1. Tell me this is just a dream

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Fin dalla prima notte passata senza papà a casa il mio sonno e la mia solitudine erano distratte da un qualcosa... Non ho mai veramente capito cosa fosse e tutt'ora non lo capisco.
La prima notte quando andai nella mia camera e mi buttai sotto le gelide coperte che allora più che mai sembravano non poter riscaldare il mio cuore, sentì una strana aria gelida intorno a me.
Il mio lumino da notte smise più volte di fare luce e mi sentii come accarezzata dal freddo.
Questi strani fenomeni piano piano si manifestarono anche durante il giorno mentre mi trovavo da sola, e nel tempo mi convinsi che quello era mio padre, in qualche modo era lui.
Tutto ciò succede ancora, però quando succede non sono comunque tranquilla. C'è un qualcosa di spaventoso in quest'aria.
A volte sento che mi avvolge e mi protegge mentre altre volte la sento che mi sfida, che gioca con le mie emozioni. È malvagia.
Convivo con questa situazione ormai da dieci anni, fa parte della mia routine.

La mia sveglia iniziò con la sua canzoncina fastidiosa a interrompere il mio riposo, altra giornata di scuola.
Mi preparai in fretta e furia perché come al solito ero in ritardo.
Ero spesso a casa da sola perché mia madre lavorava per una società che era molto importante anche all'estero, così si trovava spesso in hotel di lusso per qualche notte. Con me c'era la nonna per fortuna, ma veniva solamente dalle 9 di mattina fino alle 22.00 di sera per farmi compagnia, quindi il dominio della casa era mio e perdevo sempre tantissimo tempo a sistemare i miei disastri alla mattina e finivo sempre con il fare tardi per la scuola.
Come è mio solito fare andai nel bar vicino la scuola a fare colazione e intanto ripassai per la prima ora.

A studiare ero abbastanza brava, insomma mi impegnavo e avevo risultati soddisfacenti. Mi perdevo spesso nei miei pensieri durante le ore però riuscivo comunque a mantenere il passo con tutti gli altri.
La mia migliore amica si chiama Alessia e lo è sempre stata, fin dall'asilo... E si, lei era con me nel periodo della morte di mio padre. Eravamo in classi separate però tornavamo a casa insieme e alla mattina facevamo colazione insieme. Siamo due cose opposte, lei non se ne frega della scuola, si veste da maschiaccio, ha piercing e due tatuaggi, mentre io mi sono sempre vestita molto seriamente, ho solo i due buchi all'orecchio e non ho la mia mia intenzione di farmi pungere per dell'inchiostro sulla pelle. Però non saprei come sarei adesso senza Alessia
Lei, mia madre e mia nonna erano tutto per me.

Le ore di lezione passarono velocemente e così mi diressi verso casa con alessia come ogni giorno.
"Ale ma non senti freddo più degli altri giorni oggi?" La guardai mentre fumava una sigaretta mentre camminavamo sulla via del ritorno.
Mi sorrise "Zoe è il freddo di tutti i giorni, devo forse ricordarti che siamo a febbraio?"
Sentendo 'febbraio' mi si gelò il sangue. Sapevo bene che oggi era il 3 febbraio e che come ogni tre febbraio durante la notte quell'aria gelida si sarebbe fatta sentire di più in ricorrenza del l'anniversario di morte di papà. Ecco cosa era quel freddo più freddo degli altri giorni.
"Ehi, Zoe chiama terra, Zoe chiama terra" fece alessia per risvegliarmi dai miei pensieri.
Sforzai un sorriso e continuai a camminare.

Chiamai la mamma che si trovava in Germania per una convention. Mi parlò dei posto che aveva visto e la bellezza della sua camera d'albergo. Finita la telefonata mi diressi a tavola e mangiai il delizioso pranzo che la nonna mi aveva preparato.
Avevo parecchia paura di quello che sarebbe potuto accadere durante la notte.. Il 3 febbraio di ogni anno quel gelo si mostrava ancora di più, e non era mai la parte rassicurante che incombeva ma bensì quella terrificante.
"Nonna, stanotte puoi rimanere qui? Non me la sento davvero di restare sola" le chiesi.
La nonna incurvò le sue labbra e mi fece cenno di si con la testa, e il mio cuore fu un po' più sollevato.
Almeno con mia nonna in casa non mi sarei sentita del tutto sola.
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Mi misi sotto le coperte e iniziai a guardare il soffitto buio di camera mia,non credevo che sarebbe stata una notte tranquilla per me. Le ore scorrevano mentre io continuavo a fissare il nulla aspettando un qualcosa. E qualcosa successe.
Il mio lumino da notte prese a fare i suoi scherzi, la gelida aria sfiorò le mie guance e io rabbrividì.. Come se non bastasse cominciarono a sentirsi tuoni in lontananza e i lampi cominciarono ad illuminare ora si ora no la mia camera.
La paura aumentò in me, sentivo dei sibili e freddo, tanto freddo. Un lampo spaziò nella mia camera e per un momento la figura di un ala senza piume fu proiettata sul muro. Il mio respiro si fece pesante, sentivo che il cuore mi sarebbe uscito dal petto e le lacrime minacciavano di scendere, non ero pronta ad aver paura, non di nuovo. Era tutto così confusionario, non riuscivo a capire ciò che stava avvenendo,fino a quando un tepore tiepido mi avvolse e mi cullò.. Mi addormentai..

Sognavo, un sogno però senza figure.. Un sogno fatto di nero. Come se la mia vista fosse coperta. Niente,non vedevo nulla.
Il mio udito però funzionava, sentivo passi avvicinarsi, e non avevo la minima idea di chi fosse.
Senti una presenza vicino al mio orecchio.. Era la gelida"shhhh"
Restai immobile al sentir questo. Lo sentivo al collo, era lì accanto a me ma non avevo il coraggio di guardare. Ero come paralizzata. Dopo poco una luce mise la mia prospettiva in penombra. Vedevo qualcuno, ma non riuscivo a vedere nessun carattere personale. Mi avvicinai con timore. Mentre camminavo Ecco un lampo che rese visibile la figura per qualche secondo.. Era un uomo, o forse erano due... O forse non era di natura umana,Erano due metà di viso.. Una che combaciava all'altra. Una delle due metà aveva un sorriso malefico stampato. Un'aria cattiva che sembrava prendersi gioco di me. L'altra metà, per quanto riuscissi a vederla era serena.
Un altro lampo, vidi una cicatrice sulla guancia, sulla guancia di quella metà che si stava divertendo parecchio nel vedermi terrorizzata e spersa.
Luce di nuovo,e vidi i suoi capelli castani scendergli sulla fronte.
Vidi un sorriso malvagio....dell'altra metà non riuscì più a vedere nulla era coperta da un buio che non vedeva luce...

La sveglia. Dio se l'amai quella mattina.
Avevo il fiato corto, come se avessi corso una maratona e tanta tanta paura.
In qualche minuto mi ripresi e mi tranquillizzai rendendomi conto che era solo un sogno.
Mi preparai come ogni mattina e uscì di casa.
Alessia mi aspettava dall'altro lato della strada per andare insieme al bar cosa che facemmo.

Stavamo mangiando la nostra pasta con il cappuccino quando alessia iniziò a parlare:" Zoe so che oggi non è il miglio giorno dell'anno per te, volevo dirti che non me ne andrò e che ti starò accanto. Oggi è l'anniversario di morte di tuo padre e se vuoi ci vengo io al cimitero con te visto che tua madre è in Germania"
L'abbracciai commossa. Questo mi fece capire che lei non mi avrebbe lasciata mai da sola. Fu uno di quegli abbracci veri, che sono convinta che sorprese anche Alessia, che le riscaldò il cuore.
Qualcosa attirò la mia attenzione nel bel mezzo del l'abbraccio. Una figura di spalle imponente, vestita in modo cupo. Non che fosse una cosa così strana, però catturò il mio interesse.
Quando si girò si scatenò qualcosa in me... Io quel viso lo avevo già visto, non so dove e quando, però suscitò la mia ansia, la mia paura.
Passò vicino al tavolino ,mi sorrise e fece l'occhiolino.
Quel sorriso terrificante...
Le palpitazioni del mio cuore accelerarono quando misi a fuoco la situazione: lui era la mezza faccia del mio sogno.

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