Capitolo VII

19 2 5
                                    

Dolce notte

Ha i capelli ancora più scompigliati di prima, il viso marmoreo e lo sguardo di chi non passerà una bella nottata, a meno che

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Ha i capelli ancora più scompigliati di prima, il viso marmoreo e lo sguardo di chi non passerà una bella nottata, a meno che ...

"Sunbae!" Agito la mano e un gran sorriso fa muovere quelle che sono le mie guance ormai congelate dal freddo, preso in quest'ultima mezz'ora.

Cammino velocemente verso di lui mentre quest'ultimo sembra essere paralizzato e mi fissa con un'espressione sorpresa sul volto. "Come ..."

Appena arrivo davanti a lui, noto che ha in mano una sigaretta completamente nera. Alzo le sopracciglia e lo guardo bene, per poi chiedergli: "Fumi?"

"Eh?!" Chiede lui.

"Hai una sigaretta in mano. Fumi?" Chiedo ancora.

Lui abbassa lo sguardo e fissa l'oggetto che è nella sua mano grande e olivastra. "Lo ... lo faccio solo oggi." Risponde imbarazzato e in maniera un po' cupa.

"Mh ..." Lo osservo un altro po'. "Allora, prima di farlo, andiamo a mangiare qualcosa?" Chiedo. "Sono in debito per il cibo che mi hai dato neanche una settimana fa."

Anche se non ha ancora risposto, inizio a camminare verso il ristorante giapponese all'aperto che fa la zuppa di miso più che conosca. Solo poco dopo mi rendo conto che lui non mi sta seguendo. Mi giro e lo fisso divertita. "Sei una statua?"

Dato che non si muove neanche di un millimetro, torno indietro e senza pensarci troppo, lo afferro per la mano.
La sua, in confronto alla mia, è calda e accogliente. Il contatto con la sua pelle mi provoca un'euforia che non ho mai provato in tutti i miei ventitré anni di vita e proprio per questo devo impegnarmi per non fare dei versi da adolescente fuoricontrollo.
Mi giro e gli sorrido divertita notando che non sembra per niente felice riguardo quello che sto facendo.

Sto per spingerlo a camminare insieme a me, ma la sua forza mi blocca. "Perché sei qui?" Chiede serio.
Resro in silenzio qualche minuto, non sapendo se dirgli la verità o meno.
"Ho pensato che non sarebbe stato male aspettarti." Ammetto continuando a stringere la sua mano.
I suoi occhi color pece brillano di una luce strana ed è così che incomincio a preoccuparmi.

Forse ho esagerato, forse non dovevo disturbarlo in un giorno del genere, forse ...

"È perché prima mi hai visto in quelle condizioni?" Chiede con voce roca. La sua pelle olivastra si fa più rosata sotto le luci intense dei lampioni e dei locali.

Annuisco. "E anche perché devo ripagarti per quello che hai fatto per me." Dico sincera.

"Ti faccio pena?" Chiede ancora.

Lo fisso per qualche secondo in silenzio, poi corrugo la fronte. "Perché questa domanda?" Chiedo io con tono arrabbiato. "Voglio renderti felice, almeno un po'. E lo voglio fare anche per me." Il suo sguardo mi perfora l'anima e devo concentrarmi per non scappare via. "Andiamo a mangiare? Ho aspettato per mezz'ora qui fuori al freddo e al gelo e ora ho fame." Dico non sapendo più come convincerlo.

Qualcuno per cui morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora