2. THE STRENGHT OF PANIC

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Mi scostai velocemente dal l'abbraccio con la mia migliore amica, sentivo di star per morire.
Non poteva essere possibile. "No, era solo un sogno quello di stanotte. Me lo sono solo immaginata." Continuavo a ripetermi.
La mia immaginazione doveva essere davvero troppo fervida per poter vedere ciò che ero convinta di aver visto.
"ZOE! Oh cazzo riprenditi,reagisci, cosa c'è?" Si agitò davanti a me.
Scossi la testa per tornare alla realtà e risposi confusa alla mia amica:"no... No tranquilla non è niente. Vedo cose che non sono possibili ahah" cercai di sorridere.
Il viso di alessia non parse per niente convinto "su dimmi cos'hai.. Ho sbagliato forse io a parlarti di tuo padre? Giuro non avevo intenzione di farti star male"
La vidi preoccupata per la prima volta nella mia vita. Non potevo mentire a lei, non potevo proprio... Ma se gli avessi raccontato tutto non mi avrebbe capito e mi avrebbe sicuramente preso come una psicopatica. Preferivo tenere questa cosa per me, almeno per il momento.
Cercai di spostare il discorso e allora mi alzai di scatto con l'intenzione di andare a scuola, così, andammo a pagare e uscimmo dal bar per dirigerci in classe.

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Fu uno di quei giorni in cui non ascoltai nemmeno una parola di quello che i professori ci avevano detto. La mia mente era altrove, totalmente.
Quello non era ciò che pensavo, non era quell'essere del mio sogno, era una cosa troppo improbabile. Però perché quell'occhiolino?
È tutto frutto della mia immaginazione, sicuro. Sto diventando matta. Si. È così.
A interrompere i miei pensieri contorti fu la campanella di fine giornata.
Uscì dalla classe lentamente e dissi ad alessia di andare senza di me, ero praticamente sconvolta.
Uscendo da scuola vidi una jeep nera davanti al cancello. Una macchina che secondo me valeva un sacco di soldi. Era perfettamente lucida e pulita. Una gran bella macchina. Sentì lo sblocco delle portiere mentre camminavo fuori dal cancello del cortile, così mi girai per vedere a chi apparteneva quel lusso... Non poteva essere sua. Non poteva appartenere a quel ragazzo che credevo fosse la strana creatura dei miei sogni.
Appena vidi un accenno del suo viso mi rigirai e continuai a camminare sempre più forte. L'ansia prese il possesso di me e se per qualche grazia dei santi in paradiso sarei riuscita a tornare a casa senza svenire credo che avrei baciato per terra.
Sentì la macchina partire dietro di me, finsi indifferenza, ma quando passò di fianco a me guardai all'interno dell'auto e per un nano secondo vidi quel sorriso. Rabbrividì.
Cominciai a correre verso casa nel panico più totale.
Non riuscivo a pensare, avevo il cuore in gola e paura.

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Arrivata davanti a casa mia cercai il mio mazzo di chiavi e intanto guardai la strada per paura di essere seguita, vidi nella casa di fronte la mia vicina che era intenta a dare indicazioni al giardiniere su come tagliare le siepi. Ero intenta a controllare anche loro, Ahh se non lo avessi mai fatto quanto me ne sarei stata grata. Il giardiniere si girò verso di me e mi sorrise... Era lui, ancora.
Mi perseguitava questo mi sembrò ovvio. Ma perché? Cosa voleva da me?
Aprì la porta con foga e mi chiusi dentro con tutti i catenacci e le chiavate di porta possibili.
Cosa stava succedendo? Perché era ovunque? E perchè sorrideva in quel modo?
Mi ci vollero ore prima di tranquillizzarmi. La nonna era preoccupatissima, glielo si leggeva in viso, non avevo toccato neanche un po' del pranzo e forse era più preoccupata per quello che per il resto.
Non poteva essere ovunque. Per esempio, come aveva fatto ad essere su quella macchina nera e in 5 minuti un giardiniere? E soprattutto perché aveva la stessa faccia di quell'essere nel mio sogno?
Mi frullavano milioni di domande in testa e a nessuna riuscivo a dare delle riposte sensate, ma la situazione di per se non aveva alcun senso.
Non potevo continuare a tenere tutto per me, dovevo raccontarlo a qualcuno. E quel qualcuno doveva essere per forza Alessia.
La chiamai ancora con il fiatone...
"Ale Ale devo raccontarti di una cosa.. Sto impazzendo"
"Prima cosa respira che stai parlando in apnea"
Respirai"ok, beh allora sai nel corso di questa giornata sono stata perseguitata da un ragazzo"
"Uhhh è Figo? Com'è? Attrae? Ti piaceeee?"
"Alessia zitta. Stamattina al bar mi ha sorriso e mi ha fatto l'occhiolino, e no. Non è una cosa bella. Poi uscendo da scuola l'ho incontrato e cinque minuti dopo faceva il giardiniere davanti casa mia. La cosa strana é che stanotte io l'ho sognato. Ceh capisci? Prima che lo vedessi. Lui è il mostro che c'era nel mio incubo stanotte"
Non rispose per qualche secondo, ma poi parlò:"Zoe ma tu sei completamente pazza!"
"No no. Ale mi devi credere stavolta.." Gli raccontai tutto il sogno e le varie cose che mi erano successe, gli raccontai anche dello strano senso di protezione che sentivo nei momenti di solitudine e del fatto che fossi convinta fosse mio padre a farmi sentire così..
Finalmente la mia migliore amica capì, comprese la mia situazione e ora più che mai mi sentivo più tranquilla. Le avevo raccontato qualunque cosa anche le sfumature più chiare.
"Zoe. Io adesso vivrò tutto questo con te ok? Non ti lascerò ad affrontare tutto da sola. Un momento... Credi che centri qualcosa con lo strano senso di protezione misto paura che provi fin da piccola? Credi sia questa strana creatura?"
Ci riflettei per qualche minuto mentre la voce della mia amica dall'altro lato del telefono mi chiamava.
"C'entra qualcosa di sicuro Ale. Ma solo dal lato spaventoso, non da quello protettivo. Si, ne sono sicura."

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