Capitolo 5 - Faccio piangere un satiro e dei semidei

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- Ehi sveglia Lewis!
Quando aprì gli occhi mi ritrovai la faccia di Connor sopra la mia.
- Ci stai facendo fare tardi
- Sc-Scusa- dissi io mezzo inebetito -Mi preparo subito
- Buon per te- rispose lui

Una volta che fui vestito, i membri della casa si avviarono per andare alla mensa a fare colazione. Effettivamente a causa mia fummo gli ultimi a sederci. Cercai con lo sguardo Will nel tavolo 7 e lo trovai a scherzare con i suoi fratelli. Lo salutai e lui salutò me.
- Buongiorno semidei - Iniziò Chirone - ricordo ulteriormente a tutti che stasera ci sarà la caccia alla bandiera e che dovrete essere tutti presenti- poi iniziò a guardare al nostro tavolo - Julia e Alice, siete pregati di restituire la lancia rubata a Sherman Yang entro mezzogiorno...- e indicò il consigliere della casa di Ares, un ragazzo con capelli neri e con un fisico possente -...se non volete una punizione esemplare. Detto questo vi auguro una buona mattinata.
Guardai Alice, la ragazza che la sera prima mi si era presentata. Lei restituì lo sguardo lanciandomi un occhiolino con un sorriso malizioso. Poi guardò la ragazza vicino a lei (immagino si trattasse di Julia) e iniziarono a discutere.

Finimmo la colazione e Will si avvicinò a me.
- Cosa volevi chiedermi ieri sera?- chiese lui
- Mi dovresti accompagnare da una persona...
- Si dimmi, conosco gli orari di quasi tutti i campisti, non c'è problema
- In realtà questa persona non è nel campo- confessai a denti stretti.
- Ah, capisco- dopo qualche secondo di silenzio aggiunse - Allora, facciamo così, ci andremo nel pomeriggio. Stamattina ho un impegno. Tieni conto che teoricamente non dovremmo uscire dal campo se non con un'autorizzazione motivata quindi dovresti parlarne con Chirone- mi spiegò.
- Mettiamo caso che non ne voglia parlare con lui... non conosceresti un metodo per uscire dal campo senza essere notato?- chiesi io. Notando la sua faccia aggiunsi subito - Non ti obbligo a venire, mi dovresti soltanto dire come potrei fare.
- C'è un modo non molto convenzionale. Però hai bisogno che venga io e pure un'altra persona. Ti devo un favore per ieri sera. Per te questo ed altro. Ci vediamo nel pomeriggio all'ingresso della foresta- disse lui iniziando ad allontanarsi.
- Chi sarebbe quest'altra persona?- chiesi.
- Lo scoprirai- mi rispose lui. Ormai troppo lontano non potei approfondire chi mi altro avrebbe accompagnato da Emma...

La prima lezione che avevo nel volantino che mi diede Will il giorno prima era "Combattimento". Mi diressi verso l'arena dove trovai molti ragazzi che si allenavano. A quanto pare si trattava di un allenamento individuale. Bisognava trovare l'arma ideale per te e combattere con gli altri campisti. Iniziai con una spada, ma era troppo lunga e troppo pesante e rischiai più volte di farmi del male da solo. Trovai un'arma più piccola, più grande di un pugnale, ma più corta di una spada. Per quanto nella mano, come peso ed ergonomicità, fosse perfetta, capì subito che mi ci sarebbero voluti mesi e mesi per poter fare qualcosa di decente. Non mi allenai troppo anche a causa della ferita che si iniziava a sentire. Dopo "Combattimento" andai a "Musica"  dove trovai una classe molto ridotta rispetto a quella di "Combattimento". Un ragazzo della casa di Atena mi spiegò che molti preferivano saltare questa lezione poichè, a loro parere, poco istruttiva. A insegnare vi era un satiro di nome Woodrow sull'orlo di un esaurimento nervoso, questo perchè si sentiva una cacofonia di strumenti suonati dai ragazzi che non riusciva a fermare nonostante i numerosi rimproveri. Una ragazza, che mi si presentò come Chiara Benvenuti, stava strimpellando con la chitarra accordi che immagino si stesse inventando al momento. Un paio di ragazzi stavano suonando la batteria e c'era Julia (la mia compagna, figlia di Ermes) che stava scordando tutti gli strumenti a corda, senza farsi vedere dal satiro. A un tratto, dall'altra parte dell'anfiteatro iniziai a sentire un sax suonare una melodia che aveva dell'incredibile. Era triste e passionale allo stesso momento. Raggiunsi la fonte sonora di quello che stavo sentendo e vidi un ragazzo di colore, alto, sui 15 anni e con i capelli raccolti in treccine che suonava il sax tenore. Penso di essere rimasto lì a fissarlo per un bel pò perchè mi si avvicinò chiedendo - Ti piace?
- Beh, sei bravissimo- risposi
- Grazie. Piacere  Austin Lake, tu?
- Piacere mio, Lewis. Da quant'è che suoni?
- Da una vita. Sai, mia madre è una musicista e mio padre è Apollo, il dio della musica...- mi spiegò lui
- Ah ma quindi sei fratello di Will- chiesi io
- Esattamente - rispose lui - E tu suoni qualche strumento?-
- Beh suono il pianoforte, vorrei fare l'esame di ammissione per la Julliard quest'anno...- gli risposi
-Allora devi farmi sentire come suoni- e indicò il pianoforte che era l'unico strumento non suonato da nessuno al momento. Cercai con lo sguardo Woodrow che era in un angolo a suonare con un flauto di pan melodie tristissime. Mi sedetti al pianoforte con Austin alla mia destra appoggiato allo strumento. Decisi di suonare il pezzo che stavo preparando per l'ammissione, ovvero "Fantasie Impromptu op 66 di Chopin". Per quei minuti dimenticai tutto e tutti e mi risentì nella mia camera a studiare come se niente fosse cambiato nelle ultime settimane.
Quando finì, mi girai e vidi che tutti mi stavano guardando. Anche Woodrow aveva gli occhi fissi su di me con le lacrime che gli sgorgavano sulle guance. Dopo qualche secondo di silenzio iniziarono tutti ad applaudirmi, ad abbracciarmi e a farmi i complimenti.
- Sei bravissimo Lewis- mi disse Austin con gli occhi rossi.
Quando uscì per andare alla lezione successiva mi sentì più stanco del normale e le mie dita tremavano per lo sforzo, mi sembrò strano ma non ci feci tanto caso perchè ero più impegnato a pensare come fosse possibile aver emozionato tutta quella gente. Non ebbi troppo tempo per rifletterci bene perchè le successive lezioni furono greco antico (in cui me la stavo cavando discretamente) e latino (in cui ero una schiappa), due materie abbastanza impegnative mentalmente.

Nel pomeriggio mi diressi verso la foresta. Quando fui abbastanza vicino vidi Will con il suo ragazzo, Nico, accanto.
-Piacere, mi chiamo Lewis- e porsi la mano al ragazzo tenebroso
- Nico- rispose lui, andando vicino ad un albero all'ombra senza contraccambiare la stretta di mano.
- Perdonalo, non ama la gente nuova e non gli piace il contatto fisico- mi sussurò Will - comunque ho saputo del tuo successo in sala musica, complimenti.
- Grazie, non ho fatto nulla di chè- risposi arrossendo per il complimento.
- Will, Lewis sono pronto, quando volete...- esclamò Nico, aggiungendo poi - Lewis per te è la prima volta, questo è un viaggio nell'ombra. Tieniti a me e dimmi dove vuoi andare.
Dopo avergli fornito l'indirizzo ci tenemmo tutti più stretti che potemmo. Fu una sensazione stranissima quella del viaggio nell'ombra, ma diciamo semplicemente che, una volta sbucato davanti casa di Emma vomitai la colazione ed il pranzo nel cassonetto più vicino.
- Ti aspettiamo qua, però ricordati che hai poco tempo, dobbiamo essere al campo entro il tramonto per la caccia alla bandiera- mi avvisò Will, dopodiché si allontanò insieme a Nico per darmi un pò di spazio e di privacy.

Suonai alla porta e mi aprì la madre di Emma. Era una donna sulla quarantina, ma sembrava più giovane. Aveva gli stessi capelli castani della figlia. Per me lei è sempre stata come una seconda madre per tutte le volte che dormivo a casa sua da piccolo con Emma quando i miei genitori non erano a casa.
- Ehi Lewis, benvenuto. Quando sei tornato da quella masterclass a Chicago?- mi chiese. Probabilmente era stato l'effetto della foschia
- Ehm... da poco, sono venuto a trovare Emma, è a casa?
- Sisi, è di sopra- rispose lei, facendomi entrare.
Salì le scale che portavano alla stanza della mia amica e, appena aprì la porta, quest'ultima mi si lanciò in un abbraccio. All'inizio ero confuso, ma poi ricambiai.
- Stupido! Ero preoccupatissima, non rispondevi al telefono. Pensavo ti fosse successo qualcosa di brutto- mi urlò addosso singhiozzando con la sua testa accanto alla mia. Era dimagrita e dagli occhi capì che stava piangendo da molto prima che venissi io. Mi dispiaceva veramente tanto averla abbandonata così.
- Lo so, sono stato occupato. Quindi ti ricordi tutto quello che è successo al bar?- chiesi io.
- Mi ero dimenticata per qualche giorno cosa fosse successo a dire il vero, però tu sai che scrivo tutto sul mio diario... ho letto quello che avevo descritto di quel giorno e mi sono ricordata tutto- mi spiegò, mentre eravamo ancora avvinghiati uno all'altra.
Rimanemmo abbracciati per un pò, dopodichè ci sedemmo sul letto e gli iniziai a raccontare tutto quello che mi era successo.
- Lew, mi stai dicendo che sei ferito in questo momento?- mi chiese lei preoccupata e scoprendo, senza il mio permesso, la ferita ancora evidente - Me lo dovevi dire- mi rimproverò lei preoccupata - Ti avrò fatto male con quell'abbraccio- disse scusandosi.
- Beh, non me ne hai dato il tempo... Ma parliamo di cose importanti, cosa volevi dirmi quando ci siamo separati?
- Volevo dirtelo prima ma...- venne interrotta da Will che nel frattempo aveva scavalcato la tettoia della casa ed era sbucato alla finestra.
- Lewis, dobbiamo andare. Nico ha percepito dei mostri in avvicinamento. Per tre semidei uscire così è troppo pericoloso... Ehi ciao, tu dovresti essere Emma. Lewis mi ha parlato molto di te- disse  facendomi l'occhiolino.
- Em scusa, ma devo andare- mi scusai. Mi dispiaceva veramente tanto, ma non potevo fare altrimenti - Facciamo così, fra tre giorni alle 17 incontriamoci sulla baia di Long Island così dovremmo riuscire a parlare meglio- gli proposi
- Okay, va bene- mi rispose lei. Lo so che probabilmente rimase delusa. Era la seconda volta che provava a dirmi qualcosa di importante e io non glielo permettevo... -Promettimi solo di rimanere vivo nel frattempo Lew- e mi abbracciò, in modo più delicato rispetto a prima.
- Te lo prometto Em-

-Stareste bene insieme- mi disse Will.
- Lo dicono in molti, ma siamo solo amici- risposi - Giuro- aggiunsi vedendo il suo sguardo malizioso. Vidi Nico in lontananza, notai come fosse più sorridente rispetto a prima e leggermente arrossito.
- Parliamo di voi due invece... Vi siete divertiti eh- supposi io, dando una gomitata a Will e ricambiando lo sguardo malizioso di lui
- Stai zitto che siamo anche in ritardo- rispose Will trattenendo un sorriso.
Tornammo in tempo al campo per la caccia alla bandiera

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