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C̷onsαpevolezzα

𐐪𐑂

Che cos'è il vuoto?
È un'assoluta mancanza di qualsiasi materia, dove ogni cosa è immobile. Il vuoto è infinito e la sua esistenza è provata dal movimento, dalla penerabilità dei corpi, dalla loro diversità di peso a parità di volume.
Ma oltre il vuoto anche l'oscurità, l'oblio, la tristezza, la malinconia, la depressione, la tetraggine, l'infelicità, il silenzio...
Da un anno a questa parte questi aggettivi fanno parte di me.
Dopo la morte di Steve non ero più la stessa. Non mi riconoscevo più. Non sorridevo più, avevo un perenne senso di vuoto al cuore, ogni sera mi sentivo più sola che mai e ogni notte avevo paura di chiudere gli occhi, perché sapevo che sarebbero ritornati quegli stramaledetti incubi.
La sera mi ritrovavo ad urlare nel sonno e mi risvegliavo sempre sudata, in lacrime, senza voce e stanca. Nei primi giorni sembrava tutto facile, non avevo nemmeno pianto alla sua morte. Nemmeno quando avevo ricevuto una sua lettera, una settimana dopo il suo funerale, dove affermava che da quel momento in poi ero io la proprietaria della sua casa editrice, che tutti i suoi averi erano intestati a me, anche la nostra casa ormai era tutta mia. Solo questo aveva contribuito a farmi andare avanti con la mia vita, a farmi riprendere quel poco che bastava per riuscire a muovermi, a respirare, a vivere. Ma sapevo che sarebbe bastato però per un po', sapevo che mi aspettava una lunga sofferenza, perché più passavano i giorni più mi mancava.
Nei primi mesi dopo la sua morte ero andata a dormire da mia mamma per il semplice fatto che non riuscivo a stare nella sua casa senza di lui. Ma la prima sera era stata traumatica. Era stato li, il mio primo incubo, le mie prime urla, il mio dimenarmi forsennatamente... E ricordo ancora la faccia preoccupata e terrorizzata di mia madre, in lacrime anche lei mentre mi cullava tra le sue braccia e mi sussurrava che era solo un incubo, che l'indomani non si sarebbe più presentato.
Ma mentiva, perché l'indomani era ritornato e così anche nei giorni a seguire. Mi aveva anche portato da uno psicologo, ma fu tutto inutile: era tutto nella mia testa, doveva partire da me aveva detto, dovevo lasciarmelo alle spalle e cercare di andare avanti.
Ed io quel giorno risi come una pazza, come potevo dimenticare l'amore della mia vita?

Oggi nella sua casa editrice, avveniva un evento importantissimo. Era stato programmato addirittura da Steve quando ancora era in vita: voleva unire le due case editrici più grandi di New York, la Penguin Books -la nostra- e la Random House con lo scopo di controllare un quarto del mercato editoriale americano e britannico.
Ed ero in ansia.
Ansia perché non sapevo come comportarmi o addirittura ansia di poter sbagliare qualcosa e non riuscire a realizzare il suo sogno. Ma dovevo riuscirci, perché se fosse andato tutto male non me lo sarei mai perdonata.
"Scarlett!" Mi giro verso la mia assistente.
"Clary non dirmi che c'è qualcosa che non va." La sua faccia invece diceva tutto.
"Stanno ritardando a portare il buffet, i fiori all'entrata sono sbagliati e ancora devono arrivare tutti gli strumenti per presentare la serata." Faccio un respiro profondo, lei sapeva che quando una cosa non andava bene mi arrabbiavo tantissimo e oggi in particolare ero una iena.
Mi siedo con un tonfo e mi metto una mano in fronte.
"Clary, cerca di rimediare per favore. È possibile che anche oggi deve andare tutto una merda?!" Urlo la domanda in modo tale che mi sentano tutti. Clary annuisce e fa per andarsene quando la richiamo. "Pensaci tu ai fiori e al buffet, per gli strumenti ci penso io." Annuisce di nuovo e clicca qualcosa sul suo tablet.
"Ah Clary." La richiamo.
"Portami un caffè amaro, per favore." Prendo il telefono e compongo il numero di Charlie, pronta a fargli la cazziata.

Dopo una giornata infernale passata a rimediare agli errori degli altri per avere una serata impeccabile e perfetta, mi butto sotto il getto dell'acqua per una doccia veloce e mi inizio a preparare per questa serata.
Indosso un vestito lungo fino ai piedi blu notte, brillantinato, con uno scollo a cuore e una spacca profonda in una gamba. So che questo vestito è un po' troppo, so che io non avrei mai scelto un abito del genere, ma questo è un altro di quei regali che Steve aveva preparato per me.
E guardandomi allo specchio, per un attimo lo immagino accanto a me che mi sorride felice della scelta fatta. Lo immagino posare le sue grandi mani attorno ai miei fianchi e avvicinare le sue labbra al mio orecchio per sussurrare sei bellissima. Brividi si riversano in tutto il mio corpo. Perdo un battito e apro gli occhi di fretta. Mi sporgo in avanti aggrappandomi allo specchio con l'intento di sorreggermi. L'immaginazione era così intensa che per un momento ho pensato che fosse veramente lì. Sussulto non appena sento il citofono, segno che l'autista è arrivato e che devo sbrigarmi. Sospiro.
Rivolgo un ultimo sguardo allo specchio. Mi schiarisco la gola e inghiotto quel prepotente nodo alla gola.
"Forza Scarlett, puoi farcela. Per Steve." Sussurro a me stessa. Poi mi stampo un finto sorriso sulle labbra e chiudo la porta di casa.

Hold me while you waitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora