Capitolo I

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Una TV che ti fa ritornare
indietro nel tempo

Ho il vizio di preoccuparmi per persone che sentono il contrario rispetto a quello che provo io

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Ho il vizio di preoccuparmi per persone che sentono il contrario rispetto a quello che provo io. Ogni volta mi faccio in quattro per renderle felici, alla fine però accade che, quel sentimento, che dovrebbe arrivare anche a me (in maniera diretta e non), mi sorpassa e va a finire sulla persona sbagliata.

Il solo sentire la sua voce che trema, disperata, in una chiamata notturna, mi toglie il respiro e mi frantuma il cuore.

È per questo che adesso sto correndo, mentre le ciabatte di plastica sbattono rumorose sull'asfalto e, nel clima freddo di una Seul sopravvissuta ad un ennesimo Natale e al Capodanno, la mia felpa e il mio giubbotto non mi proteggono per niente.

Le persone che supero mi guardano curiose e in ogni strada, che diventa sempre più affollata di giovani, il mio cuore palpita mentre sento la sua voce farsi sempre più debole.

"Dove sei?" Chiedo fermandomi davanti ad una delle vie più famose della Seul notturna. Davanti a me c'è il locale che lui ha pronunciato con le ultime forze che aveva.

La fila di persone davanti ad esso è così lunga che è impossibile per me entrate.

Mi giro esasperata, il respiro che si confonde nell'aria glaciale e...

"Younha..." Due braccia forti mi racchiudono nel loro abbraccio, un viso che conosco troppo bene si intrufola tra i miei capelli mossi e l'aria che esce dalla sua bocca fa tremare la mia figura, che rispetto alla sua sembra essere quella di un nano.

Sento le sue mani stringermi mentre le mie restano ferme nel vuoto, fredde e bisognose di più cura. Guardo il mondo davanti a me e il mio cuore sobbalza ad ogni sua stretta.

Tutto questo non fa altro che uccidermi, penso mentre una morsa allo stomaco mi fa mugugnare.

So che lui non se ne accorge, soprattutto perché sta piangendo come un bambino.

"Ci siamo lasciati." Mormora stringendomi ancora di più.

Quante volte è successo? Dieci volte, e con questa undici. Tutte le dieci volte, in un modo o nell'altro, sono ritornati insieme mentre io la finivo per ubriacarmi e pesare su vite altrui, simili alla mia.

Il perché io continui imperterrita a soffrire?

Perché lui non è solo la mia vera e unica cotta, se così si può definire, ma è anche il mio migliore amico da quando avevo tredici anni e ho promesso di non abbandonarlo per nessuna ragione al mondo.

Gli do una pacca sulla schiena, ampia e invidiabile da qualsiasi essere umano, sospiro e poi premo un po' per scostarmi da lui.

Lo guardo in viso e noto che stasera si era pure messo il fondotinta per uscire e adesso... Credo che la mia felpa bianca si sia macchiata.

Qualcuno per cui morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora