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D̷orıαn, S̷teve, E̷mılч

𐐪𐑂

Dᴏʀɪᴀɴ

Scarlett Hunt è una delle donne più belle e forti  che io abbia mai conosciuto. Anche il suo dolore la rende così affascinante, ma immensamente piccola e minuta ai miei occhi. Mi piacerebbe coccolarla, farla sentire meglio, e se magari avessi il potere di farlo, le eliminerei tutto questo dolore, un dolore che mai una donna da sola dovrebbe provare.

Sono coricato in una camera accanto alla sua mentre penso a lei. Come pigiama mi ha dato una tuta di Steve e onestamente non mi sento tanto a mio agio con questi vestiti. E lei non era tanto convinta a darmeli. Cerco di capirla, perché non è facile, assolutamente. Avevo insistito a rimanere con i vestiti di quella giornata, ma non ha voluto. Guardo il telefono e l'orario mi dà che sono le due e quarantacinque del mattino. Sospiro e mi giro su un fianco, chiudendo gli occhi e cercando di dormire. Ma mi alzo di corsa e raggiungo in fretta la stanza di Scarlett dopo averla sentita urlare in modo straziante. Entro chiamandola e mi avvicino con il cuore in gola a lei. "Scarlett!"
La vedo agitarsi tra le lenzuola, così la richiamo.
"Scarlett." La scuoto un po', ma nulla da fare.
"No!" urla, sembra in preda al panico. Lacrime copiose scendono dai suoi occhi ed io sinceramente non so che fare. Continuo a chiamarla, ma non riesco a farla calmare anzi si dimena ancora di più.
"No... no!" Grida, ancora una volta, ma non ha intenzione di svegliarsi. La vedo stringere i pugni tra le lenzuola mentre si agitata ancora e ancora.
Non so che fare... vorrei starle accanto, ma se si sveglia e mi nota, cosa succederà nella sua testolina? Si sentirà in colpa come ha fatto fino adesso con me.
Si dimena ancora e non ci penso due volte: mi corico accanto a lei. Le circondo il fianco col mio braccio, cercando in qualche modo di calmarla.
"Shh" le sussurro all'orecchio. "Shh..." ripeto e riesco nel mio intento, riesco a farla calmare.
Sapendola tranquilla, mi addormento anche io.

Mi sveglio perché sento caldo e ho un braccio indolenzito, pieno di formicolii. Cerco di spostarmi e alzarmi in modo silenzioso, e mi avvio prima nella camera dove in teoria avrei dovuto dormire, per vedere l'ora, e poi vado in cucina. Sono quasi le sette e cerco di preparare la colazione, ma non c'è davvero nulla nel suo frigo, solamente un succo d'arancia, acqua, delle birre e della pasta fredda.
Da quanto tempo è qui questa pasta?

Prendo il succo e chiudo il frigo, poi mi ricordo di aver visto, ieri sera, alcuni toast e la nutella e li prendo. Prendo anche un piatto e inizio a spalmare la nutella sopra i toast, poi prendo due bicchieri e verso il succo. Dopo aver finito, prendo il telefono e chiamo il mio autista.
"Ei George, puoi farmi un favore?" Ritorno nella camera che mi aveva dato inizialmente Scarlett, chiudo la porta per non svegliarla e lo metto in viva voce. "Dimmi tutto, devo venirti a prendere? Perché ho notato che non hai dormito a casa." Mi fa presente.
"Si non ho dormito a casa stanotte e non ti ho chiamato per questo. Ho bisogno di un favore." Mi tolgo subito la tuta e mi rimetto i vestiti di ieri. "Ti ascolto."
"Devi portare la mia macchina all'indirizzo che adesso ti scrivo, e devi informare l'autista di Scarlett che non c'è bisogno che passa oggi." Mi abbottono la camicia e mi arrotolo le maniche. "Che intenzioni hai?"

*

"Buongiorno." La sua voce rauca e assonnata mi fa risvegliare dai miei pensieri. Pensieri che erano rivolti tutti su di lei. Seduto, in cucina, la osservo.
"Buongiorno Scarlett." Le sorrido, è bella anche da appena sveglia.
"Ti ho preparato la colazione o almeno quello che c'era."
Gliela indico e lei la guarda in silenzio, senza più proferire parola. Immagino cosa starà pensando... Poi, si siede.
Finisce subito ciò che le ho preparato e mi guarda con imbarazzo.
"Grazie."
"Di nulla." Le sorrido ancora.
"Da quanto tempo sei sveglio?" Si sistema meglio sulla sedia.
"Da quasi le sette." Mi avvicino. "Ma sono le-" guarda l'ora "oh cazzo ma sono le otto e mezza!"
Si alza, poi mi guarda e si tappa la bocca. Rido per la sua espressione da panico misto a imbarazzo per aver detto una parolaccia e si dirige velocemente nella sua camera.
La seguo con l'intento di fermarla. "Scarlett calma, ho informato io della nostra assenza a lavoro." Vedo che finalmente si ferma e si gira confusa.
"Perché, per quale motivo?" Domanda mettendo le mani sui fianchi.
"Perché oggi verrai con me, quindi vestiti senza lamentarti e andiamo." Lei rimane in silenzio, chissà cosa sta pensando, perché lo vedo nei suoi occhi il contrasto, l'indecisione... poi però annuisce e si chiude in bagno.

Hold me while you waitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora