Lies.

423 33 5
                                    

10)Lies

Rischio di perdermi per i corridoi bui un paio di volte. Ritrovata la strada per la mensa, corro verso di essa. Purtroppo, poco prima di arrivarci, sbatto contro Luke, che stava uscendo da un corridoio laterale. Cadiamo a terra entrambi, io sopra di lui. Lo sento respirare pesantemente sulla mia guancia destra.

-Stavo... Dovevo cercarti- sussurro.

-Dobbiamo andare da Michael? Me l'ha già detto Calum-

Questo facilita le cose.

-Nicole? Luke?-

Chiudo gli occhi, sperando non ci sia proprio Ashton dietro di noi, che il mio udito mi abbia tradito: che non sia la sua voce. Mi alzo dal corpo di Luke, che mi imita. Mi volto lentamente. Apro gli occhi uno alla volta. Ashton è proprio davanti a me, a braccia conserte, la mascella contratta.

Sospiro, non devo spiegargli niente, non credo che stiamo ancora insieme. Se stavamo insieme. Sembra tanto una storia di due bambini di dieci anni, non sanno cosa sia l'amore, ma hanno una percezione minima di questo sentimento. Mi sento una bambina.

-Ashton, - è Luke a parlare- dobbiamo andare da Michael, una specie di riunione di emergenza-

-Riunione di emergenza?- ripete il riccio.

-Testuali parole di Calum, ora andiamo-

Lascio che i due ragazzi camminino davanti a me, verso la stanza di mio fratello.

Trascino i piedi e cammino a testa bassa. Dopo un po' mi metto a fissare le spalle di Ashton, i ricci che gli ricadono gli uni sugli altri, il modo in cui muove la bocca quando parla con Luke, le fossette che gli si formano ai lati delle guance, il suo modo di camminare,  la maglietta che gli fascia perfettamente il busto... So che mi manca, ma non voglio fargli credere che sia stato perdonato. Non ancora.

***

-Josh, quando vuoi-

Il ragazzo si alza dalla scrivania in mogano e si avvicina alla finestra. Guarda fuori, il suo sguardo si perde nella nebbia che offusca la visuale.

-Oggi, finalmente,- sposta gli occhi nella stanza, esaminando ognuno di noi. Deglutisco quando i suoi occhi si fermano su di me. -ce ne andremo, uccideremo Andrew, torneremo alla nostra vecchia e meravigiosa vita. Quella che passavamo felici fuori da questo fottuto posto- sospira. -Siete pronti?-

Nessuno si tira indietro, questo sarà un giorno che tutti vorranno ricordare nei minimi dettagli. Devo trovare il modo per dire ad Ashton che lo amo ancora, che lo amo tantissimo, che lo amerò sempre, che, anche dopo quell'episodio, lo amo alla follia. E forse, è a quest'ultima che mi sto avvicinando.

***

Le guardie che controllano la porta dello studio di Andrew stanno parlottando e noi le fissiamo da circa dieci minuti, aspettando il momento adatto per ucciderle, entrare e mettere fine alla vita di Andrew.

Tremo, attaccata al muro freddo del corridoio. Sento una mano raggiungere la mia, stringerla dolcemente e accarezzarla. So benissimo che si meriterebbe uno schiaffo, potente aggiungerei, ma non me la sento. Tutti pensano che sia il cuore a commettere queste stupidaggini, ma infondo è il cervello che ti dice "Non farlo, lo ami ancora!" perché il cuore non pensa, è solamente una rotella che lavora in un enorme circuito di un orologio. La parte principale, quella visibile a tutti, sono le azioni che facciamo seguendo il cervello.

Perché mi metto a parlare di orologi?

Un brivido mi attraversa la schiena, mi accordo che è provocato da Ashton, che sta ancora stringendo la mia mano.

Respiro profondamente.

-Non avere paura- Non ho paura. Sono solo agitata, forse impaziente di uscire e tornare a casa. La paura è un altro sentimento. Io voglio Andrew morto e voglio stare con te, per sempre.

-Sto bene. Com'è che adesso ti preoccupi? Io non volevo più parlarti- bugie.

-Lo stai facendo- ridacchia.

-Ti odio- rispondo amaramente. Enorme bugia.

-Anch'io ti odio. Talmente tanto che ti amo- Non vorrei litigare qui, non adesso.

-Sì, ho notato che mi amavi quando sbattevi al muro quella troia-

Toglie la mano dalla mia. Un senso di vuoto mi riempie lo stomaco. Perché l'ho detto? Per fortuna volevo fare pace e dirgli che lo amavo. Sono un'idiota.

-Credevo che avessimo chiarito-

-Quando? Quando tu stavi zitto o quando non ti parlavo?- ho alzato troppo la voce.

-Cristo, farete la guerra quando saremo fuori. Qui c'è gente che lotta per la pace- Michael è diventato un post elettorale.

Premo le labbra fra loro.

-Scusa, Ash- sussurro.

Lui deglutisce -Mi dispiace, Nicole-

Due spari.

Così veloci che non ho neanche il tempo di spaventarmi. Le guardie sono a stese terra, morte. Sono quasi triste che le abbiamo uccise, ma poi penso che loro sapessero il piano di Andrew nei minimi particolari, e la compassione scivola via come sporco lavato dall'acqua.

Passo accanto ai cadaveri con una smorfia mista tra il disgusto e il dispiacere.

Alcuni ragazzi che non conosco ma che so fanno parte degli amici più fidati di Josh, aprono la pesante porta ed entrano, le armi strette in pugno.

Eccolo, il primo ed ultimo passo per la libertà.

I SEE FIRE

Amo ufficialmente questa canzone. Okay, non ve ne frega una minchia.

Non so neanche perché ho scritto questo spazio autrice, vi ho già detto tutto nello scorso capitolo.

Oh sì, penso che manchino al massimo due capitoli alla fine...

Anyway GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE per i voti e i commenti aw♡

Beh, con questa notizia felice, a presto.

Love ya all xx

-Giada

Destiny||Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora