolsi i vestiti, slegai i capelli ed entrai nella doccia mettendomi sotto il getto di acqua tiepida. Sfregai per bene il mio corpo per togliermi di dosso tutta la polvere e lo sporco accumulato nel viaggio e nella zona bruciata e ne approfittai per lavarmi anche i capelli che tornarono di un bel biondo platino brillante.
Una volta finito chiusi l'acqua, strizzai i capelli ed uscii dalla doccia trovandomi davanti la mia figura riflessa nello specchio. Mi guardai e persi ogni speranza che ancora serbavo cercando di trattenere le lacrime. Non credevo a ciò che stavo vedendo: avevo le braccia interamente ricoperte di vene nere che si diramavano anche su parte del mio busto e delle gambe. Mi avvicinai allo specchio guardando con attenzione dove le vene erano più evidenti; avevo sempre avuto la pelle molto chiara, quasi bianca, quindi le vene risultavano innaturali e sembravano quasi un essere che provava ad uscire dal mio corpo talmente erano sporgenti e gonfie in alcuni punti.
Portai le dita sull'avambraccio premendo sulle linee e percorrendole; non facevano male, sennò me ne sarei accorta tempo prima. Feci qualche calcolo mentalmente per capire quando potevo averla presa.
L'ultima volta che abbiamo incontrato gli spaccati, lì nel tunnel, non è passato nemmeno un giorno. È troppo poco tempo per averla già così estesa. Se l'avessi presa nella zona bruciata, mentre cercavamo di raggiungere il porto sicuro, a questo punto sarei già uno spaccato visto che sono passati sei mesi.
Cercando di capire mi ricordai che circa due settimane prima ero nel deserto con i ragazzi e Vince mentre organizzavamo gli ultimi dettagli del piano quando avevamo incontrato un gruppo di spaccati che ci avevano attaccato ed eravamo stati costretti a combatterli corpo a corpo.
Probabilmente è stato uno di loro a trasmettermi il virus mentre combattevamo. Si trasmette per via aerea oltre che con morsi e graffi quindi è probabile. Il virus ha avuto il tempo per essere incubato prima di scatenarsi. A questa velocità non mancherà molto prima che arrivi al cervello.Una volta assimilata la cosa mi asciugai con l'unico asciugamano che era nel bagno e sfregai i capelli fino a farli asciugare quasi completamente. Pulii al meglio i vestiti e li indossai mettendo i guanti per evitare che le vene nere, in caso si fossero estese sulle mani, si vedessero e tornai dagli altri che stavano mangiando il solito cibo in scatola. Circa mezz'ora dopo tornarono i tre ragazzi. Ci radunammo attorno a un tavolo con sopra diverse mappe aperte e iniziammo ad organizzare un piano per entrare e liberare Minho.
Gally ci disse che l'unico modo per entrare era Teresa ma a Thomas non andava bene «ci deve essere un altro modo» «e quale? Hai visto l'edificio, lei è l'unica speranza» ribattè Gally per convincerlo «credi davvero che ci aiuterà?» disse Thomas «non intendo chiederle il permesso» «mi sono persa qualcosa? Stiamo parlando della stessa ragazza che ci ha tradito giusto? La stessa stronza?» disse Brenda non riuscendo a capire perché, secondo Thomas, non dovessimo rapirla «ma che ti succede?» chiese e Newt disse «hai paura di farle del male vero?» guardò Thomas che ancora non voleva cambiare idea. Mi intromisi «Thomas, posso capire che nonostante tutto tieni a lei ma ci serve. È l'unico modo che abbiamo per entrare. È l'unica che può portarci da Minho perché di sicuro li starà aiutando ad estrarre da lui il siero. Per quanto mi riguarda non mi interessa come lo faremo. Mi interessa solo recuperare Minho. Glielo dobbiamo. Se non fosse stato preso lui saremmo stati catturati noi e lui ora ci starebbe cercando facendo tutto il possibile per liberarci. Ti prego Thomas...lui è la priorità ora. Ha bisogno di noi» lo guardai implorandolo con gli occhi, lui sospirò abbassando per un momento la testa «va bene. Facciamolo»Thomas e Gally tornarono in città per attirare e rapire Teresa e portarla qui.
Aspettammo il loro ritorno per un'ora. Portarono la ragazza che si dimenava nella stanza, la legarono a una sedia e le sfilarono il sacco nero che le avevano messo in testa.
Lei si guardò intorno confusa e leggermente spaventata «Gally!» esclamò stupita «ti spiego come funziona. Noi ti faremo delle domande, e tu ci dirai quello che vogliamo sapere. La prima è facile: dov'è Minho» Gally prese una sedia e si posizionò tra lei e Thomas «n-non crederete che-» provò a cercare aiuto in Thomas con lo sguardo «non guardare lui. Perché guardi lui? Guarda me. Lui non ti aiuterà» aspettò qualche secondo prima di continuare «sappiamo che Minho è nell'edificio. Dove?» «è detenuto insieme agli altri. Livello -3» rispose a testa bassa Teresa che si era arresa non vedendo via di scampo.
«e quanti sono gli altri?» chiese Newt. Teresa sospirò «ventotto» Gally si girò a guardare Brenda «guarda che ce la posso fare» disse lei.
«n-no voi non capite. L'accesso al piano è riservato. Si entra mostrando l'impronta digitale» disse Teresa cercando di convincerci che era una pazzia «è per questo che verrai con noi» disse Thomas «beh..non lo so. Lei non serve per forza giusto?» Gally si alzò spostando la sedia e prendendo un bisturi chirurgico dal tavolo «non tutta almeno. Ci basta un dito» «Gally piantala» gli disse Thomas ma lui continuò «hai paura? Ti assicuro che a Minho ha fatto molto peggio» «non era nei piani, falla finita.» Thomas allora si alzò togliendogli il bisturi dalle mani.
«non farà differenza. Fatemi quello che volete. Non riuscirete a superare la porta i sensori vi rileveranno» tornò a parlare la ragazza «lo so, siamo segnati. Proprietà di Wicked» Thomas si inginocchiò vicino a lei «ci aiuterai anche in questo».
Non vedendo altra scelta Teresa si fece slegare per poter toglierci il localizzatore.Si fermò a guardarmi attentamente «tu sei Amelia vero?» incrociai le braccia «sì e allora?» mi sussurrò «loro lo sanno? Insomma, che sei una di noi» mi chiese «io non sono una di voi. Non più» «tecnicamente lo sei invece. Ava Paige è tua zia. Ti ha cresciuta perché ci aiutassi a trovare la cura.» continuò, come se avesse intenzione di farmi reagire. Continuò a parlare dicendo cose come "anche tu li hai mandati nel labirinto" oppure "dovresti ripensarci, non sei dalla parte giusta". Dopo poco smisi di ascoltarla iniziando a sentire un ronzio fastidioso nella testa che si fece sempre più forte facendo montare la mia rabbia. Man mano che il rumore aumentava iniziai a sentire la testa scoppiare e un forte impulso violento mi comandò di colpirla. Cercai di tenerlo a bada sapendo che fosse il virus e per poco ci riuscii ma un diventando l'impulso sempre più forte non fui più in grado di controllarlo quindi urlai a Teresa che era ancora davanti a me «basta smettila!», anche se aveva smesso di parlare da un pezzo, e mi lanciai su di lei cercando di afferrarla; la ferii con le unghie sulle braccia ma Newt, che era il più vicino, mi afferrò e con tutta la sua forza mi tirò indietro immobilizzandomi finché il suono nella mia testa sparí facendomi calmare. Alzai la testa e vidi tutti quanti che mi fissavano e Teresa, che si teneva le mani sulla ferita, spaventata più che mai ma anche consapevole: aveva capito che ero infetta. Newt lasciò la presa e lo guardai, anche lui aveva la stessa espressione preoccupata e leggermente spaventata «s-scusate» sussurrai e corsi via.
Corsi finché non uscii all'aperto su una terrazza. Inalai l'aria fresca della sera con respiri profondi e, quando ero certa di essere tornata in me, mi sedetti sul bordo lasciando dondolare i piedi nel vuoto.Alcuni minuti dopo sentii dei passi avvicinarsi e vidi Newt sedersi vicino a me. Non ebbi il coraggio di parlare ma lo fece lui al posto mio «che è successo? Cosa ti ha detto per farti arrabbiare così?» lo guardai «mi stava provocando. Ma non è solo colpa sua per ciò che ho fatto» mi guardò ancora confuso «penso di dovere a tutti una spiegazione...andiamo» mi alzai e tornai con lui nel salone.
Appena entrai tutti mi guardarono. Sospirai «mi dispiace per la mia reazione...vi devo un chiarimento»