Capitolo 6 - Come mai brillo?!

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Arrivammo giusto in tempo per l'inizio della caccia alla bandiera. Le squadre erano:
Rossa composta dai figli di: Ares (guerrieri nati, bene), Efesto (costruttori di trappoli, benissimo), Ecate, Afrodite, Demetra, Nemesi e Nike.
Blu con i figli di: Ermes, Atena, Apollo, Ade, Dionisio, Iris, Ipno, Ebe e Tyche.
Andai nella casa di Ermes per prendere la mia armatura. Pensavo che sarei stato solo, dato il mio ritardo, invece trovai un ragazzo della mia età che stava seduto sul letto vicino al mio con sguardo perso. Aveva una zazzera di capelli neri disordinati, occhi scuri tendenti al viola, un fisico asciutto lentiggini e un ipnotico neo vicino al labbro superiore. Appena mi sentì entrare si alzò:
- Mi-Mi stavo preparando, arrivo subito- si mise l'elmetto e iniziò ad avanzare verso la porta evitando il mio sguardo.
- Ehi, non sono qui per chiamarti, mi devo preparare anche io, tranquillo. Piacere Lewis- dissi porgendogli la mano. Sembrò rilassarsi.
- Ah okok. Scusa, sono agitato. Mi chiamo Thomas. Non ho mai impugnato un'arma a "Combattimento". Non mi piace attaccare gli altri e quindi tendo a guardare e basta... lo so, sono patetico...
- Ma no- iniziai io, mettendomi l'armatura - È normale le prime volte. Vedrai che non ti succederà nulla. Sei nuovo anche tu?- chiesi a quel punto.
-Si, sono arrivato un giorno prima di te e non sono ancora stato riconosciuto- rispose lui.
- Okay, sono pronto. Possiamo andare. Stammi vicino e vedi che non ti succederà nulla, te lo prometto- lo consolai, dopodiché uscimmo diretti alla foresta.

- Lewis!- mi chiamò Will da lontano di fianco a Nico - Sei nella nostra squadra, ascolta le direttive di Malcom e degli altri figli di Atena, ne sanno di strategia militare- mi disse indicando un gruppetto impegnato a discutere su quali tattiche fossero le migliori. - Che arma hai preso dall'armeria?- mi chiese.
Cazzo! Mi ero completamente scordato di procurarmi l'arma. Guardai Thomas e vidi una spada a doppia lama di media lunghezza nel fodero pendergli dal pantalone. Ero così concentrato a calmarlo che mi ero completamente scordato di prendere la spada che avevo provato in allenamento la mattina stessa. Probabilmente Will vide che andai nel panico e mi porse la sua arma.
- Di solito solo i figli di Apollo qui al campo usano l'arco però credo che per te sia sempre meglio di niente, vero?- spiegò cercando di trattenere una risata provocata dalla mia sbadataggine.
- Ma così rimarrai senza armi...- dissi io
- Non sono mai stato capace di usare un arco in modo decente per un figlio di Apollo... non avendolo posso evitare di far fare brutta figura alla mia casa- mi sorrise e mi porse l'arco con la faretra.
- Grazie, Will- lo ringraziai, prima che si allontanasse con Nico per parlare di strategia con i figli di Atena.

Gli strateghi avevano fatto un buon piano. Noi avevamo posizionato la nostra bandiera sopra il pugno di Zeus (un mucchio di rocce banalissime a cui chissà chi ha dato questo nome). I figli di Atena ci spiegarono che, nonostante fosse un punto banale per nascondere la bandiera, era altrettanto efficiente. Gran parte dei figli di Ermes erano stati mandati a saccheggiare le scorte di armi nemiche. Noi novizi, ovvero io e Thomas, eravamo rimasti a protezione della bandiera (in modo da non rischiare di finire in scontri pericolosi) insieme al figlio di Dionisio (Pollux se non sbaglio) e il figlio di Ebe, Paulo.
Gran parte della strategia si basava su diversivi, attacchi a sorpresa e con gran parte della difesa nascosta nella foresta. Il tempo di metterci in posizione che sentii lo sparo che dava inizio alla caccia alla bandiera.

Io restai vicino a Thomas, con il quale facevo una coppia perfetta. Sentimmo entrambi, quasi nello stesso momento, un paio di ragazze sopra un albero e avvertimmo subito Pollux che fece crescere delle viti che le intrappolarono.
- Sorelle Victor, immagino non abbiate seguito i piani della vostra squadra per essere le prime a prendere la bandiera... Quando questa fissazione della vittoria si placherà in voi?- chiese in modo ironico Pollux, alle gemelle figli di Nike, dea della vittoria.
Una volta legate con una corda che le bloccava tornammo ai nostri ruoli.
Mentre nella foresta si sentivano i rumori della battaglia, io e Thomas eravamo appoggiati schiena contro schiena. Sentivo il corpo di lui tremare così lo girai e lo guardai dritto negli occhi.
- Senti Thomas, non avere paura, prendila come un gioco. Nessuno si farà male sul serio qui, Chirone non lo permetterà. Devi stare tranquillo e dare il meglio di te- lo rassicurai.
In quel momento cercai di calmare lui, ma quello che dissi era quello che avrei voluto sentirmi dire io. Avevo paura tanto quanto Thomas, ma mi dovevo far coraggio.
- Hai ragione Lewis- rispose lui e si rigirò smettendo di tremare. Pochi minuti dopo iniziammo a sentire degli scontri dalla parte della roccia protetta da Pollux e Paulo. Nello stesso momento sbucarono due ragazzi figli di Ares di fronte a noi. Uno lo riconobbi come Sherman Yang, il consigliere della casa di Ares.
- Chi abbiamo qui, i due novizi... troppo facile, chissà a cosa avranno pensato quelli della casa di Atena, è stato facilissimo superare senza farsi vedere da quegli arcieri nel bosco- esclamò lui.
A quel punto capì cosa bisognava fare.
- Thomas, te la senti di andare a vedere come stanno Pollux e Paulo?- chiesi.
- Si vado subito- rispose lui con una sicurezza che quasi mi fece dubitare che fosse lo stesso ragazzo spaventato che avevo appena consolato. Quella fu l'unica idea che mi venne per poter cercare di proteggere la bandiera: ci dovevamo dividere. Potevamo anche sconfiggere in due Sherman e il suo sottoposto, ma nel caso in cui Pollux e Paulo fossero stati sconfitti non sarebbe servito a molto poichè altri nemici avrebbero preso la bandiera.
- Si dividono addirittura, il livello dei novizi si è nettamente abbassato...- giudicò l'altro figlio di Ares.
Iniziarono ad avvicinarsi, con i giavellotti puntati verso di me. Io avevo come unica arma l'arco che però non avevo mai usato. Presi una freccia e mirai alla gamba di Sherman. Mancato, cazzo.
- Crede che una freccia possa fermarci- disse l'altro figlio di Ares ridacchiando.
Fece uno scatto velocissimo e mi colpì con il lato del giavellotto, volai parecchi metri lontano con la vecchia ferita sullo stomaco pulsante. Abbassai lo sguardo e vidi del sangue macchiare la maglietta arancione. Probabilmente la ferita si era aperta a causa del colpo, ma non potevo far passare quei due. Sentivo rumori di lotta dall'altra parte del Pugno di Zeus e non potevo permettere che lo sforzo di tutti fosse vano. I due ragazzi avevano iniziato a scalare l'ammasso di roccia. Presi l'arco e mirai, pregando chiunque fosse mio padre di aiutarmi. Dopodichè scoccai la freccia.
Incredibilmente riuscì prendere la mano del sottoposto di Sherman che, perdendo l'appiglio, fece un volo di parecchi metri di altezza e svenne. L'altro figlio di Ares oramai era troppo vicino e non ce l'avrei mai fatta a prendere un'altra freccia, mirarla e sperare in un colpo di fortuna come quello di prima.
Chiusi gli occhi e sperai di riuscirci di nuovo. Urlai con tutto me stesso, un urlo più forte di quello che feci contro la dracena. Quest'ultimo ormai con la mano attorno alla stecca della bandiera si dovette tappare le orecchie, ma fu inutile. Continuai a urlare per parecchi secondi fino a che non lo vidi svenire vicino alla bandiera, ancora intoccata. Oramai esausto, zuppo di sudore, con la gola in fiamme e con del sangue che grondava dal bordo della maglietta zoppicai fino al lato opposto del pugno di Zeus.
Lo spettacolo che mi ritrovai di fronte aveva dell'incredibile, una foresta di viti (uno dei poteri del figlio di Dionisio) rendeva lo spazio impraticabile. Vidi i corpi svenuti di Paulo e Pollux, probabilmente colpiti a sorpresa dagli aggressori che erano rimasti incastrati nelle viti.
Vidi appoggiato al mucchio di sassi Thomas boccheggiante con un taglio profondo sul petto, probabilmente causato dalla spada di uno dei ragazzi della squadra rossa.
- Visto che ho fatto, Lewis?- e allora capì. Non era stato Pollux a creare quella foresta, ma Thomas.
- Devi stare fermo, hai una ferita sul petto e hai consumato tutte le tue energie - appena la toccai, non so come, capì cosa fare. Non potevo aspettare il soccorso di uno dei figli di Apollo o di Chirone in persona. Lo stesi e iniziai a fare pressione sulla ferita per fermare l'emorragia.
Il tutto fu confuso, ma ricordai di sentire le urla di vittoria della nostra squadra e passi diretti verso di noi.
Non so cosa mi prese, ma fu come se qualcuno prese il possesso del mio corpo. Iniziai a cantare una canzone che mia madre mi cantava ogni volta che mi facevo male perchè cadevo da qualche parte. Alcune parole da piccolo non le capivo, ma adesso cantandole mi fu tutto più chiaro. La canzone invocava Apollo in persona e parlava di ferite che si rimarginavano.
I momenti successivi mi furono raccontati da Will in seguito perchè da quel momento in poi non ricordo più nulla.
Will mi disse che quando arrivò vide già molti semidei raggruppati a vedere la scena. Si fece spazio per capire cosa stesse succedendo e quello che vide lo lasciò a bocca aperta. Thomas era steso a terra con un taglio sul petto che si stava rimarginando, questo mentre io, con le mani sul suo petto, cantavo un inno ad Apollo. Ah si, dimenticavo... stavo brillando. Will mi disse che si stava avvicinando per aiutarmi, ma Chirone, davanti a lui lo fermò. Pochi secondi dopo, Thomas si alzò sano come un pesce con un simbolo che gli brillava sulla testa, una coppa di vino, l'emblema di Dionisio. Era stato riconosciuto dal padre.
Io, invece, a quanto pare mi girai verso tutti, con "un sorriso inebetito" (le esatte parole di Will) e svenni. Lui corse verso di me e vedendo la mia maglia insanguinata la strappò pronto a curare l'eventuale emorragia, ma rimase scioccato quando vide che la ferita si era rimarginata del tutto. Notò, inoltre,  come anche sulla mia testa fosse spuntato un simbolo, quello di Apollo.
Quello di mio padre

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